Avete mai avuto l’impressione che le vostre merendine preferite siano diventate più piccole, a parità di prezzo? Non siete i soli. È il fenomeno della Shrinkflation, strategia sempre più diffusa tra le aziende per aumentare i margini senza toccare i prezzi finali. Un magheggio. Talvolta, diciamolo pure, una mezza truffa. Bien, la Francia ha deciso di contrastare questa pratica poco trasparente, introducendo un obbligo di etichettatura per i prodotti soggetti a riduzione di quantità.
Un esempio di tutela dei consumatori che potrebbe fare scuola, dopo la “presa della Bastiglia” di SUV e influencers.
Un fenomeno in crescita
La Shrinkflation, questa pratica oserei dire scientifica di “restringimento”, consiste come detto nel ridurre le dimensioni o il peso di un prodotto, mantenendo invariato il prezzo di vendita. In questo modo, le aziende riescono ad aumentare i propri profitti senza dover ricorrere a rincari espliciti che potrebbero allontanare i clienti. Si tratta di una pratica sempre più comune, specie in periodi di inflazione o di aumento dei costi delle materie prime.
Il problema è che la maggior parte dei consumatori tende a notare molto più facilmente un cambio di prezzo rispetto a una variazione di quantità, specialmente quando quest’ultima è abilmente mascherata dal packaging esterno. Così, quasi senza accorgersene, ci ritroviamo a pagare di più per avere di meno.
Parbleu, tesoro, mi si sono ristretti gli alimenti
Nessun settore sembra immune dalla Shrinkflation in Francia. Persino le “matzo”, le tradizionali gallette azzime consumate durante la Pasqua ebraica, quest’anno sono state rimpicciolite.
Gli esempi abbondano: dalle bottiglie di bibite gassate ai pacchi di riso, dai detersivi per il bucato alle scatolette di tonno. Ogni volta che un prodotto subisce una riduzione di peso o volume senza un corrispondente calo di prezzo, siamo di fronte a un caso di Shrinkflation.
Di fronte allo tsunami di Shrinkflation, la Francia ha deciso di correre ai ripari.
Già lo scorso anno, la catena di supermercati Carrefour aveva fatto scalpore iniziando a etichettare i prodotti colpiti da Shrinkflation, indicando l’effettivo aumento di prezzo per unità di misura. Ora, questa pratica diventerà obbligatoria per legge.
A partire dal 1 luglio 2024 tutti i prodotti di consumo che avranno subito una riduzione di peso o volume tale da comportare un aumento del prezzo unitario dovranno riportare un’apposita informativa per i consumatori. Questa dovrà essere esposta dai distributori dei grandi e medi punti vendita nelle immediate vicinanze dei prodotti interessati, per un periodo di due mesi dalla data di immissione sul mercato.
Un bel passo avanti nella tutela dei diritti dei consumatori, vi pare? Gli acquirenti potranno finalmente essere consapevoli dei rincari “nascosti” e fare scelte di acquisto più informate. Non solo: l’obbligo di “svelare”la riduzione di quantità potrebbe spingere le aziende a riconsiderare il ricorso alla Shrinkflation, optando per strategie più trasparenti.
Norme anti Shrinkflation, a quando anche in Italia?
In un’epoca in cui il potere d’acquisto dei consumatori è sempre più eroso da inflazione e rincari, iniziative come quella francese rappresentano un baluardo importante per la difesa dei diritti degli acquirenti. È vero, le aziende hanno il legittimo obiettivo di generare profitti: ma è altrettanto vero che i consumatori hanno il diritto di sapere esattamente cosa stanno comprando e a che prezzo.
La speranza è che l’esempio francese possa fare scuola, spingendo sempre più paesi a adottare misure simili. Perché la trasparenza non dovrebbe essere un optional, ma un prerequisito fondamentale per un mercato equo e rispettoso dei diritti di tutti. Magari anche le merendine italiane torneranno alle dimensioni di un tempo, senza costi aggiuntivi. Una magia. Siamo o non siamo il paese delle meraviglie?