E se il disastro nucleare di Fukushima fosse stato evitabile? Secondo una nuova revisione globale sull’energia eolica guidata dall’Università del Surrey, la risposta potrebbe essere sì. Lo studio (che vi linko qui) rivela infatti che i parchi eolici offshore non sono solo più economici del previsto, ma avrebbero anche potuto scongiurare il tragico incidente del 2011, grazie alla loro maggiore resilienza ai terremoti e alla capacità di mantenere operativi i sistemi di raffreddamento.
Parchi eolici offshore: un’alternativa sicura al nucleare
I ricercatori hanno analizzato a fondo il potenziale dell’energia eolica in mare aperto, giungendo a conclusioni sorprendenti. In particolare, hanno scoperto che le turbine offshore avrebbero potuto prevenire il disastro di Fukushima, mantenendo in funzione i sistemi di raffreddamento della centrale nucleare e scongiurando così la fusione del nocciolo. Non è tutto. Lo studio evidenzia come i parchi eolici siano intrinsecamente meno vulnerabili ai terremoti rispetto agli impianti nucleari, offrendo quindi una soluzione più sicura per la produzione di energia elettrica in aree sismicamente attive come il Giappone.
“L’energia eolica ci fornisce abbondante elettricità pulita. Ora sappiamo che potrebbe anche rendere altre strutture più sicure e affidabili”, ha dichiarato Suby Bhattacharya, professore di geomeccanica presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università del Surrey. “La revisione globale conferma che il green è davvero più economico, grazie ai costi di costruzione in calo e ai nuovi modi per ridurre l’impatto ecologico delle turbine eoliche”.
Costi in picchiata per l’eolico, il nucleare arranca
Ma la sicurezza non è l’unico punto a favore dell’eolico offshore. Lo studio ha messo in luce un altro dato dirompente. Quale? I nuovi parchi eolici possono produrre energia a un costo più che dimezzato rispetto alle nuove centrali nucleari. Nel Regno Unito, ad esempio, il costo di generazione dell’energia eolica nell’arco di vita di un impianto è crollato da 160 a 44 sterline per MWh. Prezzo che include tutte le spese di pianificazione, costruzione, esercizio e smantellamento.
Un confronto impietoso con le 92,50 sterline per MWh che il governo britannico si è impegnato a pagare per l’energia prodotta dalla centrale nucleare di Hinkley Point C.
“Ciò che rende l’eolico così attraente è che il carburante è gratuito. E il costo di costruzione delle turbine è in calo”, ha sottolineato il professor Bhattacharya.
Nel mondo soffia abbastanza vento da alimentare il pianeta 18 volte. Il nostro rapporto mostra che l’industria sta risolvendo le sfide pratiche e rendendo questa energia verde anche sostenibile.
Non siamo fanboy, i parchi eolici offshore hanno anche limiti
Naturalmente, l’energia eolica non è esente da criticità. In condizioni di vento più calmo, la produzione di elettricità diminuisce. Lo studio indica possibili soluzioni, come l’accumulo dell’energia in eccesso in batterie (come previsto per il progetto Ishikari al largo di Hokkaido, in Giappone) o il suo utilizzo per produrre idrogeno dall’acqua di mare, ottenendo così il carburante del futuro. Questo non toglie nulla al limite intrinseco che ha l’uso di questa fonte di energia rinnovabile.
Resta poi da affrontare la questione dell’impatto ambientale dei parchi eolici, soprattutto sulla fauna marina. Anche su questo fronte la ricerca sta facendo progressi, sviluppando nuove tecniche per minimizzare le interferenze con gli ecosistemi locali e favorire una convivenza armoniosa tra impianti energetici e biodiversità. Io però, sul tema mi riservo di ampliare i dati di cui dispongo.
Ripensare il mix energetico alla luce di Fukushima
In definitiva, lo studio dell’Università del Surrey offre spunti di riflessione cruciali per il futuro energetico del pianeta. A oltre un decennio dalla tragedia di Fukushima, che ha messo in discussione la sicurezza del nucleare, i parchi eolici offshore si propongono come un’alternativa sempre più valida, economica e affidabile. Un’opzione che, se fosse stata disponibile su larga scala già nel 2011, avrebbe forse potuto scrivere una storia diversa per il Giappone e per il mondo intero.
Ma guardare al passato non basta. È sul futuro che dobbiamo concentrarci, ripensando il mix energetico globale alla luce delle nuove evidenze scientifiche e delle sfide climatiche che ci attendono. L’eolico offshore, con il suo potenziale ancora in gran parte inesplorato, può e deve essere parte integrante di questa rivoluzione verde. Una rivoluzione che non è più procrastinabile, se vogliamo garantire al nostro pianeta un domani sostenibile e sicuro. Perché Fukushima non resti solo una tragica memoria, ma diventi anche un monito e uno stimolo al cambiamento.