Il ronzio si avvicina, il panico cresce. È un drone? Uno stormo di droni? Cosa trasportano? Esplosivi, armi chimiche, o sono solo esche per distrarre le truppe? Benvenuti nella nuova era della guerra, dove il nemico può colpire dal cielo in qualsiasi momento, con armi economiche ma micidiali. I droni kamikaze, nient’altro che droni commerciali hackerati e armati da gruppi militari o terroristi, stanno cambiando le regole del gioco e mettendo in crisi anche eserciti estesi come quello russo o americano. Proprio quest’ultimo ha appena dato vita alla prima “università anti-drone” per addestrare le truppe a questa nuova, insidiosa minaccia.
Da Predator a DJI: l’evoluzione dei droni kamikaze in guerra
Qualcosa che i civili potrebbero non cogliere è quanto i droni economici stiano cambiando radicalmente il volto della guerra. Intendo dire i civili che non leggono le dichiarazioni di gente come Edward Snowden. Anni fa gli USA dominavano questo spazio con i Predator da 40 milioni di dollari. Ora chiunque può prendere un drone DJI per un paio di centinaia di euro e assemblare alcuni attacchi esplosivi fai-da-te. Considerate il costo praticamente trascurabile del drone e degli esplosivi rispetto ai costi dei veicoli, delle vite dei soldati, dei costi di addestramento dei soldati e dell’equipaggiamento che trasportano.
Droni kamikaze: un incubo per le truppe a terra
Un altro fattore di massima importanza: i droni possono trasmettere filmati ai loro piloti, e dunque fornire esperienze di apprendimento a ogni attacco, in un modo che l’artiglieria non potrà mai fornire. Avete visto filmati reali di un drone kamikaze pilotato contro un trasporto truppe? Un solo drone è già abbastanza difficile da affrontare. Cosa deve fare un plotone, se incontra uno sciame di droni sul campo?
Questi droni killer vengono utilizzati con effetti devastanti, in modo incredibilmente efficace su truppe e veicoli ignari.
Fa già danni un solo drone. Pensate a uno sciame.
Ad oggi, non esiste un sistema di difesa completo contro gli attacchi dei droni kamikaze. Questo lascia vulnerabili le forze militari un tempo dominanti. Nel tentativo di contrastare la minaccia, l’esercito statunitense ha aperto la Joint C-SUAS (Counter-Small Unmanned Aerial Systems) University, dove mira ad addestrare 1.000 soldati all’anno in una varietà delle più recenti contromisure anti-drone.
L’Università anti-drone
Il Wall Street Journal ha potuto visitare la struttura e osservare parte dell’addestramento. È un po’ scoraggiante vedere quanto sembrino inefficaci le contromisure (rivelate); abbatterli uno per uno? Usare armi laser? Si può solo sperare che ci siano tecniche più efficaci che vengono tenute nascoste. Le immagini sono una miscela indefinibile di spaventoso e ridicolo. Mi trasmettono tutta l’inadeguatezza del sistema militare rispetto a questa svolta ultra-moderna delle armi aeree.
Ma l’apertura di questa scuola segna un punto di svolta nella consapevolezza della minaccia rappresentata dai droni low-cost. Non sono più solo strumenti di sorveglianza o armi di nicchia: sono diventati un elemento centrale della guerra moderna, accessibili a qualsiasi gruppo con poche migliaia di dollari e un po’ di ingegno. Contrastare questa minaccia richiederà non solo un addestramento specifico, come quello fornito dalla Joint C-SUAS University, ma anche lo sviluppo di nuove tecnologie. Sistemi di jamming, droni intercettori, armi a energia diretta: sono solo alcune delle direzioni in cui si sta muovendo la ricerca militare per cercare di riguadagnare il vantaggio nel dominio aereo.
Ma la sfida è tutt’altro che semplice. I droni commerciali sono sempre più piccoli, veloci e autonomi, e possono essere modificati in modi imprevedibili. Uno sciame di droni kamikaze può saturare anche le difese più sofisticate, o semplicemente distrarre le truppe mentre il vero attacco arriva da un’altra direzione.
Verso una nuova era della guerra aerea
Siamo solo all’inizio di questa nuova era della guerra aerea, dove il confine tra civile e militare, tra high-tech e low-cost, si fa sempre più sfumato. I droni hanno “democratizzato” il potere aereo, mettendolo nelle mani di chiunque abbia poche centinaia di dollari e un obiettivo da colpire. Per gli eserciti di tutto il mondo, questo rappresenta una sfida esistenziale. Non si tratta più solo di avere i jet più veloci o i missili più potenti: si tratta di essere in grado di difendersi da uno sciame di ronzanti nemici, pilotati da un avversario invisibile e determinato.
La Joint C-SUAS University è un primo passo in questa direzione, ma la strada da percorrere è ancora lunga. Serviranno nuove dottrine, nuove tecnologie, nuove alleanze per affrontare questa minaccia globale. Perché in un mondo dove chiunque può avere il suo drone da guerra personale, la sicurezza di tutti è a rischio.