Ci sono momenti in cui il cielo sembra più vicino di quanto vorremmo. L’incidente del volo Alaska Airlines 1282 è uno di questi. Un pezzo di aereo precipitava da 3000 metri, e con esso cadevano anche le nostre certezze sulla sicurezza aerea. Ma questa storia va oltre un singolo incidente: è il racconto di come un gigante dell’aviazione, Boeing, abbia messo a repentaglio la vita dei passeggeri in nome del profitto.
Se il cielo diventa un campo di battaglia
Sapete quella sensazione di vuoto allo stomaco che si prova durante le turbolenze? Ecco, moltiplicatela per mille e avrete un’idea di cosa hanno provato i passeggeri del volo Alaska Airlines 1282 quando hanno visto saltare via il portellone dell’aereo, e assistito alla rapida decompressione della cabina. Atterraggio di emergenza e tragedia sfiorata. Un “incidente” che ha riaperto vecchie ferite e sollevato nuove domande sulla sicurezza aerea. Ma andiamo con ordine, perché questa storia ha più strati di una cipolla e fa piangere anche di più.
Boeing non è una semplice azienda. È un colosso, un titano dell’industria aeronautica, un simbolo dell’ingegneria americana. O almeno, lo era. Negli ultimi anni, la sua reputazione è precipitata più velocemente di un aereo senza ali. Due incidenti mortali per il 737 Max nel 2018 e 2019, 346 vite spezzate, e ora questo. È come se il Re dell’aviazione si fosse presentato nudo alla parata, rivelando a tutti la sua vulnerabilità.
La tensione vola alto
La vera bomba è esplosa quando il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (Doj) ha accusato Boeing di frode. Sì, avete capito bene: frode. Non un errore di calcolo, non una svista, ma una deliberata azione per ingannare le autorità di regolamentazione.
Il DoJ ha accettato di non perseguire Boeing se l’azienda avesse promesso di pagare una multa penale di 243,6 milioni di dollari e di entrare in un periodo di prova di tre anni che prevedeva l’applicazione di un programma di conformità ed etica. Ma l’incidente di Alaska Airlines ha spinto il DoJ a riaprire il caso e ha portato Boeing ad accettare di dichiararsi colpevole dell’accusa originale e di pagare altri 243,6 milioni di dollari.
Boeing ha accettato di dichiararsi colpevole dell’accusa originale e di pagare ulteriori 243,6 milioni di dollari.
Ora, 243,6 milioni di dollari possono sembrare tanti, ma per un’azienda come Boeing sono poco più che spiccioli trovati sotto il divano. È questo il prezzo della sicurezza?
Too big to fail, too dangerous to fly
Il nocciolo della questione, alla fine della fiera, è uno soltanto: Boeing è troppo grande per fallire. Il governo degli Stati Uniti si trova in una posizione scomoda. Da un lato, ha a che fare con un’azienda che ha ammesso di aver commesso un crimine. Dall’altro, questa stessa azienda è fondamentale per l’economia e la difesa nazionale.
La domanda che sorge spontanea è: la sicurezza aerea è diventata un lusso? Un optional che possiamo permetterci solo quando non interferisce con i profitti? La sicurezza è un tema negoziabile? È inquietante pensare che mentre noi ci preoccupiamo di mettere 100 ml di shampoo in un sacchetto trasparente, c’è chi gioca con la nostra vita a 10.000 metri di altezza.
La sicurezza aerea è un circo volante
Le reazioni delle compagnie aeree sono state un desolante mix di preoccupazione e scollamento dalla realtà. Da un lato, compagnie come Emirates hanno alzato la voce minacciando di mandare i propri ingegneri a controllare la produzione Boeing. Dall’altro, compagnie come Ryanair hanno espresso “pieno sostegno”.
È come se in un condominio, dopo aver scoperto che l’amministratore ha rubato, alcuni inquilini volessero cacciarlo, e altri gli offrono un aumento. E noi? Noi passeggeri cosa possiamo fare? Beh, prepararci a pagare di più. Sì, perché la sicurezza ha un costo, e indovinate chi finirà per pagarlo? Spoiler: non sarà Boeing.
Il futuro è nelle nostre mani (se le mani sono nelle nostre tasche)
Alla fine, siamo noi passeggeri a mettere letteralmente la pelle in gioco ogni volta che saliamo su un aereo. E forse è ora che anche chi sta ai piani alti metta qualcosa in gioco. Non si tratta solo di giustizia, ma di ricostruire quella fiducia che sembra essersi persa tra le nuvole.
Nell’attesa (probabilmente vana) che il caso Boeing produca sentenze serie, resta la sgradevole sensazione che il sistema capitalismo abbia prodotto un altro guasto gigantesco. Un mostro che decide al nostro posto quanto vale il prezzo della nostra vita.