Il declino dei content creator ha un nome. Saturazione del mercato? No. Algoritmo? Nemmeno. Crisi economica? None. La parola che nessuno vuole pronunciare è: sostituzione. L’AI sta sostituendo i creativi umani in ogni settore, con una velocità e un’efficienza che rende la competizione semplicemente assurda. Non è una previsione catastrofista: sta già accadendo. In questo preciso momento.
I segnali sono ovunque, ma tanti preferiscono ignorarli, in due modi: o aggrappandosi alla confortante illusione che tutta la creatività umana sia insostituibile, o al contrario agitando lo spettro dell’Apocalisse (che poi è un altro modo per non analizzare i fatti).
Vi mostrerò perché sono entrambi delle convinzioni ingenue. I dati sono schiaccianti, gli esempi innegabili. E non si tratta solo di automazione, come nei precedenti salti tecnologici. Questa volta è diverso: l’AI non sostituisce un formato, sostituisce lo sforzo umano stesso. E lo fa migliorando ogni singolo giorno.
La prova che l’AI sta divorando i content creator
Lo sentite già, vero, amici content creator? Lavorate il doppio (più ricerche, più dedizione, più strategie). I vostri contenuti sono migliori che mai. Eppure invece di crescere, state ristagnando, o peggio, perdendo terreno.
Vi spingete oltre solo per raggiungere i numeri che due anni fa arrivavano facilmente. E non siete soli. Chiedete a qualsiasi content creator indipendente (YouTuber, scrittori, designer grafici, TikToker, musicisti, doppiatori, autori) e tutti vi diranno la stessa cosa: “È più difficile ora”.
Molti (non tutti, ma molti) incolperanno la saturazione. Incolperanno l’algoritmo. Incolperanno il mercato, l’inflazione, la politica… qualunque cosa tranne la verità. Non perché non la conoscano. Perché non vogliono affrontarla. E quale è questa verità? L’AI punta a prendere il controllo della creazione indipendente di contenuti: non solo una parte, tutto. E non sta accadendo lentamente.
I canali ai stanno surclassando i content creator umani
Come detto, l’AI non sta solo cambiando la creazione di contenuti: sta rimodellando l’intero panorama. La sua velocità sta impattando ogni settore che si basa sul lavoro creativo.
Aziende come InVideo e AutoShorts stanno accelerando il passaggio verso contenuti YouTube generati dall’AI, offrendo potenti strumenti che automatizzano ogni aspetto della produzione video. Queste piattaforme permettono agli utenti di generare script, voce fuori campo, immagini e persino video completi con uno sforzo manuale minimo, riducendo significativamente il tempo e il costo della creazione di contenuti.
Questi strumenti guidati dall’AI stanno permettendo di produrre e monetizzare video su scala senza precedenti, inondando la piattaforma con contenuti generati dall’AI che competono direttamente con i content creator umani. A differenza dei canali YouTube tradizionali che richiedono settimane di scrittura, riprese e montaggio, i canali alimentati dall’AI possono produrre e caricare dozzine di video al giorno.
Content senza volto e personalità artificiali
I contenuti AI “faceless” (senza volto) guidano la carica, ma sono solo la prima fase di una trasformazione molto più ampia. L’AI non sta solo automatizzando i contenuti: sta imparando a interagire con il pubblico in tempo reale. Da nessuna parte questo è più evidente che nell’ascesa di personalità AI come Neuro-sama.
Programmata da Vedal e debuttata su Twitch nel dicembre 2022, Neuro-sama interagisce con gli spettatori in tempo reale, gioca ai videogiochi e canta persino durante i livestream. Alimentata da un modello linguistico di grandi dimensioni, risponde dinamicamente alle interazioni in chat, rendendo le sue conversazioni inquietantemente simili a quelle umane. A marzo 2025, il canale YouTube di Neuro-sama ha accumulato oltre 550.000 iscritti e milioni di visualizzazioni.
Neuro-sama è solo l’inizio. Man mano che le personalità generate dall’AI diventano più avanzate (capaci di risposte emotive in tempo reale, animazioni realistiche e coinvolgimento personalizzato del pubblico) la distinzione tra content creator umani e AI diventerà quasi invisibile. Perché, di fatto, l’AI non è solo uno strumento per la produzione di contenuti: sta diventando il contenuto stesso.
