Nonostante la crisi post-pandemia, il made in Italy resta ancora campione dell’export, conquistando fette di mercato estero sempre più grandi. Tra le più quotate Lamborghini, Ferrari, Versace, Armani, Gucci, Dolce & Gabbana, Luxottica, Pirelli, Fincantieri, Leonardo, Ferrero, Barulla e B&B Italia, solo per menzionare i più forti.
Settori in cui il Bel Paese da sempre manifesta passione e capacità con materie prime di qualità che resistono alle mode del momento ed entrano nel cuore di Paesi esteri che si affidano totalmente alla produzione di aziende italiane.
Una parabola ascendente, secondo Carlo Ferro, presidente dell’Agenzia per la Promozione all’Estero e l’Internazionalizzazione delle Imprese Italiane, che nel rapporto annuale Ice evidenzia che la gran parte delle aziende italiane esportatrici sono di medie e piccole dimensioni, a dispetto di quello che molti esperti pensano.
Il made in Italy è diventata una sorta di cultura che il mondo ama e vuole far penetrare in tutti i campi della vita quotidiana, dal food ai motori, passando per il lifestyle all’abbigliamento, per conservare quel pizzico di italianità anche ai confini del mondo.
Un altro dato peculiare riguarda il numero di imprese che si dedica all’export: si tratta di 136mila aziende che genera più del 30% di Pil. Non si tratta di un numero esorbitante di imprese ma piuttosto di un volume d’affari ampio che lascia intendere lo stato di buona salute dell’economia italiana. Finalmente un Paese che è uscito dalla crisi e si sforza di ritornare alla normalità con il duro lavoro delle proprie mani.
Inoltre, stando ai dati Sace, la società dell’export credit italiano pubblica, le aziende di piccole e medie dimensioni che sono maggiormente attive all’estero conquistano sempre più quote di mercato grazie a un impiego razionale dei fondi relativi al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Senza dimenticare che tali fondi sostengono le Pmi che hanno dimostrato di aver lavorato concretamente alla transizione ecologica e digitale attraverso il rifinanziamento di oltre 1,2 miliardi di euro del denaro appartenente al Fondo 394 dell’81, gestito da anni dalla Simest.
Il made in Italy nel mondo: in ascesa ma ancora troppo all’ombra
Secondo Barbara Beltrame, vicepresidente di Confindustria per l’Internazionalizzazione, nella situazione di crisi economica in cui si è trovata l’Italia tra il 2021 e la prima metà del 2023, gli investimenti all’estero hanno rappresentato un ottimo volano per la ripresa e la crescita dell’economia italiana.
Una considerazione, quella della Vicepresidente Beltrame, che è stata riportata anche nel paper conclusivo della task force del B20 Trade & Investment, nel quale ha sostenuto che le aziende italiane più coraggiose non devono scoraggiarsi per le difficoltà, ma puntare sul rilancio degli investimenti globali e degli scambi oltre frontiera.
Per quale motivo, allora, l’export del made in Italy sembra restare ancora all’ombra? Nonostante la crescita continua del fenomeno esportazioni dall’Italia in tutto il mondo, il business del Bel Paese fa fatica a essere riconosciuto.
Basti pensare che che la società di analisi Statista, in collaborazione con Il Sole 24 ore, hanno stilato il primo elenco di Campioni Export, realizzando un elenco di aziende manifatturiere che ha accettato di raccontare la loro meravigliosa storia e di candidarsi al bando. Ovviamente per partecipare al concorso Campioni di Export occorreva inviare anche l’ultimo bilancio consolidato, vero indice di stato di salute dell’azienda e con grande sorpresa le prime società della lista sono risultate quelle concentrate sul mercato estero.
Parliamo, dunque, di aziende non improvvisate ma con una spiccata vocazione all’esportazione oltreconfini che hanno fatto del made in Italy un vero e proprio brand da rilanciare e far conoscere nel mondo. Aziende che hanno guadagnato piccole fette di mercato ogni anno fino a conquistare una specifica tipologia di clienti che non solo rimane fedele nel tempo, ma cresce in modo graduale.
Made in Italy: quali sono le aziende più esportatrici
Al primo posto della lista c’è la Ascot International, una Pmi che arriva da Gela, in Sicilia e produce sistemi energetici e generatori. Cresciuta con grand brand come Verizon e Vodafone, la Ascot International porta i suoi prodotti itali nei progetti di infrastrutture di tutto il mondo con grande successo, puntando in particolare sul settore delle telecomunicazioni con progetti ultra tecnologici e innovativi.
Seguono molti prodotti Iacobucci HF Aerospace specifici per il settore aeronautico come le famose poltrone ideate da Pininfarina e diventate simbolo di Boeing. Poltrone venduta anche ad Airbus e ai più grandi progettisti di jet privati. Al terzo posto tra le imprese che esportano più forti spicca Emilia Foods, specializzata nella produzione di italian food con prodotti destinati al retail internazionale.
L’export italiano: una storia d’amore per ogni a azienda
Conoscere le origini delle aziende che si sono concentrate negli ultimi anni all’export italiano è sempre un’emozione. Ogni storia, infatti, racconta di una lunga passione per il proprio territorio e per i prodotti realizzati: storie d’eccellenza che rivelano la vera natura dell’imprenditoria italiana, fatta di duro lavoro, materia prima di qualità e strategia aziendale.
In Lombardia, ad esempio, spicca la società Pagani, specializzata nella produzione di tortellini per Trader Joe’s, una delle catene Gdo più amate d’America. Così Rustichella d’Abruzzo è stata menzionata come l’azienda leader nella categoria High-Premium Pasta, grazie all’esportazione dei suoi prodotti in oltre 75 Stati diversi.
Cubotex, ancora, è conosciuta per aver brevettato i suoi dispositivi per tingere in modo industriale calze, collant e filati. E ancora Catellani & Smith, che produce sistemi di illuminazione, si è assestata tra le aziende più premiate sulla scena internazionale.
Le aziende italiane con un fatturato massimo di 500 milioni sono Evoca group, Aetna Group, Pedrollo, Arvedi, Eural Gnutti, Procos, Italcer per le ceramiche (Lu-Ve va oltre i 600 milioni), Finchimica e Texa. Si comprende bene che i settori più forti sono quelli appartenenti al settore alimentare e industriale, da sempre amato oltreconfine.