Vi sentite al sicuro dal cancro ai polmoni perché non avete mai fumato? Forse è il momento di ripensarci. Mentre celebriamo il declino del fumo in molte parti del mondo come una vittoria per la salute pubblica, una minaccia silenziosa sta emergendo nelle statistiche oncologiche globali. Un nuovo studio internazionale ha rilevato un inquietante aumento dei casi di cancro ai polmoni tra persone che non hanno mai acceso una sigaretta in vita loro. Non è un’anomalia statistica o una fluttuazione casuale nei dati: è una tendenza consolidata che sta ridisegnando il panorama epidemiologico di una delle malattie più letali del pianeta. L’adenocarcinoma, un tipo specifico di cancro che colpisce le ghiandole nei polmoni, è ora il più diffuso al mondo, rappresentando il 45,6% dei casi negli uomini e il 59,7% nelle donne. E, paradosso dei paradossi, pur non essendo il tipo di cancro più comune nei fumatori, è decisamente il più frequente nei non fumatori. Che succede?
L’adenocarcinoma domina tra i non fumatori
Gli scienziati hanno setacciato i dati del Global Cancer Observatory (GLOBOCAN) del 2022 e altri registri oncologici dal 1988 al 2017. Il quadro emerso è chiaro: l’adenocarcinoma è diventato il tipo di cancro polmonare più diffuso al mondo, e il re indiscusso tra i non fumatori. Per la loro categoria, è la quinta causa di morte per cancro a livello mondiale.
Non è un dettaglio da poco, è un campanello d’allarme che suona a tutto volume. I ricercatori non si limitano a osservare il fenomeno, ma mettono sul banco degli imputati un fattore: l’inquinamento atmosferico crescente, particolarmente grave in Asia orientale e soprattutto in Cina, dove la qualità dell’aria è tra le peggiori al mondo.
L’Asia orientale nell’occhio del ciclone
Non è casuale che l’incidenza maggiore si registri in Asia, e in particolare in Cina. La correlazione tra adenocarcinoma e inquinamento atmosferico è stata già evidenziata da diversi studi precedenti. E la Cina, con i suoi livelli di smog spesso fuori scala, rappresenta purtroppo il candidato ideale per questo tragico primato. È un “gioco” crudele: mentre vinciamo una battaglia (quella contro il fumo), ne stiamo perdendo un’altra (quella per l’aria pulita). E il prezzo lo pagano anche coloro che hanno fatto scelte di vita salutari.
Una minaccia globale che richiede risposte locali
La ricerca si conclude con un appello all’azione che va oltre la lotta al tabagismo. Servono strategie mirate per controllare sia il tabacco che l’inquinamento atmosferico, adattate alle popolazioni con alti tassi di incidenza di cancro ai polmoni o rischi generazionali crescenti. Penso che ci troviamo di fronte a una lezione amara: in un mondo interconnesso, le scelte individuali (come non fumare) possono non bastare a proteggerci. Servono azioni collettive e politiche ambientali efficaci.
Lo studio è stato pubblicato su The Lancet Respiratory Medicine, e ci ricorda che la raccolta e l’analisi frequente dei dati rimane fondamentale per comprendere meglio come si evolve il cancro ai polmoni e come possiamo continuare a combattere uno dei tumori più comuni al mondo.