Le connessioni neurali sono come le strade di una città: quando un trauma danneggia queste vie di comunicazione, l’intero sistema ne risente. E se esistesse un modo per ripristinare queste connessioni, o addirittura migliorarle? I funghi terapeutici potrebbero rappresentare la risposta che i neuroscienziati cercano da decenni.
Una ricerca preliminare della Northeastern University ha rivelato che la psilocibina, il principio attivo presente in alcuni funghi, non solo ripara le connessioni cerebrali danneggiate da traumi ripetuti, ma addirittura crea un cervello “iperconnesso”. Un potenziale che potrebbe cambiare il destino di milioni di persone, dagli atleti professionisti agli anziani a rischio di demenza.
Dai traumi cerebrali alle connessioni “riparate”
I ricercatori hanno condotto un esperimento illuminante. Hanno sottoposto sedici ratti femmine adulti a quella che definiscono una lesione del tipo “colpo alla testa, pacchetto di ghiaccio” (traumi lievi ma ripetuti per tre giorni consecutivi), senza anestesia. Un protocollo pensato per simulare i tipi di traumi che comunemente colpiscono atleti, personale militare, anziani e vittime di violenza domestica.
La vera innovazione è arrivata dopo. Mezz’ora dopo ogni trauma giornaliero, metà dei ratti ha ricevuto un’iniezione di psilocibina. I risultati hanno lasciato gli scienziati sbalorditi.
“Ha fatto cose davvero incredibili,” afferma lo psicologo Craig Ferris della Northeastern University. “Abbiamo scoperto che con i traumi cranici… le connessioni funzionali diminuiscono in tutto il cervello. Si somministra la psilocibina e non solo ritorna alla normalità, ma il cervello diventa iperconnesso.”
Le scansioni cerebrali hanno rivelato differenze notevoli tra i ratti trattati con psilocibina e quelli che non hanno ricevuto il trattamento. Mentre i ratti non trattati mostravano poche connessioni di rete con il talamo e la corteccia sensomotoria, nei ratti trattati queste connessioni apparivano “molto pronunciate” e più simili a quelle dei ratti che non avevano subito alcun trauma.
psilocibina . La ridotta connettività in numerose regioni del cervello da lievi lesioni cerebrali ripetitive è stata invertita dal trattamento con psilocibina. (Brengel et al., bioRxiv , 2025)
Funghi terapeutici, effetti profondi oltre alla “connettività”
Non si tratta solo di ripristinare connessioni. La psilocibina ha dimostrato di ridurre significativamente il gonfiore cerebrale nei ratti trattati, in particolare in regioni critiche come l’ippocampo, la corteccia somatosensoriale, la corteccia prefrontale, il talamo, il cervelletto, il sistema olfattivo e i gangli della base.
Forse ancora più sorprendente è stata la scoperta riguardante la proteina tau fosforilata, un marker associato alla demenza. I ratti che avevano subito traumi senza trattamento con psilocibina mostravano un significativo aumento di questa proteina, mentre nei ratti trattati i livelli erano notevolmente più bassi.
Questo suggerisce che i benefici della psilocibina potrebbero estendersi ben oltre i traumi cerebrali, potenzialmente fino a disturbi neurodegenerativi come la demenza, il Parkinson e l’encefalopatia traumatica cronica.
Un ponte tra laboratorio e applicazione clinica
Gli autori della ricerca, il cui studio non è ancora stato sottoposto a revisione paritaria, ritengono di aver creato un modello traslazionale che “collega con successo il laboratorio al letto del paziente replicando le osservazioni cliniche e identifica la psilocibina come un promettente agente terapeutico per lesioni lievi ripetute alla testa e le sue conseguenze neurodegenerative.”
Se questi risultati si confermassero negli esseri umani, le implicazioni sarebbero enormi. La possibilità di prevenire danni cerebrali a lungo termine attraverso un intervento precoce con psilocibina potrebbe cambiare radicalmente l’approccio ai traumi cerebrali in ambito sportivo, militare e geriatrico.
La strada verso l’applicazione clinica è ancora lunga, ma questi primi risultati aprono scenari affascinanti in cui i funghi terapeutici possono diventare alleati preziosi nella battaglia contro i danni cerebrali e le malattie neurodegenerative.