Dieci giorni. È questo il tempo che l’Italia concede ai padri come congedo parentale obbligatorio: per molti, non è più abbastanza. Una nuova ondata di padri sta alzando la voce, chiedendo di poter essere più presente nella vita dei propri figli. Yolo, ricordate?
Non si tratta solo di equilibrio vita-lavoro, ma di una ridefinizione della paternità stessa. Mentre l’Europa si muove verso congedi più equi, l’Italia si trova ancora al palo. Anzi, ad un bivio. Come risponderanno le aziende a questa crescente richiesta di presenza paterna? E come cambierà il volto della forza lavoro di fronte a questa nuova priorità?
Il congedo parentale nella vita dei nuovi padri
Per comprendere meglio questa tendenza emergente, abbiamo parlato con Lorenzo, un Project Manager nel settore automobilistico.
Diventare genitore ha completamente cambiato le mie priorità. Ho sempre avuto grandi ambizioni di carriera, ma ora voglio essere a casa per vedere crescere i miei figli. Questi primi anni non torneranno mai più.
La voce di Lorenzo trema leggermente mentre parla, rivelando l’emozione dietro le sue parole. È chiaro che questa non è solo una questione di politiche aziendali, ma di profondi legami familiari.
Matteo, socio-dipendente di una profumeria, offre una prospettiva simile:
Il tempo è il vero lusso oggi. Ho bisogno di offrire tempo di qualità alla mia famiglia, a mio figlio, alla mia relazione di coppia… e sì, anche al lavoro. Senza flessibilità, questo equilibrio semplicemente non può esistere.
Il congedo in Europa: un confronto
Ma come stanno reagendo le aziende a queste nuove richieste? Reverse, società internazionale di headhunting che offre servizi di ricerca e selezione di personale per le aziende, ha appena condotto un’indagine qualitativa (la trovate qui) per far emergere questa nuova esigenza. Gioia Busi, Delivery Manager di Reverse, ci offre uno sguardo su come funziona in Germania.
Qui, i candidati sono abituati a esprimere chiaramente i loro desideri riguardo alla paternità. Recentemente, un candidato mi ha inviato una mail dettagliata con tutte le sue richieste di orari specifici per poter stare con suo figlio appena nato. E sapete cosa? L’azienda ha accolto tutto con grande apertura.
Il contrasto con l’Italia è evidente. Manu Cano Munoz, Country Leader di Reverse in Spagna, aggiunge:
In Spagna, offrire flessibilità e smart working è ormai imprescindibile se si vuole attrarre un candidato padre.
E in Francia? Arlène Lalanne, Senior HR Project Manager di Reverse, ci racconta:
Ho seguito un candidato che voleva cambiare lavoro proprio per ottenere orari più adatti alla sua vita da genitore. L’azienda che lo ha assunto lo ha conquistato garantendogli la massima flessibilità possibile.
E in Italia? Il congedo parentale è un ritardo da colmare
Questi racconti dipingono il quadro di un cambiamento culturale in atto. E l’Italia sembra essere un passo indietro. Con soli 10 giorni di congedo obbligatorio per i padri contro i 5 mesi delle madri, il divario è evidente.
In Spagna, entrambi i genitori hanno diritto a 16 settimane retribuite al 100%. In Germania, il congedo può arrivare fino a 14 mesi da suddividere tra i genitori. La Francia offre 28 giorni ai padri.
Il futuro del congedo parentale: una sfida per le aziende
Alessandro Raguseo, CEO e Co-Founder di Reverse, riflette su questa situazione:
Troppo spesso, il rapporto tra impresa e candidato fallisce per mancanza di comprensione reciproca. Aspetti apparentemente secondari, come il desiderio di flessibilità per essere più presenti in famiglia, possono fare la differenza.
Il volto della paternità sta cambiando, e con esso, le aspettative sul luogo di lavoro. Le aziende italiane si trovano di fronte a una scelta: adattarsi a questa nuova realtà o rischiare di perdere talenti preziosi.
La sfida è lanciata. Resta da vedere come risponderemo a questa necessità. I padri millennials non stanno più chiedendo il permesso di essere presenti. Lo stanno esigendo.