“L’universo è un posto più semplice di quanto pensiamo,” dice con inusitata calma il professor Rajendra Gupta. E non nasconde il sorriso di chi si sente forte dopo anni di ricerca intensiva. Seduto nel suo ufficio all’Università di Ottawa, circondato da lavagne piene di equazioni, Gupta ha appena lanciato una bomba nel mondo della fisica teorica. La sua ultima pubblicazione non solo sfida l’esistenza della materia oscura, ma propone anche un universo quasi due volte più vecchio di quanto attualmente accettato. È l’ultimo capitolo in una lunga storia di teorie alternative, ma gli “attacchi” ai modelli tradizionali si stanno moltiplicando, e una ragione dovrà pur esserci.
Rajendra Gupta e l’ennesima sfida al modello standard
Il professor Rajendra Gupta non è certo uno che si tira indietro di fronte alle sfide. La sua ricerca, pubblicata su The Astrophysical Journal (ve la linko qui), sta scuotendo le fondamenta della cosmologia moderna. Cosa rende le sue idee così destabilizzanti? Per capirlo, dobbiamo fare un passo indietro.
Il modello cosmologico standard, quello che la maggior parte di noi ha studiato a scuola (forse), si basa su tre pilastri: la materia ordinaria (quella che possiamo vedere e toccare), la materia oscura (quella che non possiamo vedere ma di cui osserviamo gli effetti gravitazionali) e l’energia oscura (la misteriosa forza che causerebbe l’espansione accelerata dell’universo). Secondo questa visione “tradizionale”, l’universo ha circa 13,8 miliardi di anni.
Rajendra Gupta propone qualcosa di radicalmente diverso. Il suo modello, che combina le teorie delle “costanti di accoppiamento covarianti1” (CCC) e della “luce stanca2” (TL), suggerisce che l’universo potrebbe avere 27 miliardi di anni. E la parte più sorprendente? Non c’è bisogno di materia oscura o energia oscura per spiegare ciò che osserviamo.
Ripensare le costanti dell’universo
Una delle idee più affascinanti di Gupta è che le costanti fondamentali della natura potrebbero non essere così… costanti.
“Contrariamente alle teorie cosmologiche standard, dove l’espansione accelerata dell’universo è attribuita all’energia oscura, i nostri risultati indicano che questa espansione è dovuta all’indebolimento delle forze della natura, non all’energia oscura,” spiega il professore.
Questo approccio potrebbe spiegare fenomeni che hanno lasciato perplessi gli scienziati per decenni, come il modo in cui le galassie ruotano o come la luce si comporta su distanze cosmiche.
Un universo senza oscurità
La bomba, per così dire, è l’eliminazione della necessità della materia oscura. Da quando Fritz Zwicky3 notò negli anni ’30 che le galassie in un ammasso si muovevano in modi che non corrispondevano alla massa visibile, la materia oscura è stata la spiegazione preferita per molti fenomeni cosmici. Rajendra Gupta, tuttavia, offre una prospettiva alternativa. Una parte significativa della ricerca di Gupta si concentra sui “redshift”, gli “spostamenti verso il rosso”, ovvero sui fenomeni in cui la luce si allunga verso l’
estremità rossa dello spettro mentre viaggia nello spazio: Analizzando i dati su come le galassie sono distribuite a bassi redshift e i modelli osservati nell’universo primordiale ad alti redshift, costruisce un caso contro l’esistenza della materia oscura.
Ci sono diversi articoli che mettono in discussione l’esistenza della materia oscura, ma il suo è il primo, afferma, ad eliminare la sua esistenza cosmologica pur essendo coerente con le principali osservazioni cosmologiche che abbiamo avuto il tempo di confermare.
Le implicazioni di un universo più vecchio
Se il modello di Rajendra Gupta si rivelasse corretto, le implicazioni sarebbero enormi. Non solo cambierebbe la nostra comprensione dell’età dell’universo, ma potrebbe anche offrire nuove spiegazioni per fenomeni come la radiazione cosmica di fondo a microonde o la formazione e l’evoluzione delle galassie. Tuttavia, come ogni teoria rivoluzionaria, il lavoro di Gupta non è esente da critiche. La comunità scientifica sottolinea che c’è una ricchezza di dati a sostegno dei modelli attuali. Il modello CCC+TL dovrà fornire previsioni verificabili che possano essere confermate o confutate attraverso osservazioni ed esperimenti.
Rajendra Gupta e il futuro della cosmologia
Come per altri modelli, anche testare il modello CCC+TL non è per niente facile. La tecnologia però continua ad avanzare: telescopi più potenti e rilevatori più sensibili potrebbero presto fornire le prove necessarie per confermare o sfidare queste nuove teorie. Rajendra Gupta rimane ottimista. “La ricerca della comprensione dell’universo è come assemblare un puzzle gigante senza conoscere l’immagine finale,” riflette. “Ogni nuovo pezzo o idea ci aiuta a vedere un po’ di più, anche se significa ripensare parti che pensavamo di aver capito.”
Che il modello di Rajendra Gupta diventi una parte fondamentale della cosmologia o ci porti ad altre scoperte, è tutto parte dell’emozionante viaggio per comprendere il cosmo. E grazie a scienziati coraggiosi come Gupta, quel viaggio continua a sorprenderci e ispirarci. Anche le teorie più consolidate possono, DEVONO essere messe in discussione. E forse, proprio in questa capacità di sfidare costantemente ciò che pensiamo di sapere, risiede la vera bellezza della scienza.
- Costanti di accoppiamento: https://it.wikipedia.org/wiki/Costanti_di_accoppiamento ↩︎
- Teoria della Luce stanca: https://it.wikipedia.org/wiki/Luce_stanca ↩︎
- Fritz Zwicky: https://it.wikipedia.org/wiki/Fritz_Zwicky ↩︎