Stiamo per assistere a una rivoluzione che cambierà il mondo come lo conosciamo. Una rivoluzione che promette di curare malattie, sfamare il pianeta, generare energia pulita e molto altro ancora. È la rivoluzione della biotecnologia, e secondo Eric Schmidt, ex CEO di Google, è destinata a trasformare la nostra economia e la nostra società in modi che ora possiamo solo immaginare. Ma per cogliere appieno le opportunità di questa svolta epocale, avverte Schmidt, dovremo fare i conti con una sfida altrettanto grande: gestire bene il settore strategico sempre più accelerato dall’intelligenza artificiale. La convergenza tra IA e biotech ci sta portando verso il “momento ChatGPT” della biologia. Siamo pronti?
Un futuro scritto nel codice della vita
Per capire la portata della rivoluzione biotech basta guardare ad alcune delle sue promesse più entusiasmanti. Quelle di un mondo in cui tutto, dalla plastica al cemento, viene prodotto a partire da biomasse invece che da combustibili fossili. Un mondo in cui terapie geniche personalizzate prevengono pandemie e curano malattie genetiche prima incurabili. In cui la carne viene coltivata in laboratorio*, riducendo l’impatto ambientale degli allevamenti, e i cereali arricchiti resistono ai capricci del clima, garantendo raccolti abbondanti anche in condizioni estreme.
Questo panorama è più vicino di quanto pensiamo. Alcuni di questi elementi sono già visibili oggi. A renderlo più chiaro, comunque, sarà la nostra crescente capacità di programmare la biologia come programmiamo i computer, grazie ai progressi e alla convergenza di ingegneria genetica e intelligenza artificiale. Proprio come ChatGPT impara dal linguaggio umano per generare nuovi testi, i modelli di IA addestrati su sequenze biologiche stanno iniziando a lavorare per progettare farmaci e proteine inedite, prevedere la crescita dei tumori e creare altri prodotti utili**, accelerando enormemente il passo delle scoperte biotech.
Biotech: investire nel futuro senza mettere a rischio il presente
Che queste prospettive piacciano o no, Schmidt mette in guardia: la leadership nel settore biotech non è garantita per nessun paese. Il rischio di perdere terreno in questa corsa cruciale è concreto per chiunque. La storia insegna che spesso i paesi che aprono la strada in settori emergenti finiscono per perdere il primato quando delocalizzano la produzione altrove. È successo con le auto, l’elettronica di consumo, i pannelli solari e, soprattutto, i semiconduttori. Per evitare che si ripeta lo stesso errore con il biotech, sarà fondamentale per qualsiasi nazione assicurarsi una filiera produttiva affidabile, sia a livello domestico che internazionale, investendo in tutto, dall’estrazione delle materie prime allo stoccaggio dei dati, passando per la formazione dei talenti necessari.
Gli investimenti richiesti non dovranno (direi: non POTRANNO) venire solo dal governo. Sarà cruciale stimolare anche i finanziamenti privati. D’altronde, la posta in gioco è enorme: già oggi la bioeconomia genera in Italia oltre 13 miliardi di euro, con quasi mille aziende già sul mercato. E altrove corre anche di più: vale almeno il 5% del PIL americano, contro l’1% dei semiconduttori. Secondo alcune stime, il 60% degli input fisici dell’economia globale potrebbe in futuro essere prodotto con processi biologici.
Inutile anche dire che accanto agli investimenti serviranno regole e standard condivisi. Serve garantire uno sviluppo responsabile del biotech potenziato dall’intelligenza artificiale. Anche se al momento i rischi di un uso malevolo sembrano limitati, con il progredire degli strumenti il panorama delle minacce evolverà. C’è bisogno di una nuova economia, una intera economia dei test e della sicurezza. Nuove aziende, nuovi posti di lavoro, nuove professioni legate solo e valutare con attenzione i parametri e le vulnerabilità di queste tecnologie.
Una sfida da vincere, un’opportunità da cogliere
In definitiva, la rivoluzione biotech rappresenta per ogni nazione una sfida da vincere e un’opportunità da cogliere. Una sfida, perché mantenere un ruolo di primo piano in un settore così strategico richiederà visione, investimenti e standard all’altezza. Ma anche un’opportunità irripetibile di guidare una trasformazione che ridisegnerà ogni aspetto della nostra vita, dalla salute all’alimentazione, dall’energia all’ambiente.
Plasmare il futuro della biotecnologia significa plasmare il futuro stesso dell’umanità. E i paesi con ecosistemi di innovazione solidi hanno tutto il potenziale per farlo. Ma dovranno muoversi con rapidità e determinazione, mobilitando risorse e talenti prima che altri prendano il sopravvento. Perché se è vero che la rivoluzione biotech è ormai alle porte, è altrettanto vero che solo chi saprà aprirle per primo potrà coglierne i benefici e definirne le regole.
La partita è appena iniziata, ma la posta in gioco non potrebbe essere più alta.
* Lo scorso anno, per la prima volta al mondo approvata la vendita della carne coltivata.
** Sempre nel 2023, aprovato il primo trattamento commerciale di modifica genetica che utilizza CRISPR