Mai sentito parlare dell’Assedio di Caffa del 1346? I mongoli dell’Orda d’Oro scagliarono cadaveri infetti con la peste oltre le mura della città. Alcuni studiosi ritengono che sia stato quel primitivo esempio di arma biologica ad aver innescato la Morte Nera in Europa. Ecco, ora prendete quella strategia medievale e immaginate di potenziarla con intelligenza artificiale e editing genetico. Vi sentite male? Dovreste.
È esattamente ciò che tiene svegli la notte gli esperti dell’Università di Cambridge, tanto da spingerli a creare l’Engineered Pandemics Risk Management Programme. Un’iniziativa che prende il toro per le corna: studiare come prevenire e (nel caso) come sopravvivere alla prossima pandemia, magari creata deliberatamente.
Pandemia come arma biologica: le origini di un incubo programmato
Sono passati cinque anni dall’inizio della pandemia di Covid-19, e il fantasma di un altro disastro virale a rapida diffusione continua ad aleggiare sulle nostre teste come una spada di Damocle. Giovedì scorso abbiamo assistito al lancio ufficiale di un nuovo programma con base all’Università di Cambridge, concepito per aiutare il mondo a prepararsi all’eventualità peggiore.
Sebbene le origini del Covid restino ancora avvolte in un alone di mistero (e continueranno ad esserlo, temo) il programma di Cambridge nasce dalla convinzione che una futura pandemia potrebbe essere il risultato di uno sforzo deliberato, un’arma biologica progettata a tavolino da mani umane. Non esattamente il pensiero più rassicurante prima di andare a dormire, vero?
La ricerca si concentrerà in parte sulla prevenzione di una simile epidemia e in parte sullo sviluppo di piani di emergenza per il Regno Unito, nel caso in cui si verificasse lo scenario peggiore (deve essere una di quelle previsioni chieste dal governo UK agli scrittori di fantascienza). Tra il personale figurano esperti di fama mondiale in materie che spaziano dall’immunologia alla politica scientifica, dalla biotecnologia alle strategie di sopravvivenza post-apocalittica. Ok, l’ultima l’ho aggiunta io, ma non sarebbe male averne uno.
La guerra biologica non è una novità
La guerra biologica esiste da migliaia di anni, e c’è il precedente di cui vi ho parlato, che forse ha finito con lo sterminio di un terzo della popolazione europea. E questa volta potrebbe essere perfino peggio.
In un comunicato stampa, il comitato ha dichiarato che la minaccia moderna è senza precedenti, dati i progressi nell’intelligenza artificiale e nell’editing genetico. Non per essere apocalittico, ma abbiamo creato strumenti che permettono di modificare il DNA come se fosse un documento di Word, e ci si stupisce che qualcuno possa usarli per scopi nefasti? L’ingenuità umana non smette mai di sorprendermi.
C’è una grande opportunità di adottare un approccio coordinato per gestire i rischi posti dalle pandemie ingegnerizzate.
Queste le parole di Clare Bryant, professoressa del Dipartimento di Medicina di Cambridge e co-presidente del programma. La professoressa continua:
Abbiamo bisogno di esperti e agenzie di tutto lo spettro per lavorare insieme e sviluppare una migliore comprensione di chi o cosa potrebbe guidare tali eventi e quale sarebbe il loro probabile impatto. E abbiamo bisogno di politiche e reti basate sui dati che ci aiuterebbero a rispondere (o meglio ancora, prevenire) una tale eventualità.
Traduzione: siamo completamente impreparati e stiamo correndo ai ripari prima che qualcuno con un dottorato e un complesso di superiorità decida di giocare a “ricreiamo la spagnola, ma peggio”.
I 5 scenari più temuti dagli esperti
Ecco i cinque modi più probabili in cui un’arma biologica potrebbe scatenare la prossima pandemia, secondo gli esperti. Non sono esattamente letture da prima di dormire, ma è meglio essere informati che ignoranti.
Primo: il rilascio deliberato di patogeni modificati. Immaginate una versione potenziata dell’antrace o del vaiolo, progettata per resistere ai vaccini esistenti e diffondersi più rapidamente. Gli stati con programmi di armi biologiche potrebbero vedere in questi agenti un’alternativa economica alle armi nucleari.
Secondo: gruppi terroristici con accesso a laboratori clandestini. Con la democratizzazione delle tecnologie di editing genetico come CRISPR, anche piccoli gruppi potrebbero teoricamente modificare patogeni esistenti. Un incubo per la sicurezza globale, considerando (lo abbiamo visto) quanto sia difficile tracciare l’origine di un’epidemia.
