E se i vostri programmi TV preferiti potessero essere generati dall’AI con un clic? Niente più stanze degli sceneggiatori, niente più scioperi degli attori, solo un flusso infinito di contenuti su misura per ogni vostro capriccio. Sembra un sogno che diventa realtà? O è un incubo? L’esperimento di un creator di satira “potenziata dall’AI” ci mostra che il futuro dell’intrattenimento automatico è una possibilità concreta. Esploriamola insieme.
Da un’idea terribile a uno script terrib… Ehm, generato dall’AI
Jabrils (programmatore, creatore di manga, educatore e umorista) ha recentemente pubblicato un video su YouTube che ci porta un passo più vicini a un mondo intrattenuto da entità artificiali come Max Headroom (lo ricordate?) o Buster Friendly, il personaggio del romanzo di Philip K. Dick “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” da cui è nato “Blade Runner”.
Per questo video, Jabril ha costruito un workflow che gli ha permesso di generare in poco tempo la parodia di un intero episodio di Shark Tank.
Shark Tank è un popolare prodotto di intrattenimento: un reality in onda da ben 15 anni. Si ispira a un format giapponese chiamato “Dragons’ Den” e vede come protagonisti aspiranti imprenditori che presentano le loro idee imprenditoriali e piani di business a un gruppo di investitori di successo, noti come “squali”. In Italia è visibile su Amazon Prime Video.
Usando ChatGPT, Jabril ha generato uno script basato su un’idea di prodotto terribile: sigarette con un contenuto di nicotina più alto. ChatGPT ha diligentemente sputato fuori uno script piuttosto buono, che poi, con una sola istruzione, è stato convertito in un formato di codice come JSON. Jabril ha poi utilizzato Unity per creare alcuni personaggi di base, usati poi per mettere in scena lo scenario generato da ChatGPT.
Dalla scrittura alla voce: l’intrattenimento AI fa tutto
A Jabril il suo primo episodio non è piaciuto. Secondo lui, mancava di “brio”. Il passo successivo, per creare una simulazione efficace, è stato quello di generare voci simulate e abbinarle alle teste dei protagonisti dello show: gli “squali” investitori. Per questo, il creator ha utilizzato un’app chiamata Studio D-ID (che fa sbattere le palpebre e parlare le teste, ve ne ho parlato un annetto fa) combinata con un’app di clonazione della voce, Eleven Labs.
Bypassando costi elevati e problemi di formato, alla fine Jabril ha ottenuto ciò che voleva: una “performance video” del suo script nato su ChatGPT. Anche se il risultato era così granuloso e finto che ci si poteva chiedere se il primo tentativo di base in Unity non fosse migliore, i tentativi successivi di Jabril di migliorare la risoluzione del video hanno prodotto risultati inquietanti.
L’arte dell’imitazione perfezionata dall’AI
Sebbene l’intero tentativo fosse chiaramente satirico e progettato per suscitare risate, ci sono parti nel video in cui le teste dei personaggi sono perfettamente sincronizzate con le parole. Non si tratta dell’allarme suscitato dai DeepFakes in cui vengono simulate persone famose. Si tratta piuttosto di creare simulazioni di celebrità minori o addirittura di persone che non esistono.
E fanno pensare alla facilità di ciò che i sistemi AI rappresenteranno per la creazione di intrattenimento: musica, audio, video e animazioni.
Uno sguardo al futuro dell’intrattenimento
I grandi studi possono essere temporaneamente bloccati dalla minaccia di sindacati e scioperi, ma questo divieto non si applica ai piccoli creators, giusto? Sembra inevitabile che qualcuno diventerà produttore, magari dirigendo un avatar di sé stesso in una interminabile serie di contenuti generati con AI, e questo mi lascia in bocca un sapore agrodolce.
Lo confesso: potrei essere ideologicamente legato a una nozione romantica dell’arte che vuole che il mio intrattenimento sia realizzato in modo 100% autentico e naturale. Quanti siete a pensarla come me? Se ci pensate, consumiamo fin troppi contenuti frivoli spinti dagli algoritmi per rubarci l’attenzione. Quanto possiamo definirli “autentici”, solo per il fatto che coinvolgano gente in carne e ossa?
La “democratizzazione” della content creation spinta dall’intelligenza artificiale porterà prima o poi ad uno o più spettacoli seriali e virali realizzati da un solo creator, e senza coinvolgere persone reali. Magari quiz sul cinema presentati da una Marylin rediviva, o documentari sull’Arte raccontata da Salvador Dalí.
Ecco perché ho pensato a Buster Friendly
L’intelligenza artificiale immaginata da Philip K. Dick, con la sua malevola agenda anti-umanità era davvero peggiore delle teste 100% umane che appaiono ora sui nostri schermi?
L’esperimento di Jabril solleva interrogativi profondi sul futuro dell’intrattenimento e sul ruolo dei creatori umani in un mondo in cui l’AI può generare contenuti con un click. Saremo immersi in un oceano di contenuti che si proporranno ad un pubblico umano senza essere mai stati costruiti da mano umana.
In fin dei conti, lo sapete, la vera domanda non è se l’AI possa creare intrattenimento, perché lo farà. Al 100%.Ve lo assicuro. La vera domanda è se dovrebbe farlo: o meglio, in che misura, e in che ambito dovrebbe.
Perché in gioco c’è molto più di una semplice risata.