La storia della TV inizia con un disco forato, un manichino da ventriloquo e un visionario scozzese. Sembra l’inizio di una barzelletta, ma è la realtà di come una delle invenzioni più rivoluzionarie del XX secolo ha mosso i suoi primi, traballanti passi.
Il genio eccentrico dietro la scatola magica
Nel cuore di Londra, nel 1926, mentre il resto del mondo si scatenava sulle note del Charleston, John Logie Baird stava per cambiare il corso della storia… con l’aiuto di un manichino. Non era l’inizio di uno spettacolo di cabaret, ma la nascita della storia della TV. Baird, un inventore scozzese con più idee che capelli, aveva già tentato di creare calze termiche e una crema per barba al miele. Ma questa volta aveva tra le mani qualcosa di veramente rivoluzionario: il “televisore”. Era una macchina bizzarra, un incrocio tra un grammofono impazzito e un caleidoscopio, ma prometteva di fare l’impossibile: trasmettere immagini a distanza. Ma facciamo un passo indietro.
La storia della TV ha una preistoria “rotante”: il disco di Nipkow
La storia della TV non inizia con Baird, ma con un altro genio incompreso: Paul Nipkow. Nel 1885, questo ingegnere tedesco aveva brevettato un’idea che sembrava uscita da un romanzo di Jules Verne: un “telescopio elettrico”. Il cuore di questa invenzione? Un disco forato che “catturava” fette di immagini e trasformandole in segnali elettrici. Era come se Nipkow avesse inventato un modo per affettare la realtà e poi ricomporla a distanza. L’idea era geniale, ma come molte idee geniali era troppo avanti per i suoi tempi. Il brevetto scadde dopo 15 anni, senza che nessuno riuscisse a farne qualcosa di concreto. E poi torniamo a Baird.
Baird e il manichino parlante
Baird riprese l’idea di Nipkow e la portò al livello successivo. Il suo “televisore” utilizzava due di questi dischi rotanti, uno per trasmettere e uno per ricevere. Funzionava. Il 26 gennaio 1926, Baird diede una dimostrazione che passerà alla storia. Davanti a un gruppo di membri della Royal Institution, trasmise l’immagine di un manichino da ventriloquo. Perché un manichino? Beh, le luci necessarie per la trasmissione erano così intense che avrebbero fatto sudare come in una sauna chiunque altro. Il manichino, stoicamente, non si lamentò del caldo.
Per questo, Baird è spesso accreditato come l’autore della prima dimostrazione pubblica di televisione.
Attenzione: come per la radio, la storia della TV è piena di “prime volte” contestate. In realtà, Baird aveva già fatto una dimostrazione nel marzo 1925, in un grande magazzino Selfridges (è la foto di “copertina” di questo articolo). Era una versione meno sofisticata, che mostrava solo ombre in movimento. Baird non la considerava “vera televisione”, ma hey, Roma non fu costruita in un giorno!
La corsa transatlantica alla TV
Mentre Baird faceva parlare i manichini a Londra, dall’altra parte dell’Atlantico un giovane americano stava per entrare in scena. Philo Farnsworth, un ragazzo di campagna con la testa piena di elettroni, stava lavorando a un sistema completamente elettrico. Nel 1927, riuscì a trasmettere una linea nera. Non sembra granché, ma era come il primo vagito della TV moderna.
Nel frattempo, Vladimir Zworykin, un ingegnere russo-americano, stava sviluppando il suo “iconoscopio”. Era come una versione potenziata dell’idea di Farnsworth, ma con un piccolo problema: Zworykin aveva fatto una visita al laboratorio di Farnsworth poco prima di brevettarla. Coincidenza? La storia della TV è anche una storia di spionaggio industriale e battaglie legali. A proposito di battaglie…
La battaglia dei tubi
La corsa alla TV perfetta era iniziata. Era come una gara di Formula 1, ma invece di auto i concorrenti guidavano tubi catodici. Farnsworth con il suo “dissector tube”, Zworykin con l’iconoscopio, e poi arrivò l’image orthicon, sviluppato nei laboratori RCA. Quest’ultimo era così sensibile che poteva quasi vedere al buio. Era nato per guidare missili, ma finì per guidare l’industria televisiva per decenni.
La BBC, nel frattempo, flirtava con il sistema di Baird. Dal 1929 al 1937 passò da un sistema a 30 linee a uno a 240. Era come passare da un flipbook a un film muto. Ma alla fine, l’amore per la meccanica finì, e la BBC passò al sistema completamente elettronico di Marconi-EMI, un sistema di trasmissione televisiva analogica a 405 linee.
Baird, instancabile, si buttò poi sullo sviluppo della TV a colori. Nel 1928, aveva già dimostrato un sistema meccanico a colori. Non prese piede, ma l’idea era lì. E alla fine, pian piano, dagli anni ’50 in poi ha invaso i salotti di tutto il mondo.
La storia della TV è la storia di un’invenzione senza padre
Lo avrete capito da tutti questi “batti e ribatti”. La storia della TV è come quella di un grande minestrone, dove ogni cuoco ha aggiunto un pezzo. Nipkow con il suo disco, Baird con il suo manichino parlante, Farnsworth con i suoi elettroni danzanti, e tanti altri, anche il nostro Guglielmo Marconi. È una storia di genio, competizione, e a volte un po’ di fortuna. La storia della TV è una storia di visione, nel vero senso della parola. È la storia di come abbiamo imparato a vedere oltre l’orizzonte, a portare il mondo nelle nostre case, e forse, a vedere un po’ meglio noi stessi. E chissà cosa ci riserva il futuro? Magari un giorno guarderemo l’ologramma di un manichino che ci racconta proprio questa storia. In 3D, ovviamente.
Oggi, mentre guardiamo serie TV in streaming sul nostro smartphone, è facile dimenticare quanto fosse rivoluzionaria l’idea di vedere immagini in movimento trasmesse da lontano. La prossima volta che accendete la TV, o aprite un’app di streaming, ricordatevi di quel disco forato e del manichino che sopportava stoicamente il caldo. È grazie a loro se oggi possiamo vedere il mondo intero stando comodamente seduti sul divano. A voi la linea!