Se consideriamo il percorso temporale della storia umana, solo un battito di ciglia separa l’acqua pura come unica bevanda dalla moderna esplosione delle bibite zuccherate. Questo repentino cambiamento ha colto di sorpresa il nostro corpo, creando un paradosso evolutivo che sta influenzando la salute globale. Cosa dicono le ricerche? E come evolverà in futuro il nostro rapporto con questi intrugli così irresistibili per tante persone?
Un viaggio nel tempo liquido delle bibite
La nostra storia d’amore con le bibite è più breve di quanto pensiamo. Per circa 315.000 anni noi umani abbiamo bevuto solo acqua dopo lo svezzamento. Non proprio l’acqua cristallina che sgorga dai rubinetti moderni: piuttosto un cocktail naturale di H2O, sedimenti e batteri vari. Un’avventura gustativa che oggi farebbe rabbrividire anche il più coraggioso degli esploratori. 13.000 anni fa ha iniziato a provare la prima alternativa: una sorta di birra molto leggera. Ma poi, boom! In un batter d’occhio evolutivo, ci siamo ritrovati circondati da un oceano di bibite colorate, frizzanti e cariche di calorie. Il nostro corpo, abituato a millenni di dieta liquida a zero calorie, si è trovato come un pesce fuor d’acqua… o meglio, come un umano in un mare di zucchero.
L’inganno dolce delle calorie liquide
Il professor Richard D. Mattes della Purdue University ha messo il dito nella piaga, o meglio, nella lattina. “Le calorie liquide non hanno forti proprietà sazianti, non sopprimono la fame e non suscitano risposte dietetiche compensative”, ha dichiarato. In parole povere, il nostro corpo non sa come gestire questo tsunami di dolcezza liquida. Pensateci: quando bevete un bicchiere d’acqua, il vostro corpo non pensa “Oh, ho bevuto, quindi posso mangiare di meno”. Lo stesso vale per le bibite, ma con una differenza cruciale: sono piene di calorie che il nostro corpo non “registra” come cibo.
Mattes, comunque, non si è limitato alle dichiarazioni. Già nel “lontano” 2000 ha condotto uno studio che avrebbe fatto brillare gli occhi a Willy Wonka. Per quattro settimane, ha dato a un gruppo di persone 450 calorie di caramelle gommose, e a un altro gruppo la stessa quantità di calorie in bibite. Il risultato? Chi mangiava le caramelle si sentiva più sazio e compensava mangiando meno durante il giorno. Chi beveva le bibite? Non solo non compensava, ma addirittura mangiava leggermente di più. È come se il corpo dicesse “Ehi, non ho mangiato nulla, ho solo bevuto qualcosa di dolce. Ho ancora fame”.
L’evoluzione tradita dalle bollicine
Ma perché il nostro corpo è così “ingenuo” e disarmato di fronte alle bibite? La risposta sta nella velocità con cui queste calorie liquide attraversano il nostro sistema digestivo. Metaforicamente parlando, è come se prendessero un’autostrada invece della strada panoramica, evitando di attivare gli ormoni che ci danno il senso di sazietà. Questo “bug” nel nostro sistema operativo biologico, ci dice uno studio del 2007, aveva un senso quando l’unica cosa che bevevamo era acqua. Ci permetteva di bere senza perdere l’appetito per il cibo solido, vitale per la sopravvivenza. Ma ora, con le bibite zuccherate ovunque, questo antico adattamento si è trasformato in un tallone d’Achille metabolico.
Le conseguenze di questa mancata evoluzione? Si vedono sulla bilancia. Uno studio su oltre 50.000 donne ha mostrato che aumentare il consumo di bibite zuccherate da una a settimana a una o più al giorno porta a consumare in media 358 calorie extra al giorno. Al contrario, ridurre il consumo porta a mangiare 319 calorie in meno al giorno.
Bibite, perché non ci siamo evoluti?
La domanda sorge spontanea: perché non ci siamo evoluti per gestire meglio queste calorie liquide? La risposta è semplice e un po’ scomoda: non c’è stata una vera pressione evolutiva. Detta così suona cruda, ma il fatto è che le persone che bevono bibite zuccherate vivono comunque abbastanza a lungo da riprodursi. Lo dico dal punto di vista tecnico, non è un desiderio che non si riproducano: anche io bevo delle bibite. L’evoluzione, si sa, non è interessata alla nostra linea, ma solo a farci sopravvivere abbastanza da passare i nostri geni.
Ad ogni modo, c’è speranza all’orizzonte. A parte quella legata all’introduzione di una sugar tax, intendo. Il consumo di bibite è in calo. La spia nasce proprio dai più abnormi consumatori di bibite, gli americani: sono passati da circa 190 litri pro capite all’anno (si, avete letto bene) nel 1999 ai circa 150 litri oggi. Per intenderci, in Italia ne consumiamo 54 litri (siamo quelli che bevono meno bibite in Europa). È un inizio, ma c’è ancora strada da fare. In fondo, siamo noi a dover prendere in mano la situazione. L’evoluzione ci ha dato un cervello capace di comprendere questi meccanismi. Sta a noi usarlo per fare scelte consapevoli, magari riscoprendo il sapore dell’acqua. Dopotutto, ha funzionato per i nostri antenati per centinaia di migliaia di anni. Chi siamo noi per discutere con un tale successo evolutivo?