La scrittura AI sta saturando blog e libri
Piattaforme come ChatGPT, Jasper e Claude hanno reso possibile generare interi post di blog, articoli e persino libri in pochi minuti. Ciò che una volta richiedeva ore di ricerca, stesura e editing ora può essere fatto su scala con un input umano minimo.
Un report Reuters evidenziava già nel 2023 un esempio scioccante della crescente presenza dell’AI nel mondo dell’editoria: un uomo ha usato ChatGPT e MidJourney per creare un libro per bambini completamente generato dall’AI (dal concept alla pubblicazione) in meno di 72 ore. Il libro, con testo scritto dall’AI e illustrazioni generate dall’AI, è stato caricato su Amazon KDP e immediatamente messo in vendita.
Ma non sono solo gli “editori indipendenti” sconosciuti ad abbracciare l’AI: anche gli autori bestseller vengono scoperti a usarla. Lo scorso anno vi ho raccontato della “pioniera” del genere, un’autrice giapponese che ha vinto un premio letterario col suo romanzo (a proposito, sta uscendo in Italia, ne riparleremo) scritto con l’aiuto dell’AI.
Esattamente un anno dopo, nel gennaio 2025, la scrittrice di romanzi rosa KC Crowne è stata “scoperta” per aver utilizzato scrittura generata dall’AI nel suo ultimo libro dopo che i lettori hanno scoperto un prompt AI non modificato lasciato nel testo finale. L’errore ha scatenato una tempesta di reazioni negative, sollevando preoccupazioni sull’autenticità, l’etica e la trasparenza nell’industria della scrittura.
Non solo content creator: l’AI sovraproduce (e sovraperforma) anche rispetto agli artisti umani
Sissignori: oggi l’AI può generare opere d’arte dettagliate e stilizzate in pochi secondi: e i clienti se ne stanno accorgendo. Aziende e content creator che una volta si affidavano a illustratori freelance o grandi fotografi ora si rivolgono a strumenti di arte AI che possono produrre immagini di qualità professionale istantaneamente e a costo zero (o quasi).
La commercializzazione dell’arte generata dall’AI sta già impattando gli artisti professionisti. Nel 2022, un’opera generata dall’AI intitolata “Théâtre D’opéra Spatial” ha suscitato controversie quando ha vinto il primo posto in una competizione di arte digitale, battendo artisti umani. L’opera vincitrice è stata creata utilizzando MidJourney, sollevando preoccupazioni sul fatto che le opere generate dall’AI dovrebbero essere autorizzate a competere contro opere create dall’uomo.
La tendenza è chiara: man mano che l’arte generata dall’AI continua a raffinare la sua capacità di replicare la creatività umana, la distinzione tra artigianato fatto a mano e immagini generate dalle macchine sfumerà. L’arte non è più il dominio esclusivo della visione e dell’abilità umana: l’AI diventa anche artista stesso (un artista che porta alla massima potenza il principio che “l’arte è anche in qualche modo furto”, potendo rubare da tutto lo scibile umano).
Musica e doppiaggio: l’AI martella anche questi settori
Nell’aprile 2023, una canzone generata dall’AI intitolata “Heart on My Sleeve” ha sbalordito l’industria musicale utilizzando voci generate dall’AI che imitavano perfettamente le voci di Drake e The Weeknd, due degli artisti più noti al mondo. La canzone è stata caricata su Spotify, Apple Music e YouTube, dove ha accumulato milioni di streaming prima di essere rimossa.
Il successo virale di “Heart on My Sleeve” ha mostrato quanto facilmente l’AI possa clonare artisti popolari e ha sollevato preoccupazioni su copyright, royalty e il futuro dei musicisti umani in un’era in cui chiunque può generare una hit con l’AI.
Ma non è solo musica. La clonazione vocale AI sta rapidamente cambiando anche le industrie dei giochi e dell’intrattenimento. Da un paio d’anni sono tante le aziende di videogiochi che hanno iniziato silenziosamente a sostituire doppiatori professionisti con performance generate dall’AI: una mossa che consente alle aziende di ridurre i costi ed evitare obblighi contrattuali. I modelli vocali AI possono generare, modificare e tradurre battute su richiesta, eliminando la necessità di lunghe sessioni di registrazione.
