Il corpo è una macchina straordinaria, ma anche fragile. Basta un istante, un trauma alla colonna vertebrale, e tutto cambia: il mondo si trasforma in una gabbia immobile. La paralisi, questo nemico invisibile che attanaglia 20 milioni di persone nel mondo, sembrava una condanna definitiva. Fino a oggi. Quattro uomini giapponesi paralizzati hanno ricevuto qualcosa di rivoluzionario: un’iniezione di cellule staminali neurali riprogrammate. E due di loro hanno infranto l’impensabile barriera dell’immobilità. Uno sta nuovamente in piedi. L’altro muove braccia e gambe. La terapia cellulare, questa promessa che per anni è sembrata sempre “a cinque anni di distanza”, ora mostra i suoi primi, concreti risultati.
La scienza che fa tornare in piedi
Dietro questi risultati c’è la squadra di Hideyuki Okano, scienziato delle cellule staminali all’Università di Keio a Tokyo. La sperimentazione, presentata in conferenza stampa il 21 marzo (e non ancora sottoposta a revisione paritaria), ha dimostrato innanzitutto che il trattamento è sicuro. Non è poco, considerando che stiamo parlando di iniettare cellule estranee nel sistema nervoso di una persona.
Parliamo di cellule staminali pluripotenti indotte (iPS): adulte riportate allo stato embrionale e poi indirizzate a svilupparsi in cellule nervose. Due milioni di queste cellule neurali sono state iniettate nel punto esatto della lesione di ciascun paziente, con la speranza che si trasformassero in neuroni e cellule gliali funzionanti.
La scommessa era ambiziosa. I risultati illustrati su Nature? Contrastanti, come spesso accade nella ricerca più avanzata: due pazienti non hanno mostrato miglioramenti significativi, mentre gli altri due hanno vissuto quella che possiamo definire una rinascita.
Terapia cellulare, i numeri dietro la speranza
Nel 2019, quasi 1 milione di persone nel mondo ha subito lesioni al midollo spinale, con circa 20 milioni di individui che convivono con questa condizione. Sono numeri che fanno riflettere sulla portata di questa ricerca.
La prima operazione è stata eseguita nel dicembre 2021; le altre tre tra il 2022 e il 2023. Tutti e quattro i partecipanti erano maschi adulti, di cui due ultrasessantenni. L’intervento è avvenuto tra le due e le quattro settimane dopo il trauma, un timing probabilmente cruciale.
Questa è una ripresa drammatica
Ha commentato Okano riferendosi al paziente che ora può stare in piedi da solo e si sta allenando per camminare. Un’analisi preliminare suggerisce che il trattamento funziona, anche se serviranno studi più ampi per stabilire se i miglioramenti siano davvero conseguenza della terapia o di un naturale processo di recupero.
L’alba di un nuovo approccio
Mi viene da pensare ai tanti trial precedenti che hanno tentato strade simili, senza mai ottenere risultati davvero soddisfacenti. “Finora niente ha realmente funzionato”, conferma James St John, neuroscienziato traslazionale della Griffith University nella Gold Coast, Australia. Che aggiunge: “Questo è un grande risultato positivo. È molto emozionante per il campo.”
Tutti i soggetti hanno iniziato lo studio e la terapia cellulare con la classificazione di lesione più alta della scala AIS (American Spinal Injury Association), il livello A. Persone con questa classificazione non hanno alcuna funzionalità sensoriale o motoria sotto il punto della lesione. Due partecipanti sono rimasti in questa condizione, uno è migliorato fino al livello C (può muovere alcuni muscoli di braccia e gambe ma non riesce a stare in piedi autonomamente), mentre l’ultimo è arrivato al livello D (la normalità è E) e può stare in piedi da solo.
È solo l’inizio, certo. La strada è ancora lunga. Ma per la prima volta, i risultati non sono solo promesse o speranze teoriche: sono persone che tornano a muoversi. E questo cambia tutto.