Certe notizie lasciano sgomenti e indignati. Rivelano il lato oscuro del potere, quello che calpesta senza scrupoli i diritti e la dignità delle persone pur di raggiungere i propri obiettivi. È il caso della inquietante vicenda riportata alla luce da un’inchiesta di Reuters, che ha scoperto come il Pentagono abbia condotto una campagna segreta di disinformazione no-vax e anti-vax per screditare i vaccini cinesi anti-Covid prodotti proprio nel momento di maggiore emergenza della pandemia.
Un’operazione clandestina in cui la propaganda si è spinta fino a mettere a repentaglio la vita di ignari cittadini, considerati pedine sacrificabili sulla scacchiera della competizione geopolitica globale tra superpotenze.
Obiettivo: minare la credibilità della Cina
L’indagine di Reuters fa luce su un programma top secret denominato “Operation Warp Speed”*, avviato dall’amministrazione Trump nel 2020. L’obiettivo? Ostacolare gli sforzi della Cina nel promuovere e distribuire i vaccini cinesi anti-Covid nei paesi in via di sviluppo. Secondo le rivelazioni, il Pentagono avrebbe fatto circolare sui social media una serie di post e meme volti a insinuare dubbi sull’efficacia e la sicurezza dei farmaci cinesi, dipingendoli come “pericolosi” e “non testati”.
Una campagna di disinformazione orchestrata ad arte per minare la credibilità di Pechino e la fiducia dell’opinione pubblica internazionale, in quella che appare come una spietata guerra di propaganda condotta con ogni mezzo. «Non guardavamo alla questione dal punto di vista della salute pubblica», ha ammesso senza mezzi termini un alto ufficiale militare coinvolto nel programma. «Cercavamo un modo per trascinare la Cina nel fango». Da lì l’aspra campagna contro il “China virus”, come lo definì Trump, e anche contro i “China Vax”.
* non è stata la prima volta. Nel 2019, Trump ha autorizzato la Central Intelligence Agency a lanciare una campagna clandestina sui social media cinesi volta a mettere l’opinione pubblica cinese contro il suo governo.
Propaganda no-vax contro i vaccini cinesi: vite a rischio per fini geopolitici
C’è un aspetto ancora più inquietante e moralmente discutibile della vicenda. Perché nel perseguire i propri obiettivi di influenza globale, il Pentagono non avrebbe esitato a mettere a repentaglio la vita di ignari cittadini dei paesi target della campagna, considerati alla stregua di “danni collaterali” sacrificabili sull’altare della competizione tra superpotenze.
«Perché l’avete fatto mentre la gente moriva? Eravamo disperati», si è chiesta incredula la dottoressa Nina Castillo-Carandang, ex consulente dell’OMS e del governo filippino durante la pandemia.
Già, perché tra i paesi più colpiti dalla propaganda anti-vax americana contro i vaccini cinesi c’è proprio l’arcipelago asiatico, che nei primi mesi del 2021 si trovava ad affrontare oltre 100.000 contagi con vaccini insufficienti. Nonostante le disperate richieste di aiuto, gli Stati Uniti scelsero di concentrarsi prima sull’immunizzazione dei propri cittadini. Salvo poi lanciare una subdola campagna per screditare gli unici vaccini disponibili per i filippini in quel momento: quelli cinesi, appunto.
Propaganda letale
Le conseguenze di questa guerra sporca sono state drammatiche. In un paese già scosso dallo scetticismo sui vaccini, alimentato da precedenti controversie, la campagna di disinformazione americana ha contribuito a esacerbare la diffidenza della popolazione, ostacolando gli sforzi delle autorità sanitarie. Basti pensare che nel giugno 2021, il presidente filippino Rodrigo Duterte si vide costretto a minacciare il carcere per chi rifiutava di vaccinarsi.
«Sono sicura che molte persone sono morte di Covid quando non ce n’era bisogno», ha commentato amaramente Esperanza Cabral, ex segretario alla Salute del paese. Vite innocenti sacrificate sull’altare di uno scontro geopolitico senza esclusione di colpi.
Anche esperti USA condannano: “Indifendibile”
A condannare senza appello l’operazione sono anche diversi esperti di salute pubblica americani consultati da Reuters, che hanno definito la campagna “indifendibile” dal punto di vista etico e sanitario. «Sono estremamente costernato, deluso e disilluso nell’apprendere che il governo USA possa aver fatto una cosa del genere», ha dichiarato Daniel Lucey, specialista in malattie infettive del Geisel School of Medicine del Dartmouth.
Sollevando più di un dubbio sulla liceità di certe pratiche che, con il pretesto di “difendere l’interesse nazionale”, calpestano diritti fondamentali e mettono a rischio vite umane in nome di obiettivi geopolitici discutibili. Perché in fondo, come ha sottolineato Greg Treverton, ex presidente del National Intelligence Council, «avrebbe dovuto essere nel nostro interesse far arrivare quanti più vaccini possibile alle persone». Compresi i vaccini cinesi.
Propaganda USA contro i vaccini cinesi: lezioni da trarre
Questa vicenda getta un’ombra inquietante sulle dinamiche di potere del mondo contemporaneo. Svela il lato oscuro e cinico della competizione globale, in cui tutto sembra lecito pur di prevalere sull’avversario. Anche a costo di sacrificare vite innocenti, considerandole danni collaterali accettabili nella partita a scacchi tra imperi.
Quale legittimità può avere un “interesse nazionale” che mette a repentaglio la salute e la vita delle persone? Quale credibilità uno Stato che persegue i propri fini con mezzi così moralmente discutibili? E quale fiducia possono riporre i cittadini in istituzioni disposte a tutto pur di vincere la loro guerra? Sono domande che dovrebbero scuotere le coscienze e imporre una profonda riflessione.
Perché se c’è una lezione da trarre da questa storia, è che nessuna ragion di Stato può giustificare il calpestare la dignità umana. E che la salute globale dovrebbe essere sempre al di sopra della politica, in uno sforzo di collaborazione che metta al centro il bene comune dell’umanità. Solo così potremo sperare di affrontare le sfide epocali che abbiamo di fronte. A partire dalla lotta alle pandemie.