Immaginate un mondo dove ogni mente abita una realtà su misura. Un mondo dove le verità sono molteplici e i fatti sono tutti, tutti opinabili: un mondo dove l’Altro è solo un’ombra sul muro della caverna digitale. Benvenuti nel regno dell’individualismo: nel regno degli isolati, nell’avamposto del futuro post-umano.
Qui, l’Io regna sovrano e la tecnologia è il suo scettro. Qui, l’isolamento non è una condanna, ma una scelta. Una liberazione dalle catene del consenso, un’avventura nei territori inesplorati della soggettività. Proiettiamoci in questo scenario dal fascino perverso, e contempliamo il destino ultimo dell’individualismo.
L’era dell’iper-isolazionismo digitale: isolati e contenti?
Stiamo vivendo un momento storico di profonda transizione, in cui le tecnologie digitali stanno ridefinendo radicalmente il nostro modo di relazionarci con il mondo e con gli altri. Social media, realtà virtuali, notizie virtuali, algoritmi di personalizzazione: gli strumenti che dovevano connettere le persone, perfino quelli che dovevano farle incontrare, si stanno paradossalmente rivelando potenti catalizzatori di isolamento.
Invece di aprirci a prospettive diverse, spesso ci chiudono in bolle di conferma, dove le nostre opinioni vengono costantemente rinforzate da un flusso di informazioni su misura. Invece di favorire il confronto, alimentano la polarizzazione e la frammentazione del discorso pubblico. Il risultato è un panorama sociale di isolati, sempre più atomizzato, in cui ognuno si ritira (a quanto pare anche volentieri) nel proprio social di riferimento, nel proprio gruppo chiuso e sempre più piccolo. In definitiva, nel proprio universo di verità personali.
La seduzione dell’individualismo estremo
In questo contesto, l’iper-isolazionismo emerge come una filosofia seducente, che promette di liberare l’individuo dai vincoli del consenso sociale e dalle frustrazioni del confronto-scontro con gli altri. Armato di tecnologie sempre più sofisticate, il soggetto “iperconnesso” può finalmente crearsi una realtà a proprio piacimento, espellendo ogni traccia di dissonanza o contraddizione.
È un ideale di sovranità assoluta dell’Io, in cui l’Altro viene ridotto a un rumore di fondo, a un’entità marginale da filtrare o silenziare a piacimento. Un’estremizzazione dell’individualismo che promette un’esistenza senza attriti, senza conflitti, senza la fatica della negoziazione continua con prospettive diverse dalla propria. Bello, no? Mh. Non lo so. Forse no. Credo di no. No.
Il mondo senza gli altri
La visione apparentemente liberatoria nasconde in realtà profonde insidie. Un mondo di isolati. Riformulo: di monadi isolate, per quanto tecnologicamente sofisticate, rischia di essere un mondo impoverito, totalmente privato della linfa vitale del confronto e dello scambio con l’Altro.
Senza l’attrito costruttivo con idee diverse il linguaggio, di più: il pensiero si atrofizza e si fossilizza. Senza l’esposizione a punti di vista scomodi o contrari, la nostra capacità di empatia e comprensione reciproca si disintegra completamente. E senza la consapevolezza di far parte di un tessuto sociale più ampio, il senso di responsabilità verso la collettività si dissolve.
Dalla fine delle “grandi narrazioni” al trionfo della verità soggettiva
In un certo senso, l’ascesa dell’iper-isolazionismo digitale può essere vista come l’esito ultimo del percorso di decostruzione postmoderna delle “grandi narrazioni”. Il postmodernismo ha messo in discussione l’idea di verità oggettive e valori universali: oggi, l’era digitale porta questo processo alle estreme conseguenze.
Non si tratta più solo di riconoscere la molteplicità dei punti di vista, ma di legittimare la possibilità di vivere in realtà completamente separate e incomunicanti. Un relativismo radicale in cui ogni soggetto diventa l’unico arbitro della sua verità, senza più alcun bisogno di confrontarsi con prospettive esterne, o di aderire a sistemi di significato condivisi. Isolati e senza sistemi di significato condivisi: vi ricorda qualcosa? Facili prede di qualsiasi controllo. La massa critica scompare totalmente, si torna al medioevo: non si appartiene più a nulla, isolati e aggrappati al proprio fazzoletto di terra (virtuale) che chiunque può portare via in ogni momento.
Isolati e scontenti, serve una nuova ecologia della coesistenza
Di fronte a questo scenario, è urgente interrogarsi su come preservare spazi di dialogo e incontro autentico nell’era dell’iper-isolazionismo digitale. Come possiamo sfruttare le potenzialità delle tecnologie per creare connessioni significative, invece che muri e barriere? Come possiamo coltivare l’apertura mentale e l’empatia necessarie per confrontarci con ciò che è diverso e scomodo?
La vera sfida è quella di immaginare una nuova ecologia della coesistenza, in cui le tecnologie diventano strumenti per gestire la complessità invece che per semplificarla, per favorire lo scambio invece che per anestetizzarlo. Un equilibrio difficile ma necessario, perché il trionfo dell’individualismo è la più seria, grave, forse definitiva sconfitta dell’umanità.