Il suono della sveglia è diverso questa mattina. Non è l’inizio di una corsa frenetica verso l’ufficio, ma l’invito a una passeggiata rilassante nel quartiere. L’ufficio? A soli 10 minuti a piedi. Il supermercato, la palestra, persino il vostro bar preferito: tutto a portata di mano. Al massimo di bici, o di quadriciclo. Mettete da parte le paure irrazionali e accomodatevi nel futuro delle città 15 minuti, dove la qualità della vita si misura in passi, non in chilometri.
Le città 15 minuti: una rivoluzione urbana sotto casa
Ah, le città 15 minuti. Per alcuni sono il sogno di un futuro sostenibile, per altri l’incubo di una distopia urbana. Ma prima di gridare al complotto globalista o di prenotare il primo volo per Parigi (che sta provando ad abbracciare questo concetto), facciamo un respiro profondo e diamo un’occhiata più da vicino a questa idea senza demonizzazioni.
Ma mi state rinchiudendo in un ghetto!
Questa è probabilmente la prima obiezione che salta in mente. E capisco la preoccupazione. L’idea di avere tutto a portata di mano suona un po’ come essere confinati in un quartiere, no? Beh, non proprio. Le città 15 minuti NON SONO prigioni a cielo aperto. Nessuno vi impedirà di fare un viaggio dall’altra parte della città o di andare in vacanza ai Caraibi (sempre che il vostro capo ve lo permetta). L’obiettivo è rendere più facile e piacevole la vita quotidiana, non limitare la vostra libertà di movimento.
Pensateci: quante volte avete maledetto il traffico mentre eravate bloccati in auto solo per comprare un litro di latte? Le città 15 minuti vogliono liberarvi da questa schiavitù su quattro ruote, non imprigionarvi in un quartiere. E veniamo al resto delle obiezioni.
“Addio privacy, benvenuta sorveglianza di massa!”
Okay, lo capisco. L’idea di una città super connessa fa venire in mente scenari alla “1984”. Ma le città 15 minuti non sono sinonimo di Big Brother che vi spia mentre fate la spesa.
Sì, ci sarà più tecnologia, ma sarà al vostro servizio, non al servizio di un regime totalitario. Pensate a semafori intelligenti che riducono il traffico, non a telecamere che vi spiano mentre mangiate un gelato (a meno che non siate in diretta Instagram, ma quella è una vostra scelta). La privacy è una preoccupazione legittima in qualsiasi contesto urbano moderno, specie in un mondo che usa già “droni poliziotti” e pensa perfino di armarli con dei taser. Io non ho il prosciutto sugli occhi, osservo da sempre questi scenari in divenire, e “non faccio il tifo” aprioristicamente per la tecnologia. Ma le città 15 minuti non sono intrinsecamente più invasive di qualsiasi altra smart city. Anzi, con meno necessità di spostamenti, potreste avere ancora più privacy.
Pensateci: meno tempo a spostarvi inutilmente, più tempo nel vostro nido accogliente.
“E il mio lavoro? Dovrò fare il panettiere se vivo accanto a un forno?”
No, non dovrete cambiare carriera solo perché vi trasferite in una città 15 minuti. L’idea non è di costringervi a lavorare nel negozio all’angolo, ma di portare più opportunità di lavoro vicino a casa.
Uno studio McKinsey ha rilevato che il 20-25% della forza lavoro nelle economie avanzate potrebbe lavorare da casa per 3-5 giorni alla settimana senza una perdita di produttività.
Con l’aumento del lavoro remoto (unico aspetto positivo della pandemia), molte persone possono già lavorare da casa o da hub di co-working locali. E per chi deve ancora spostarsi? Beh, i trasporti pubblici efficienti sono una parte fondamentale del concetto di città 15 minuti. Come a Lubiana, o nella stessa Parigi.
Inoltre, pensate alle nuove opportunità. Con più servizi locali, potrebbero nascere nuovi lavori proprio nel vostro quartiere. E magari scoprirete una passione nascosta per la panificazione, dopotutto.
“Ma i prezzi delle case schizzeranno alle stelle!”
Questa è una preoccupazione valida. L’aumento dei prezzi immobiliari è un rischio reale in qualsiasi area che diventa più desiderabile. Ma le città 15 minuti non ovrebbero, anzi: non devono per forza essere un parco giochi per ricchi. Se lo diventeranno avranno fallito miseramente. Molte città che stanno adottando questo modello stanno anche implementando politiche di edilizia accessibile. L’obiettivo è creare quartieri diversificati, non enclave di lusso. Pensate a Vienna, dove il social housing che una volta avremmo detto “per poveri” è così bello che anche i “cosiddetti ricchi” vorrebbero viverci.
