L’Argentina sta per intraprendere un esperimento di sicurezza nazionale che sembra uscito dalle pagine di un romanzo di Philip K. Dick. Il presidente Javier Milei ha dato il via alla creazione di un’unità di intelligenza artificiale con poteri che vanno dal pattugliamento digitale alla previsione (avete letto bene) dei crimini. Mentre il governo promette un paese più sicuro grazie all’AI Argentina, esperti e attivisti per i diritti civili mettono in guardia sui rischi di questa tecnologia. Siamo di fronte a una rivoluzione nella lotta al crimine? O all’erosione delle libertà individuali?
Argentina, AI per la sicurezza nazionale
Il nome comunica asettica efficienza. Unità di Intelligenza Artificiale Applicata alla Sicurezza. Il nuovo organismo, che risponderà direttamente al Ministero della Sicurezza, si inserisce in un contesto più ampio di revisione delle agenzie pubbliche, ma rappresenta un’espansione significativa nel settore della sicurezza e della difesa.
Le ambizioni di questa nuova unità sono notevoli. Tra i suoi compiti?
- Pattugliamento di piattaforme social, applicazioni e siti web.
- Analisi in tempo reale di immagini da telecamere di sicurezza.
- Utilizzo di algoritmi di machine learning per prevedere futuri crimini.
- Sorveglianza aerea tramite droni.
- Rilevamento di transazioni finanziarie sospette.
Il Ministro della Sicurezza, Patricia Bullrich, sostiene che l’uso dell’AI Argentina “migliorerà significativamente l’efficienza” delle forze di sicurezza, permettendo “risposte più rapide e precise alle minacce e alle emergenze”.
Tutto bene? Non proprio.
Ok le promesse di maggiore sicurezza, ma le preoccupazioni tra gli esperti e le organizzazioni per i diritti civili sono forti. Martín Becerra, professore e ricercatore in media e tecnologie dell’informazione, è stato chiaro. Becerra ha dichiarato che questa mossa “contraddice diversi articoli della Costituzione Nazionale”, accusando il governo Milei di essere illiberale.
Natalia Zuazo, specialista in politiche digitali, ha definito l’iniziativa “intelligence illegale mascherata da uso di tecnologie moderne”. E ha sottolineato i rischi di un controllo limitato su forze di sicurezza con ampio accesso alle informazioni raccolte.
Questioni di trasparenza e responsabilità
Il Centro Argentino di Studi sulla Libertà di Espressione e Accesso all’Informazione ha espresso preoccupazione per la mancanza di trasparenza nell’acquisizione e implementazione di queste tecnologie. La ricerca del Centro ha rilevato che in passato tecnologie simili sono state utilizzate per profilare accademici, giornalisti, politici e attivisti.
Particolarmente controversa è la funzione di “previsione” dei crimini assegnata alla nuova unità. Sappiamo bene che su questo punto l’uso dell’AI si è rivelato fallimentare in più di un’occasione. Questa cattiva riedizione di “Minority Report” dovrebbe essere evitata.
AI Argentina, cosa “prevede” il futuro?
L’introduzione dell’AI Argentina nel campo della sicurezza nazionale solleva questioni complesse che vanno ben oltre la semplice efficienza tecnologica. E reagire con un approccio del tipo “ben venga la sorveglianza totale, non ho nulla da nascondere” ci aiuta ben poco. La realtà è duplice. La realtà è che questi strumenti possono migliorare significativamente la capacità delle forze dell’ordine di combattere il crimine, e possono anche mettere a repentaglio la privacy, le libertà civili. I potenziali abusi di potere sono un rischio più che concreto.
Sarà fondamentale stabilire solidi meccanismi di supervisione e controllo per garantire che l’uso dell’AI nella sicurezza nazionale non si trasformi in uno strumento di sorveglianza di massa o di repressione. Questa, badate, è una sfida globale.
Bilanciare l’innovazione tecnologica e la sicurezza pubblica con la protezione dei diritti individuali e delle libertà democratiche è cruciale. Non avremo molte possibilità di correggere il tiro, dopo.