Nel vasto archivio della storia cosmica, i meteoriti di ferro sono come antichi libri di testo, che custodiscono gelosamente un sapere antico. Primordiale, oserei dire. Leggendo le loro “pagine” metalliche, ora, gli scienziati hanno fatto una scoperta sorprendente sulla forma originale del nostro Sistema Solare, e più precisamente del suo disco protoplanetario.
La ricerca, pubblicata nei Proceedings of the National Academy of Sciences (ve la linko qui), dimostra ancora una volta come lo studio dei meteoriti possa rivelare segreti fondamentali sulla storia del nostro Sistema Solare.
Si, ma cos’è un disco protoplanetario?
Prima di addentrarci nella scoperta, è importante capire cosa sia un disco protoplanetario. Si tratta di un disco di gas e polveri che circonda una giovane stella in formazione. È da questo disco che nascono i pianeti, gli asteroidi e le comete di un sistema stellare.
Anche il nostro sistema solare ne ha avuto uno. La formazione del sistema solare è iniziata circa 4,6 miliardi di anni fa con il collasso di una nube molecolare gigante: la maggior parte della massa della nube si è raccolta al centro, formando il Sole, mentre il resto del materiale si è appiattito in un disco protoplanetario. Questo disco ha contenuto gas e polveri che si sono aggregati per formare i pianeti, le lune, gli asteroidi e altri corpi del sistema solare.
Una nuova visione del disco protoplanetario
Un recente studio condotto da un team di scienziati guidato dal Dr. Bidong Zhang dell’Università della California, Los Angeles, suggerisce che la forma iniziale del Sistema Solare fosse significativamente diversa da quanto si pensava in precedenza. Invece di un disco piatto, il disco protoplanetario avrebbe avuto una forma toroidale, simile a una ciambella.
La chiave di questa scoperta risiede nella composizione dei meteoriti di ferro provenienti dal Sistema Solare esterno. Questi meteoriti contengono una quantità sorprendentemente elevata di metalli refrattari, come il platino e l’iridio. Tutti elementi che si formano tipicamente in ambienti ad alta temperatura, vicino a una stella nascente.
La presenza di questi metalli nei meteoriti del Sistema Solare esterno ha posto un enigma agli scienziati. Come hanno fatto questi materiali, formati vicino al Sole, a raggiungere le regioni esterne del Sistema Solare? La risposta, secondo Zhang e i suoi colleghi, sta proprio nella forma iniziale del disco protoplanetario.
Il modello toroidale
Il team ha sviluppato modelli che dimostrano come una forma toroidale del disco protoplanetario avrebbe permesso la migrazione di questi materiali ricchi di metalli verso l’esterno. In un disco piatto tradizionale, questa migrazione sarebbe stata molto più difficile, se non impossibile.
Secondo lo studio, la formazione di Giove ha giocato un ruolo cruciale in questo processo. Zhang spiega:
Una volta formato Giove, molto probabilmente ha aperto un divario fisico che ha intrappolato iridio e platino nel disco esterno, impedendo loro di cadere nel Sole.
Perché è importante
La conferma di questo modello cambierebbe la nostra comprensione della storia del Sistema Solare, con importanti implicazioni anche per lo studio della formazione planetaria in generale. Potrebbe aiutare gli astronomi a interpretare meglio le osservazioni di altri sistemi planetari in formazione.
Nei prossimi anni aspettarci ulteriori rivelazioni che potrebbero migliorare la nostra comprensione dell’universo e dei suoi processi di formazione planetaria.
Vale la pena di dire che questa nuova teoria non confuta del tutto il modello tradizionale del disco protoplanetario piatto: gli autori sottolineano che la forma toroidale sarebbe stata solo una fase iniziale, con il disco che si sarebbe poi appiattito nel tempo.