Inoltre, con meno necessità di possedere una terza, una seconda, a volte anche una prima auto, potreste risparmiare un bel po’ di soldi. Risparmi che potrebbero compensare eventuali aumenti dei costi abitativi, purchè contenuti. Sottolineo ancora, se ce ne fosse bisogno: questo è un punto importante, e chi lo solleva ha ragione. Bisogna lavorarci su.
“Addio cultura globale, benvenuto provincialismo!”
Alcuni temono che vivere in un quartiere autosufficiente possa portare a una mentalità ristretta. Ma le città 15 minuti non sono villaggi isolati. In realtà, queste città promuovono una maggiore interazione sociale e scambio culturale a livello locale. Penso ad esperienze in corso come quella dei Superblocchi a Madrid o Barcellona. Immaginate festival di strada, mercati multietnici, eventi comunitari: cose che creano un senso di appartenenza e apertura, non di chiusura.
E non dimentichiamo che stiamo parlando di città. L’accesso alla cultura globale, ai musei, ai teatri, ai concerti internazionali: tutto questo rimane. Solo che ora potrete godervi un concerto di world music e poi fare una passeggiata rilassante fino a casa invece di rimanere bloccati nel traffico post-evento.
“E l’economia? Andrà a rotoli!”
I dubbi di natura economica sono sempre ben accetti, se considerate che anche i “massimi esperti” hanno spesso sbagliato tutto. Ma perchè pensare che tutto vada a rotoli? Potrebbe essere l’esatto contrario. Le città 15 minuti potrebbero essere un boost per l’economia locale. Pensate a tutti quei piccoli negozi e servizi di quartiere che potrebbero fiorire. È l’economia di prossimità, baby!
Certo, alcuni settori dovranno adattarsi. Ma non è forse questo il bello dell’economia di mercato? Si evolve, si adatta, trova nuove opportunità. E con persone meno stressate e più felici, la produttività potrebbe addirittura aumentare.
“Ma io amo la mia auto!”
Nessuno vi sta chiedendo di rottamare la vostra amata quattro ruote. Le città 15 minuti non sono anti-auto, sono pro-scelta. Vogliono darvi l’opzione di non dover dipendere dall’auto per ogni singolo spostamento. E siate onesti: quanto amate davvero la vostra auto quando siete bloccati nel traffico velenoso (letteralmente) dell’ora di punta? O quando state girando da mezz’ora alla ricerca di un parcheggio? Le città 15 minuti vogliono liberarvi da questi stress quotidiani, non privarvi del piacere di un bel viaggio su strada nel weekend.
“Suona tutto troppo bello per essere vero”
Su questo avete ragione. Le città 15 minuti non sono una bacchetta magica che risolverà tutti i problemi urbani. Ci saranno sfide, compromessi, aggiustamenti. Roma non fu costruita in un giorno, e nemmeno le città 15 minuti lo saranno. Ma non è forse meglio provare a migliorare le nostre città invece di arrendersi al status quo di traffico, inquinamento e alienazione sociale?
Le città 15 minuti non sono una panacea, ma nemmeno l’apocalisse urbana che alcuni temono. Sono un tentativo di ripensare le nostre città per renderle più vivibili, sostenibili e a misura d’uomo.
Città 15 minuti, perchè il futuro è a portata di piedi
Non si tratta di rinchiuderci in quartieri-prigione, ma di liberarci dalla tirannia delle lunghe distanze e del tempo perso. Non è un complotto per controllarci, ma un piano per darci più controllo sul nostro tempo e sulla nostra qualità di vita. Certo, ci saranno sfide. Certo, non sarà perfetto. Ma quando mai il cambiamento è stato facile? Ricordate quando internet sembrava una moda passeggera? O quando i telefoni cellulari erano considerati un lusso inutile, con tanto di intelligenti comici che facevano satira sociale sui buffi possessori di cellulare (e ora magari ne hanno 3 a testa, peggio della media)?
Le città 15 minuti sono un’evoluzione, non una rivoluzione. Un passo verso un futuro urbano più sostenibile, più vivibile, più umano. Non è una gabbia, è una porta aperta verso una nuova forma di libertà urbana. La prossima volta che ne sentite parlare, invece di alzare un sopracciglio scettico, provate a immaginare come potrebbe essere la vostra vita. Meno tempo nel traffico, più tempo per voi stessi e per i vostri cari. Meno stress, più comunità. Meno corsa frenetica, più passeggiata rilassata.
Non suona poi così male, vero? Forse un giorno vi sveglierete e vi chiederete come abbiamo fatto a vivere diversamente per così tanto tempo. Ne riparleremo.