Nel mondo dell’innovazione alcune invenzioni hanno il potere di cambiare in meglio la vita di milioni di persone. È il caso delle lenti Artha, la creazione rivoluzionaria della startup parigina omonima che si è appena aggiudicata il Gran Premio del Concorso Lépine, la più alta onorificenza assegnata dal Presidente della Repubblica Francese. Queste lenti intelligenti dotate di una minicamera, un sistema di sensori e un’unità aptica, permettono alle persone ipovedenti e non vedenti di “vedere” il mondo circostante attraverso sottili vibrazioni sulla schiena. Una svolta epocale che potrebbe ridisegnare il concetto stesso di accessibilità e inclusione.
Un “sesto senso” per esplorare il mondo
Le lenti Artha funzionano grazie a un sistema ingegnoso e altamente tecnologico. Una minicamera, clipsabile su qualsiasi montatura di occhiali, cattura le immagini dell’ambiente circostante e le invia a una cintura aptica indossata sulla zona lombare. Qui, un sofisticato sistema di sensori e attuatori traduce le informazioni visive in impulsi tattili. E crea una sorta di “mappatura” dello spazio percepibile attraverso la pelle. In questo modo, le persone con disabilità visive possono “sentire” la presenza di oggetti, persone e ostacoli, percependone la posizione, la distanza e il movimento. Un vero e proprio “sesto senso” che apre nuove possibilità di esplorazione e interazione con il mondo, enhancing l’autonomia e la sicurezza dei non vedenti.
Uno dei punti di forza del sistema è la sua versatilità. La minicamera può essere agganciata a qualsiasi paio di occhiali, mentre la cintura aptica è progettata per essere indossata comodamente sopra i vestiti. Il dispositivo per la “nuova vista” si completa con un’app dedicata, cuore pulsante del sistema. L’app elabora le immagini catturate dalla camera e le traduce nel linguaggio tattile.
L’interfaccia utente? Intuitiva e accessibile, con comandi vocali e gestuali che permettono di controllare le diverse funzioni del dispositivo. Ancora, le lenti Artha si integrano perfettamente con gli altri strumenti di assistenza già utilizzati dai non vedenti, come cani guida, bastoni bianchi e sistemi di audiodescrizione, andando a creare un ecosistema completo per l’autonomia e l’inclusione.
Nuova vita per l’accessibilità. Anzi: nuova vista
L’invenzione di Artha rappresenta un passo avanti significativo nel campo dell’accessibilità e dell’inclusione delle persone con problemi della vista e disabilità visive. Offrendo una modalità completamente nuova di percezione dell’ambiente, queste lenti intelligenti aprono la strada a un futuro in cui la cecità non sarà più un ostacolo insormontabile per la partecipazione attiva alla società. Basti pensare alle potenziali applicazioni in campo lavorativo, educativo e ricreativo. Con le lenti Artha, un non vedente potrebbe muoversi autonomamente in ufficio, seguire una lezione in aula o godersi una passeggiata al parco, “vedendo” il mondo attraverso il tatto. Una prospettiva entusiasmante che potrebbe davvero cambiare la vita di milioni di persone in tutto il mondo.
Plaudo al lavoro pioneristico di questi inventori visionari. Il loro “sesto senso” tecnologico non solo promette di rivoluzionare la vista e la vita ai non vedenti, ma ci ricorda anche a cosa serve la tecnologia. Quella buona: quella che sa unire, includere, potenziare. Che non si limita a semplificare le cose a pochi privilegiati, ma che si mette al servizio dei più vulnerabili, restituendo loro dignità, autonomia e possibilità.
Spero che il loro esempio ispiri molti altri innovatori a seguire le loro orme, a usare il loro ingegno e la loro passione per creare un mondo in cui nessuno sia lasciato indietro, nascosto… alla vista.