La ketamina non è una novità per la scienza, ma il suo ruolo nella lotta alla depressione è una scoperta relativamente recente. Mentre gli antidepressivi tradizionali agiscono su serotonina e dopamina, la ketamina interviene sul glutammato, il neurotrasmettitore più abbondante nel cervello. Questo meccanismo unico la rende efficace anche nei casi più resistenti, dove altre terapie falliscono.
Uno spray, appena approvato negli USA dopo 31 trial clinici, è la prima opzione non orale per la depressione maggiore. Ma non è tutto oro ciò che luccica: i suoi effetti collaterali, come dissociazione e sonnolenza, richiedono cautela. Nonostante questo, per molti pazienti, potrebbe essere l’unica via d’uscita dall’oscurità.
La ketamina: da anestetico a terapia salva-vita
Per decenni, la ketamina è stata uno strumento essenziale negli ospedali come anestetico. Oggi, il suo derivato esketamina (due volte più potente) è al centro di una piccola rivoluzione nella psichiatria. Approvato dalla FDA come Spravato, questo spray nasale è l’unica terapia autonoma per la depressione resistente, una condizione che colpisce un terzo dei pazienti con depressione maggiore.
“La ketamina agisce su meccanismi cerebrali completamente diversi dagli antidepressivi tradizionali,” spiega Gregory Mattingly, psichiatra coinvolto nei trial clinici. “Per molti, è come accendere una luce in una stanza buia.”
Il farmaco è destinato a chi non ha tratto beneficio dopo almeno due antidepressivi orali, o a chi vive con pensieri autolesionisti. I risultati? In alcuni casi, i sintomi migliorano già dopo 24 ore.
I numeri che ridanno speranza
I dati del trial di fase 4 su Spravato parlano chiaro: dopo quattro settimane di trattamento, il 22,5% dei pazienti ha raggiunto la remissione contro il 7,6% del gruppo placebo. Numeri che confermano anni di ricerche, inclusi studi su oltre 100.000 pazienti in 77 Paesi.
Ma come funziona esattamente? La ketamina, come detto, modula il glutammato: un neurotrasmettitore cruciale per la plasticità cerebrale. Alcuni studi suggeriscono che possa persino stimolare la formazione di nuove connessioni neurali, contrastando il restringimento di aree cerebrali legato alla depressione.
“È come riparare una rete elettrica danneggiata,” spiega Bill Martin, neuroscienziato. “Il cervello riacquista flessibilità.”
Ketamina e società: tra stigma e curiosità
L’approvazione della FDA arriva in un momento in cui la ketamina è sotto i riflettori non solo per la scienza, ma anche per le cronache. Il miliardario Elon Musk, ad esempio, ha ammesso pubblicamente di farne uso per gestire ciò che definisce “una chimica cerebrale negativa”. Una dichiarazione che ha acceso il dibattito sull’uso terapeutico (e non) di questa sostanza.
Musk non è l’unico: sempre più cliniche private offrono terapie a base di ketamina, spesso senza supervisione rigorosa. Un fenomeno che preoccupa gli esperti, considerati i rischi di abuso e effetti collaterali.
Effetti collaterali: il rovescio della medaglia
Spravato, l’ho precisato in apertura, non è privo di controindicazioni. Dopo l’assunzione, il 40% dei pazienti riferisce sensazioni di distacco dalla realtà, vertigini o sonnolenza. Sintomi che di solito svaniscono in due ore, ma che richiedono monitoraggio clinico.
“La ketamina è potente, ed è per questo che va usata con cautela,” avverte Laura Lara-Castor, esperta di salute mentale. “Ma per chi non ha alternative, è una manna dal cielo.”
Il futuro della salute mentale
La ketamina apre la strada a una nuova generazione di terapie, inclusi psichedelici come MDMA e psilocibina, attualmente in sperimentazione. La sfida ora è bilanciare innovazione e sicurezza, evitando che l’entusiasmo superi la scienza: perché, lo dimostra il caso di Musk, il confine tra terapia e trend può essere labile.
Ad ogni modo, per chi lotta contro l’oscurità della depressione resistente, questo spray nasale potrebbe essere un faro. E la sua luce, finalmente, si sta accendendo.