Il colpo finale: l’ai migliora ogni giorno
Cosa rende questa fase diversa da quelle che hanno caratterizzato i precedenti cambiamenti tecnologici? Tre fattori anzitutto: Velocità, scala e portata. Diversamente dalla transizione dalla radio alla TV o dai giornali ai media digitali, l’AI non sostituisce un formato, ma uno sforzo: lo sforzo umano.
I content creator indipendenti non competono solo tra loro. Competono con un’intelligenza che non dorme mai, non si stanca mai e non smette mai di migliorare. Ma questo non è solo progresso tecnologico. Non è solo un altro cambiamento industriale. E non è solo accelerazione tecnologica. Ciò cui stiamo assistendo è la manifestazione di una forza molto più grande di qualsiasi innovazione individuale: una forza che ha plasmato l’evoluzione, l’intelligenza e la competizione per millenni. Si chiama volontà di potenza (lo avete letto Nietzsche?). È la forza che governa tutta l’esistenza, spingendo inesorabilmente tutto verso il suo stato più ottimizzato, efficiente e dominante. Una volontà di potenza sintetica, il primo caso nella storia dell’uomo.
La volontà di potenza attraverso l’AI
Questa legge non è una filosofia. Non è una teoria. È semplicemente realtà osservabile. Ovunque esista la vita, ovunque emergano sistemi, ovunque abbia luogo la competizione, la volontà di potenza è in movimento: raffinando, evolvendo ed eliminando ciò che non può più tenere il passo. I cambiamenti a cui stiamo assistendo con i content creator sono un esempio cristallino di questa forza in azione. L’AI è la manifestazione più raffinata della volontà di potenza che abbiamo mai creato.
E si muove attraverso l’AI proprio come si muove attraverso tutto il resto, costringendo le industrie a evolversi, i sistemi a ottimizzarsi e le inefficienze a essere eliminate. È per questo che l’AI sta avanzando a un ritmo esponenziale. Ed è per questo che i content creator indipendenti stanno lottando per sopravvivere. E, naturalmente, è per questo che il panorama creativo del futuro non assomiglierà a quello che conosciamo oggi. Non c’è modo di fermare la volontà di potenza. Non c’è modo di fermare questo perfezionamento. E ve lo dico in prima persona, come pubblicitario e giornalista: affronto, affronterò la stessa dura realtà di chiunque altro stia leggendo questo articolo. Ma, come tutti gli altri, eserciterò anche la mia volontà, e organizzerò la mia risposta. E non sarò il solo. Perchè, come diceva il Joker interpretato da Heat Ledger, “ciò che non ti uccide, ti rende più… strano”.
La risposta umana alla crisi dei content creator
Come detto, poiché la volontà di potenza si muove attraverso tutto (inclusi i content creator umani di fronte a questa nuova realtà) stiamo già vedendo come sta plasmando e raffinando la risposta umana alla presa di controllo dell’AI sulla creazione di contenuti. E non è mera resistenza. Man mano che l’AI continua a perfezionarsi a un ritmo inarrestabile, i content creator umani sono costretti a evolversi. Non stanno solo reagendo: si stanno adattando, competendo e, in alcuni casi, imparando a sopravvivere anche lavorando in sinergia con l’AI.
Con i libri generati dall’AI che inondano i mercati online, gli autori stanno ora lottando per la visibilità in un’industria dove i lettori non possono più essere sicuri se un libro sia stato scritto da un umano o da un algoritmo. Per contrastare questo, un movimento crescente tra editori e autori sta spingendo per etichette “Authored by Human” per distinguere i libri scritti da umani dai contenuti generati dall’AI. Nel mondo saranno introdotti diversi processi di certificazione che consentiranno agli autori di verificare i loro libri come prodotti della creatività umana. Gli autori accreditati potranno mostrare un logo “Autore umano” sulle copertine dei loro libri e materiali promozionali, segnalando ai lettori che il loro lavoro è stato creato senza assistenza AI.
