“Il design non può più essere lo stesso. Deve ridefinirsi come pratica socialmente impegnata ed ecologica, come progetto di futuri alternativi.” Queste parole di Memo Colucci risuonano nella mia mente mentre osservo i render dell’H-move, un veicolo che incarna perfettamente la sua visione.
Colucci, che Futuro Prossimo ha avuto il piacere di incontrare nel recente passato, rappresenta un’eccellenza italiana nel campo del design sostenibile; una di quelle menti che abbiamo il piacere di considerare parte del futuro del nostro paese. La sua filosofia di Energy Design non è un mero esercizio stilistico ma un approccio che trascende il concetto tradizionale di progettazione. E H-move ne è l’ennesimo esempio.
L’idrogeno come tecnologia della speranza
Per Colucci, ispirato dalle teorie di Tomás Maldonado e dal suo libro “La speranza progettuale”, il design deve superare quell’impulso che ha portato alla proliferazione illimitata dei prodotti, alla moltiplicazione delle disuguaglianze e all’esaurimento delle risorse.
“Il design rappresenta un metodo di speranza per il futuro,” ci spiega Colucci
“È solo necessario orientarne la funzione verso un approccio organizzato sui temi essenziali tra i quali la mobilità, l’energia, l’alimentazione, la sanità e la sostenibilità in generale. Ora troppo spesso è autoreferenziale e finalizzato alla continua produzione di prodotti accattivanti da immettere nella società dei consumi.”
Il suo approccio incarna perfettamente il principio di Lavoisier, che qualcuno ha sintetizzato in “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, proponendo un design che studia sistemi e prodotti per la vita dell’uomo capaci di superare il concetto di consumo indiscriminato.
Ed è proprio in questo contesto che nasce H-move: non l’ennesimo veicolo “eco-friendly” che replica modelli superati, ma un ripensamento radicale della mobilità urbana attraverso l’idrogeno. Perché l’idrogeno? Perché rappresenta il combustibile ideale sotto molti punti di vista. Vanta la combustione più pulita ed efficace, ed è in grado di produrre elettricità (che a sua volta può contribuire generare altro idrogeno), creando così un ciclo energetico rinnovabile e innocuo per l’ambiente.
H-move, quando il design diventa sistema
H-move si presenta come un quadriciclo leggero (categoria L7e) alimentato da una cella a combustibile a idrogeno combinata con una batteria buffer. L’autonomia di 150-200 chilometri in ambito urbano è esattamente ciò che serve per muoversi efficacemente in città: niente promesse mirabolanti destinate a infrangersi sulla realtà quotidiana. La velocità massima di 90 km/h, ottimizzata per l’uso urbano, è perfettamente adeguata al contesto in cui è destinato a operare.
“Il progetto H-Move evoca i primi esempi di veicolo a quattro ruote,” ci rivela Colucci. “Se prendiamo ad esempio la vecchia Land Rover, si trattava di un veicolo adatto a lavorare nei campi ma capace anche di trasportare 7 o 9 persone, poteva essere scoperto o protetto da un tetto e poteva essere trasformato in pochi minuti di lavoro. Ora, se inseriamo in quel vecchio concetto anche l’aerodinamica e la sicurezza per i pedoni otteniamo un veicolo flessibile, modulare e metamorfico.”
Ciò che rende davvero interessante questo progetto è proprio la sua natura profondamente modulare. Il telaio, struttura portante in alluminio e compositi, è progettato con agganci rapidi per diversi moduli posteriori, trasformando il veicolo secondo necessità specifiche.
“Non si tratta di un prodotto continuamente rinnovabile sotto il profilo del design,” prosegue Colucci, “si tratta di acquistare un modulo tipo ‘Lego’ trasformabile per assolvere alle esigenze della mobilità moderna. Chiunque vorrebbe un veicolo veloce, con capacità di carico e adatto un po’ a tutto, soprattutto utilizzabile anche nei vecchi borghi storici permettendo di arrivare ovunque.”
Mi piace particolarmente questa caratteristica, perché permette di avere un Modulo Cargo con cassone posteriore ribaltabile capace di trasportare fino a 300 kg, un Modulo Passeggeri con sedili supplementari, un Modulo Frigo per il trasporto di alimenti, o perfino un Modulo Promozionale con display LED. E così via, come una piattaforma aperta, per altre nuove ed eventuali esigenze.
