Nove mesi. Duecentosettanta giorni in più rispetto al piano originale. È il tempo extra che Butch Wilmore e Suni Williams hanno trascorso orbitando a 400 km dalla Terra, guardandola ruotare sotto di loro mentre il loro mezzo di trasporto (la capsula Starliner della Boeing) veniva dichiarato inaffidabile e rispedito a casa vuoto. La missione Crew-10, partita venerdì sera dopo due tentativi falliti, rappresenta la loro via di fuga, il loro tanto atteso passaggio verso il ritorno.
Non è una missione di salvataggio drammatica come nei film, ma una normale rotazione che assume però contorni straordinari per chi attende da troppo tempo.
Crew-10, un lancio atteso da giorni
Buona la terza: dopo due tentativi andati a vuoto (il primo per un problema al sistema idraulico, il secondo per condizioni meteorologiche avverse) il razzo Falcon 9 di SpaceX è finalmente decollato dal Kennedy Space Center in Florida. Erano le 19:04 di venerdì 14 marzo quando i motori hanno iniziato a spingere verso l’alto i quattro astronauti della missione Crew-10: Nichole Ayers e Anne McClain della NASA, Kirill Peskov di Roscosmos e Takuya Onishi dell’Agenzia Spaziale Giapponese.
Se tutto procederà secondo i piani, la capsula Dragon si aggancerà alla Stazione Spaziale Internazionale alle 23:30 di sabato 15 marzo, permettendo finalmente l’avvio delle procedure per il ritorno a casa di Wilmore e Williams.
Una permanenza forzata
Sorrido amaramente nel pensare che quella che doveva essere una missione di appena otto giorni si sia trasformata in una permanenza di quasi 300 giorni consecutivi. Wilmore e Williams erano arrivati sulla ISS il 5 giugno 2024 con il primo volo di prova con equipaggio della Starliner di Boeing. Ma subito dopo l’entrata in orbita, una serie di problemi tecnici (ben cinque perdite di elio e cinque guasti dei propulsori del sistema di controllo della reazione) hanno compromesso l’affidabilità della capsula.
Siamo partiti preparati a restare a lungo, anche se avevamo pianificato di restare poco. Questo è ciò che facciamo nei voli spaziali umani. Di questo tratta il programma di voli spaziali umani: pianificare per imprevisti e contingenze inaspettate. E lo abbiamo fatto.
Queste le parole di Wilmore durante una conferenza stampa trasmessa dalla ISS il 4 marzo. Parole che rivelano la professionalità e la resilienza di questi astronauti veterani, ma che non possono nascondere la frustrazione per una situazione che ha trasformato una breve missione di collaudo in un soggiorno forzato.
Il ritorno a casa
Dopo una cerimonia di passaggio di consegne dal Crew-9 al Crew-10, Wilmore e Williams, insieme all’astronauta della NASA Nick Hague e al cosmonauta di Roscosmos Aleksandr Gorbunov, torneranno a casa a bordo della capsula Crew-9 già attraccata, con partenza prevista per il 19 marzo.
Non vediamo l’ora di dare il bentornato a questi sciagurati “naufraghi” di Boeing.