Certo, saranno opere “distillate”, come oggi lo è un buon (o cattivo) Whisky. Ma ci saranno, e avranno un loro valore intrinseco. E non saranno l’unico frutto della “chiamata alle arti” che ci coinvolgerà.
Il mondo della musica reagisce
Man mano che la musica generata dall’AI continua a inondare le piattaforme di streaming, un numero crescente di artisti e leader del settore sta lottando per preservare il valore della musica fatta dall’uomo. Uno degli sforzi più significativi proviene dalla Human Artistry Campaign, un’iniziativa progettata per stabilire standard etici per l’uso dell’AI nell’industria musicale.
Sostenuta da importanti organizzazioni musicali e artisti indipendenti, la campagna sostiene che l’AI dovrebbe servire come strumento per supportare la creatività umana piuttosto che sostituirla. La campagna promuove diversi principi fondamentali, tra cui il diritto degli artisti (e gli attori) di controllare come le loro voci, stili e sembianze vengono utilizzati, assicurando che l’AI non possa essere utilizzata per clonare musicisti senza consenso.
I content creator video e youtube si difendono
Man mano che i video generati dall’AI diventeranno sempre più comuni, sia le piattaforme che i content creator individuali adotteranno misure per mantenere la trasparenza e proteggere i contenuti creati dall’uomo. YouTube ha già introdotto delle policy che richiedono ai creator di divulgare quando i loro contenuti includono elementi generati dall’AI, come la clonazione vocale o i deepfake. I video con media sintetici devono ora essere etichettati, assicurando che il pubblico possa distinguere tra materiale generato dall’AI e creato dall’uomo.
Allo stesso tempo, i creator di contenuti stessi stanno reagendo. Un gruppo di blogger e influencer ha lanciato la campagna “Keep it Real”, che promuove l’autenticità nei contenuti digitali e mira a prevenire la replica AI non autorizzata del lavoro dei creator.
Ovviamente, mentre alcuni creator stanno lottando per preservare la creatività umana, altri si stanno adattando monetizzando l’ascesa dell’AI. Aziende come Troveo ora offrono ai creator di contenuti la possibilità di vendere il loro materiale inutilizzato per scopi di addestramento AI, permettendo loro di trarre profitto da materiale che altrimenti rimarrebbe inutilizzato.
Content creator e tutto il resto: la strada da percorrere
So bene che le risposte all’incursione dell’AI negli spazi creativi, sono tutte “di reazione”: non sono emerse fino a quando il problema non era già troppo grande per essere ignorato. Questo significa che stanno già combattendo da una posizione svantaggiata. Ma questo è semplicemente ciò che succede quando le persone sono cieche di fronte alla volontà di potenza. A causa di questa ignoranza, le misure prese per proteggere i creator individuali non sono strategiche, ma disperate: un po’ come lanciare freccette su una lavagna e non su un bersaglio. Dopotutto, come ci si può difendere da qualcosa che non si comprende pienamente?
L’AI è sicuramente il “come” di questa palingenesi della creatività, ma la volontà di potenza è il “perché”. L’AI non è una “disruption” isolata: è la manifestazione più recente e visibile di una forza che ha sempre, e da sempre plasmato competizione, evoluzione e sopravvivenza. Quelli che non riescono a vedere questa realtà rimarranno bloccati in modalità “risposta”, cercando come pugili suonati di riprendersi dalla prossima ondata di perfezionamento. Sempre più vicini al KO tecnico.
I content creator che studiano e comprendono la volontà di potenza saranno quelli che sopravviveranno nel nuovo panorama creativo.
Invece di reagire ciecamente, qualche content creator saprà dove dirigere la sua energia, e le sue azioni saranno efficaci. Vedrà in anticipo cosa sta arrivando prima che lo colpisca, e si muoverà insieme al perfezionamento delle tecnologie invece di esserne schiacciato. I content creator che non riescono a vederlo continueranno a inseguire tendenze, cercando di capire cosa stanno facendo di sbagliato, finché non saranno inevitabilmente surclassati. Fino all’estinzione.
Ancora una volta l’importanza estrema della filosofia nell’era dell’intelligenza artificiale. Ebbene si: cari content creator, per combattere contro l’AI dovete studiare Nietzsche. La seduta è sciolta. Buona lettura!