Terzo: incidenti di laboratorio con patogeni potenziati. Non tutto deve essere intenzionale per essere catastrofico. Quella cosa che a me sembra folle, la ricerca sulla funzione di guadagno (quella che cerca di rendere i virus più trasmissibili per studiarli meglio) potrebbe portare a fughe accidentali di agenti super-contagiosi.
Quarto: intelligenza artificiale + biotecnologia. L’IA potrebbe accelerare la progettazione di nuovi patogeni identificando modifiche genetiche che renderebbero un virus più letale o trasmissibile. Una combinazione potenzialmente apocalittica nelle mani sbagliate.
Quinto: bio-hacking e democratizzazione della biotecnologia. Con l’abbassamento dei costi delle attrezzature per la biologia molecolare, anche individui isolati potrebbero tentare la creazione di un’arma biologica. E in effetti quello del “bio-terrorista solitario” è uno scenario che tiene svegli di notte molti esperti di sicurezza.
Strategie per affrontare l’inevitabile
Oltre a ricercare i più probabili “attori statali e non statali” che potrebbero lavorare per modificare patogeni dannosi e renderli un’arma biologica (o semplicemente rilasciarne uno accidentalmente), il programma esaminerà anche le strategie per affrontare una simile crisi una volta scatenata. All’inizio della pandemia di Covid-19, lo sapete, gli ospedali di tutto il mondo hanno dovuto far fronte a una carenza di dispositivi di protezione individuale, come i respiratori N95.
Gli esperti del gruppo lavoreranno su modelli che potrebbero aiutare a prevedere quali prodotti e altre infrastrutture potrebbero essere necessari in caso di un’altra pandemia, e come impostare le linee di rifornimento per garantire che non ci siano carenze di forniture. Ci sono voluti mesi per organizzare una risposta al Covid (un virus relativamente lento rispetto ad altri potenziali patogeni). E se la prossima volta avessimo solo giorni, non mesi?
La fiducia come ‘arma biologica’ ancora più potente
Il gruppo di Cambridge ha riconosciuto che la diffidenza nei confronti della scienza e la diffusione della disinformazione sono destinate a giocare un ruolo importante in caso di epidemia. E qui tocchiamo il paradosso più grande: potremmo avere i migliori piani di contenimento, i vaccini più efficaci, i sistemi di allarme precoce più sofisticati, ma se la popolazione non si fida delle istituzioni, è le istituzioni non agiscono con trasparenza, tutto questo sarà inutile.
La disinformazione è tanto pericolosa quanto qualsiasi virus, forse di più. Un patogeno può uccidere il corpo, ma la sfiducia nella scienza uccide la nostra capacità collettiva di risposta.
Non è chiaro quando il lavoro del programma sarà pubblicato o reso disponibile al pubblico. Considerando che gli esperti avvertono da anni che un’altra pandemia è probabile che si verifichi in questo secolo, penso di parlare a nome di tutti quando auguro loro buona fortuna. Ne avranno bisogno. Ne avremo bisogno tutti.
Il tempo è essenziale, e scarseggia
C’è qualcosa di profondamente inquietante nel fatto che dobbiamo iniziare a considerare una minaccia reale le pandemie ingegnerizzate come un’arma biologica. La verità è che il genio è ormai fuori dalla lampada. La tecnologia per modificare geneticamente i patogeni esiste, è accessibile e diventa ogni giorno più sofisticata. Non possiamo “disinventarla”, così come non possiamo disinventare la bomba atomica.
Quello che possiamo fare è prepararci. Creare sistemi di allerta precoce. Investire in infrastrutture sanitarie. Costruire riserve strategiche di dispositivi medici. Sviluppare piattaforme di risposta rapida per i vaccini. Ma soprattutto, dobbiamo ricostruire la fiducia nelle istituzioni scientifiche e sanitarie. Senza quella fiducia, siamo vulnerabili tanto quanto lo eravamo nel Medioevo quando i cadaveri volavano sopra le mura di Caffa.
Mi piace pensare che il programma di Cambridge rappresenti un primo passo significativo. Ma sono anche abbastanza cinico da chiedermi: sarà sufficiente? E soprattutto: arriverà in tempo? La corsa è iniziata, e nemmeno ci rendiamo conto che potremmo già essere in ritardo.