Il decennio 2011-2020 è stato tra i più caldi mai registrati finora. Nel corso dei secoli, il nostro pianeta ha affrontato diversi cambiamenti climatici, ma i fenomeni degli ultimi 150 anni sono tutt’altro che normali o parte di una fase evolutiva. Il pericoloso aumento della temperatura media globale di 2ºC rispetto ai valori registrati in epoca preindustriale, lascia presagire conseguenze disastrose sulla salute delle persone e dell’ambiente entro il 2050. Urge dunque un’inversione di rotta. Tra le tante soluzioni disponibili, si fa strada la mobilità sostenibile. L’uso di veicoli elettrici, in sostituzione di quelli tradizionali a combustione interna, permette di ridurre le emissioni di gas serra nell’ambiente e di conseguenza l’inquinamento atmosferico.
L’urgenza di adottare delle misure per controllare il riscaldamento globale
Si chiama global warming ed è uno dei fenomeni più preoccupanti degli ultimi decenni. Legato all’effetto serra antropico, è la conseguenza delle attività distruttive dell’uomo, come segnalano gli scienziati dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC). A differenza di quello naturale che assorbe solo in parte i raggi solari e assicura un clima adatto alla vita, l’effetto serra antropico ha un impatto molto negativo sul Pianeta. Provocato dall’industrializzazione, dall’uso smoderato dei combustibili fossili e dall’abbattimento delle foreste pluviali, i suoi effetti sono già ampiamente visibili.
Non a caso si sono prolungate e intensificate le “stagioni degli incendi”, mentre i ghiacciai del circolo polare artico sono diminuiti in media del 12,85% per decennio. Sono sproporzionati e in costante aumento anche i fenomeni meteorologici estremi, come i cicloni e le alluvioni che spesso si verificano in periodi dell’anno atipici con effetti inaspettati. A pagare le conseguenze del cambiamento climatico sono i Paesi meno industrializzati. Nelle terre dell’Africa Orientale, ad esempio, si registrano lunghi periodi di siccità che minacciano un’aridità cronica. Molte specie vegetali e animali migrano in maniera imprevedibile da un ecosistema all’altro, creando enormi danni alla biodiversità (basti pensare all’arrivo del granchio blu nelle nostre acque).
Un’azione riparatrice entro tempi brevi può evitare che la Terra raggiunga una temperatura superiore a 1,5°C tra il 2030 e il 2050, con risultati devastanti per l’ambiente e le popolazioni che non sarebbero più in grado di adattarsi ai vari cambiamenti.
Le cause del surriscaldamento globale
Il surriscaldamento globale, o global warming, è una conseguenza delle scelte dell’uomo. I processi di estrazione e il consumo di carbone, petrolio e gas (combustibili fossili) sono responsabili dell’83% delle emissioni totali di anidride carbonica nell’aria. Secondo il Global Energy Perspective, la combustione del carbone per produrre energia elettrica è la principale fonte di emissioni nella storia umana, causando l’aumento di 1 grado centigrado delle temperature medie annuali. Al secondo posto si piazza il petrolio con 12,54 miliardi di tonnellate di CO2 nell’ambiente solo nel 2019.
L’abbattimento delle foreste per ottenere più spazi da adibire all’edificazione ha le sue conseguenze disastrose. Gli alberi, infatti, attraverso la sintesi clorofilliana, contribuiscono a regolare il clima assorbendo l’anidride carbonica dall’atmosfera. La loro eliminazione non fa altro che alimentare l’effetto serra così come l’uso di fertilizzanti e l’aumento degli allevamenti intensivi di bestiame.
I rimedi per affrontare il cambiamento climatico globale
Il Rapporto di Sintesi conclusivo presentato dall’IPCC durante la 58esima sessione che si è tenuta dal 13 al 17 marzo 2023 a Interlaken, in Svizzera, ha evidenziato l’urgenza di invertire la rotta con soluzioni volte a far scendere la media delle temperature globali al di sotto dell’1,5°C. Il costante aumento può solo esporre gli ecosistemi e le società a impatti e rischi maggiori e più diffusi.
Tra le proposte di decarbonizzazione spicca la transizione energetica, con la riduzione dell’uso dei combustibili fossili a favore delle fonti rinnovabili a zero emissioni di carbonio. Serve dunque un cambiamento culturale radicale verso l’elettrificazione di tutti i settori, compresi quelli relativi alle abitazioni (domotica), alla mobilità (mezzi Full Electric), all’agricoltura e all’industria pesante.
Come la mobilità sostenibile può salvare il Pianeta
La mobilità sostenibile, come ben spiegato da Iren Luce Gas e Servizi nel suo articolo sulla tematica, offre piena libertà di spostamento ma senza produrre gas inquinanti, nella tutela dell’ambiente e del risparmio energetico. Le forme di mobilità sostenibile includono la classica passeggiata a piedi oppure in bici o in monopattino, l’uso dei mezzi pubblici (ormai quasi tutti elettrificati), il car sharing, il noleggio di auto di ultima generazione e non da ultimo i veicoli elettrici.
Berline, Suv, coupé o utilitarie, le auto elettriche non hanno nulla da invidiare alle tradizionali a combustione interna. Dall’estetica accattivante, dotate di una tecnologia a bordo all’avuanguardia, sono dotate di batterie di lunga durata che consentono percorrenze da un minimo di 300 Km a un massimo di 800 Km con una sola carica, a zero emissioni di anidride carbonica nell’ambiente, senza rinunciare al comfort e al piacere della guida.
Il comparto di alimentazione si ricarica presso le apposite colonnine dislocate in più punti della città di residenza oppure presso le wallbox domestiche, con un impatto ridotto sui consumi energetici. A differenza delle tradizionali auto a diesel o a benzina, inoltre, i veicoli elettrici non subiscono le variazioni dei costi del carburante.
L’elettrificazione dei mezzi a quattro ruote offre ulteriori vantaggi, tra cui il transito in aree limitate al traffico urbano, in quanto non producendo gas inquinanti né rumori molesti, i veicoli non si rivelano pericolosi per il patrimonio culturale di un centro storico né per i cittadini.
Il cambiamento climatico globale è una vera urgenza. Abbiamo il potere di cambiare le cose e le soluzioni sono a portata di mano.