Un’attesa lunga cinque anni, costellata di sfide tecniche, rinvii e colpi di scena. Finalmente, Boeing ha rotto gli indugi: la capsula Starliner si stacca dalla rampa di lancio di Cape Canaveral, spinta verso l’orbita dal potente razzo Atlas V. A bordo, due astronauti veterani della NASA, Barry Wilmore e Sunita Williams, pronti a scrivere una nuova pagina nella storia dei voli spaziali. È il battesimo del fuoco per Starliner: la sua prima missione con equipaggio dopo due voli di prova senza persone a bordo. Un test cruciale per dimostrare che Boeing è pronta a trasportare astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale, affiancando SpaceX in questa nuova era di collaborazione tra NASA e aziende private.
Un’odissea verso le stelle
Il percorso di Starliner verso questo storico traguardo non è stato privo di ostacoli, lo sapete bene. Il primo volo di prova, nel 2019, si è concluso con un fallimento parziale: la capsula non è riuscita ad attraccare alla ISS a causa di problemi hardware e software. Ci sono voluti due anni e mezzo di duro lavoro per risolvere i problemi e tornare sulla rampa di lancio. Il secondo tentativo, nel 2022, ha avuto più successo, con Starliner che è riuscita ad agganciarsi alla stazione spaziale. Ma la strada verso il volo con equipaggio era ancora lunga.
Wilmore e Williams, entrambi ex piloti collaudatori della Marina, hanno atteso questo momento per anni. Entrati in quarantena il 22 aprile, hanno visto sfumare due opportunità di lancio a maggio a causa di problemi tecnici dell’ultimo minuto. Ma ieri, 5 giugno, tutto era pronto. Svegliati prima dell’alba, i due astronauti si sono preparati meticolosamente, indossando le tute spaziali e salendo a bordo di Starliner. Pochi istanti prima del decollo, Wilmore ha esclamato:
Mettiamo un po’ di fuoco in questo razzo e spingiamolo verso il cielo, dove tutti questi americani tenaci l’hanno preparato ad andare.
Starliner, un volo cruciale per il futuro
Il successo di questa missione aprirebbe un nuovo capitolo per il Commercial Crew Program della NASA. Avere due fornitori di servizi di trasporto spaziale, Boeing e SpaceX, garantirebbe un accesso più affidabile alla Stazione Spaziale Internazionale. Come ha sottolineato l’amministratore associato della NASA Jim Free:
Abbiamo bisogno di questo accesso. Avere un secondo fornitore significa che se abbiamo un problema con uno, abbiamo comunque un modo per portare i nostri equipaggi sulla stazione e riportarli indietro.
Una capsula chiamata Calypso
Una volta attraccata alla ISS, Starliner rimarrà agganciata per circa otto giorni prima di riportare Wilmore e Williams sulla Terra, atterrando nel deserto del sud-ovest degli Stati Uniti. Williams, a cui è stato concesso l’onore di battezzare la capsula, l’ha chiamata Calypso, in omaggio alla famosa nave dell’oceanografo Jacques Cousteau (sarà contento suo figlio). Un nome che evoca avventura, esplorazione e scoperta. Questo volo segna anche un ritorno alle origini: è la prima volta dal 1968, con la missione Apollo 7, che un equipaggio parte dalla storica rampa di lancio di Cape Canaveral. E segna anche una prima volta assoluta: Starliner sarà la prima capsula americana ad atterrare sulla terraferma.
Ma soprattutto, questa missione rappresenta un passo avanti verso un futuro in cui i voli spaziali saranno sempre più frequenti e accessibili. Un futuro in cui la collaborazione tra NASA e aziende private aprirà nuove opportunità di esplorazione e scoperta. Con Starliner e Crew Dragon di SpaceX, l’umanità ha ora due “taxi” affidabili per raggiungere le stelle. E chissà quali altri orizzonti ci attendono oltre l’orbita terrestre. L’avventura nello spazio è appena cominciata.