Ispirazione dalla natura per un design olistico
Quello che mi ha sempre colpito nella filosofia di Colucci (e risuona con tutti i temi che trattiamo qui) è il suo riferimento alla natura come modello di design. “Ogni prodotto creato dall’uomo è basato sulla morfologia del corpo umano con un cervello e alcuni organi di movimento,” spiega.
“ma se l’uomo avesse definito come metodo lo studio delle piante avrebbe avuto un approccio diverso. La pianta non ha un solo cervello, ha diversi rami e molte foglie che lavorano insieme per la sopravvivenza del genere. Un veicolo metamorfico deve seguire questo esempio, non deve essere l’estensione del nostro corpo ma deve adattarsi al contesto e alle esigenze della mobilità moderna potendo contare su elementi e tecnologie estese.”
Questa visione biomimetica rappresenta perfettamente l’approccio olistico di Colucci: un sistema che si adatta e trasforma, riducendo la proliferazione di mezzi specifici e ottimizzando risorse e spazio urbano.
H-move, dalla visione alla Gigafactory
La visione di Colucci non si limita ai veicoli. Il progetto della Gigafactory De Nora, del quale vi ho parlato la scorsa estate, rappresenta un’estensione della stessa filosofia all’ambito produttivo. Questa innovativa struttura produrrà elettrolizzatori per creare idrogeno verde tramite elettrolisi dell’acqua, oltre a realizzare componentistica per celle a combustibile.
“Nel caso di De Nora la porta era aperta!” mi confida Colucci. “La scelta di sposare i valori di sostenibilità è stata condivisa perché era già nello spirito dell’azienda. Ormai i principi della sostenibilità e della salvaguardia ambientale devono far parte del metodo di lavoro, della nostra educazione.”
L’edificio stesso è concepito come manifestazione tangibile dei principi dell’Energy Design. Impianto fotovoltaico, sistemi di condizionamento geotermici e pareti trattate con vernici fotocatalitiche per assorbire l’inquinamento. Un tetto parzialmente verde che ottimizza l’isolamento termico, un bio-lago che assorbe l’acqua in eccesso. Future friendly, se mi passate il termine.
“Se escludiamo ciò che è avvenuto nell’ultimo secolo,” riflette Colucci, “il genere umano ha sempre agito nel rispetto della natura, perfino le vecchie fabbriche nascevano sull’acqua potendo contare dell’alimentazione attraverso i mulini e su una rete di trasporti fluviali. Oggi possiamo ancora contare sull’acqua e anche sul vento per la ventilazione naturale, sul sole per l’alimentazione fotovoltaica. Se affrontiamo il progetto valorizzando le superfici in grado di assorbire l’anidride carbonica e di riflettere i raggi solari, di valorizzare l’esposizione e l’orientamento, il gesto progettuale verso la sostenibilità è compiuto”.
Una tecnologia concreta per problemi reali
Tornando ad H-move, vi aggiungo qualche altro dato per farvi capire che non è un volo pindarico: il veicolo integra motori elettrici hub sulle ruote posteriori, una cella a combustibile da 2-5 kW a bassa pressione e una batteria da 5-10 kWh. Il rifornimento avviene tramite un bocchettone compatibile con H2 urbano, con possibilità di sostituire la bombola.
Gli impieghi? Spaziano dalla logistica dell’ultimo miglio ai servizi pubblici, dallo sharing alle flotte aziendali. È un veicolo pensato per rispondere a esigenze concrete, non per stupire con prestazioni inutili in contesto urbano. E questo è perfettamente in linea con la filosofia di Colucci, per cui il design deve servire l’umanità, non il contrario.
Mentre il mondo si affanna dietro l’elettrico puro come unica soluzione (con tutti i problemi di approvvigionamento di materie prime che comporta), H-move può dimostrare che esistono alternative concrete e, forse, più sostenibili nel lungo periodo. L’idrogeno non è solo un carburante ma un diverso paradigma energetico che, unito alla modularità, offre una risposta tangibile alle sfide della mobilità urbana.
Come disse Ernst Bloch, citato spesso da Colucci: “Pensare significa oltrepassare.” E con H-move oltrepassiamo decisamente i limiti della mobilità convenzionale verso un futuro in cui design, sostenibilità e funzionalità non sono più concetti separati ma diverse facce della stessa rivoluzione.
Il lavoro di Memo Colucci è un esempio concreto di come il design possa e debba diventare strumento di trasformazione sociale ed ecologica. E in H-move questo design “mette le ruote” e cammina. Non è solo un veicolo: è un manifesto semovente di un futuro possibile e, soprattutto, desiderabile.