Nel prossimo futuro la transizione energetica sarà una catastrofe: dissanguerà i cittadini comuni e farà chiudere aziende ovunque. Milioni di esseri umani sacrificati sull’altare del “green”. La situazione ambientale non cambierà, sarà solo un modo per esercitare il controllo delle élite sulle masse. Questo almeno secondo gli eco-scettici. E se invece il passaggio alle energie verdi contribuisse davvero a salvare il pianeta, e diventasse anche il motore di una nuova prosperità economica?
Conti e dati alla mano
Sembra un sogno irrealizzabile? Non secondo gli economisti di Cambridge Econometrics, che in un innovativo studio (che vi linko qui) hanno messo a confronto due scenari: continuare come sempre con i combustibili fossili o accelerare verso le rinnovabili e l’efficienza energetica. I risultati sono sorprendenti e incoraggianti: imboccare con decisione la strada della sostenibilità ambientale può portare a una catastrofe, si, ma al contrario.
Un catastrofico boom di posti di lavoro, una catastrofica riduzione dei costi energetici e persino un catastrofico miglioramento delle condizioni di salute per tutti.
La ricetta per lo scenario più “catastroficamente positivo” di transizione energetica
- Decarbonizzare i sistemi energetici entro il 2035 nelle economie avanzate ed entro il 2040 per gli altri paesi.
- Eliminare gradualmente la generazione di energia elettrica a carbone a livello nazionale entro il 2030 nelle economie avanzate e nel 2040 negli altri paesi, al più tardi, in combinazione con uno stop immediato alla costruzione di nuova capacità a carbone.
- Aumentare l’implementazione delle energie rinnovabili per raggiungere il 60-80% della generazione di energia entro il 2030 nelle economie avanzate.
- Aumentare la spesa pubblica per l’efficienza energetica, inclusa la definizione di obiettivi di spesa equivalenti ad altre misure di risposta alle crisi, in riconoscimento del ruolo vitale dell’efficienza energetica nel raggiungimento della sicurezza energetica.
- Impegnarsi al 100% di vendite di veicoli a emissioni zero (ZEV) per i nuovi veicoli leggeri entro il 2035 ed eliminare gradualmente i veicoli a combustione interna.
- Mettere un prezzo significativo sul carbonio che aumenti e converga verso un prezzo globale uniforme nel tempo e rifletta i costi totali del cambiamento climatico.
- Definire piani d’azione nazionali nel 2022 per reindirizzare i flussi finanziari dai combustibili fossili verso l’efficienza energetica, le energie rinnovabili e altre misure per sostenere una transizione energetica pulita centrata sulle persone ed equa.
Cominciamo dal lavoro
In piena epoca di pandemie mentali (tra overscrolling e indifferenza) fa paura tutto. Perfino la possibilità che rinunciare ai combustibili fossili sia qualcosa di buono per l’economia oltre che per la salute. Il report di Cambridge Econometrics prova a chiarire meglio le cose, affrontando le questioni aperte una per una, conti alla mano.
Una delle preoccupazioni principali legate alla transizione energetica e all’abbandono dei combustibili fossili, ad esempio, è la perdita di posti di lavoro. Cosa ne sarà dei lavoratori del carbone e del gas naturale? Il report rivela che, sebbene alcuni impieghi in questi settori scompariranno, molti di più ne verranno creati nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica. E si tratta di un numero notevole di opportunità nei campi dell’edilizia, delle utility e di altri comparti legati alle energie pulite.
Cito:
Tutti i paesi assisteranno a un aumento dell’occupazione durante la transizione energetica, con gli Stati Uniti che aggiungeranno oltre un milione di posti di lavoro nei prossimi 10 anni.
Ma non è tutto.
Transizione energetica, taglio dei costi: risparmi per centinaia di miliardi
Un altro timore diffuso riguarda il peso delle spese da fare per realizzare effettivamente la transizione energetica. Qui lo studio dimostra che, pur richiedendo un investimento iniziale gigantesco (circa 320 miliardi di euro all’anno per 30 anni, dal 2020 al 2050) i risparmi a lungo termine saranno di gran lunga superiori.
Entro gli anni ’40 di questo secolo, la transizione energetica potrebbe portare a oltre 700 miliardi di euro all’anno di risparmi, derivanti dalla riduzione dei costi energetici e delle perdite di sistema. Tutto questo, scusate se mi ripeto ma ci tengo, senza contare altri benefici come la diminuzione delle malattie legate all’inquinamento.
Benefici per la salute: aria pulita e vite salvate
L’inquinamento atmosferico causato dai combustibili fossili è responsabile di numerosi problemi di salute, dall’asma alle malattie cardiache. Città come Nuova Delhi e Pechino o aree come la Pianura Padana sono funestate dall’aria malsana, e l’inquinamento causa circa 9 milioni di morti all’anno in tutto il mondo.
Passando alle energie rinnovabili, potremo ridurre significativamente l’inquinamento atmosferico, con conseguente diminuzione delle malattie ad esso correlate e un ambiente più pulito per tutti. Provate ad aver paura anche di questa prospettiva.
Transizione energetica, gli scenari plausibili e quelli preferibili
Lo scenario di decarbonizzazione accelerata delineato nel rapporto prevede un futuro in cui i paesi raggiungeranno emissioni nette di CO2 pari a zero entro la metà degli anni ’50. Sì, questa transizione energetica è la più costosa di tutte. Richiede investimenti pubblici e privati considerevoli, ma indovinate? È anche quella che porta in ultima analisi a un’economia più sostenibile e resiliente.
Ricordate quando pensavamo che fosse impossibile impedire alle persone di fumare negli spazi pubblici, e ora non riusciamo nemmeno a immaginare l’idea? Il cambiamento è difficile, ma una volta che le persone si rendono conto dei benefici per sé stesse e per la propria salute, le cose si stabilizzano e diventano la normalità.
Che ci crediate o no, e soprattutto se non ci credete, investire nelle rinnovabili significa costruire un futuro con migliori risultati per l’economia e per il lavoro. Con un rischio solo, davvero concreto: quello di ritrovarsi aria più pulita da respirare.
Mettiamo da parte gli indugi, please
Sarò breve. L’idea che la transizione energetica distruggerà l’economia non regge di fronte alle evidenze.
Per dirlo con le parole del professor Rob Alexander, docente di economia e studi ambientali il cui saggio ha ispirato questo mio articolo:
Perfino se il cambiamento climatico non fosse un problema così urgente, il passaggio alle energie rinnovabili avrebbe senso da un punto di vista puramente economico. Data la necessità di evitare gli impatti più gravi del cambiamento climatico, la questione non è nemmeno in discussione. Il passaggio a un’infrastruttura energetica rinnovabile
è una situazione vantaggiosa per la nostra società sotto ogni aspetto.
Passare alle energie “verdi” non significa solo proteggere l’ambiente. Significa creare un’economia più forte e resiliente. Anche solo considerando la sicurezza e la sovranità energetica (più fonti energetiche rinnovabili locali, invece di essere in balia di regni e capricciose dittature che gestiscono petrolio e idrocarburi vari).
La transizione energetica, a ben vedere, è una transizione morale. È la prospettiva del passaggio verso un mondo in cui una intera specie non si causa da sola morte e sofferenze inutili. O, se preferite il profilo basso, paga bollette energetiche più basse e ha più posti di lavoro a disposizione.
È tempo di abbracciare decisamente questa prospettiva e operare un’altra transizione, mentale, dalla paura alla lucidità. Perché più sostegno riceve la missione di rendere verde il pianeta, più velocemente arriverà.