Immaginate di poter mettere in pausa lo sviluppo di un embrione umano, come se fosse un film. Un team di ricercatori ha appena scoperto che le blastocisti umane, gli embrioni ai primissimi stadi di sviluppo, possono effettivamente entrare in uno stato di dormienza. È come se la natura ci avesse dotato di un “tasto di pausa” biologico, e solo ora stiamo iniziando a capire come usarlo. Ma cosa significa questa scoperta per il futuro della riproduzione umana e della medicina?
La scoperta
I ricercatori dell’Istituto Max Planck di Genetica Molecolare di Berlino e dell’Istituto di Biotecnologia Molecolare (IMBA) dell’Accademia Austriaca delle Scienze a Vienna hanno fatto una scoperta sorprendente. Hanno identificato un meccanismo che può rallentare temporaneamente lo sviluppo delle blastocisti umane, aprendo nuove prospettive per la comprensione delle prime fasi della vita umana.
Questo fenomeno, noto come diapausa embrionale, è stato osservato in natura in alcuni mammiferi, ma finora non era chiaro se fosse possibile nelle cellule umane. La diapausa permette all’embrione di rimanere in uno stato di sospensione prima dell’impianto nell’utero, migliorando le possibilità di sopravvivenza sia per l’embrione che per la madre.
Blastocisti “in pausa”, il ruolo chiave della via mTOR
I ricercatori hanno scoperto che modulando una specifica cascata molecolare, la via di segnalazione mTOR1 (ne abbiamo parlato a proposito della rapamicina), è possibile indurre uno stato di dormienza nelle cellule umane simile alla diapausa.
“La via mTOR è un importante regolatore della crescita e della progressione dello sviluppo negli embrioni di topo”, spiega Aydan Bulut-Karslioglu, uno degli autori dello studio (che vi linko qui).
Questo stato di dormienza è caratterizzato da una ridotta divisione cellulare, uno sviluppo più lento e una diminuita capacità di attaccarsi al rivestimento uterino. Aspetto cruciale, la capacità di entrare in questo stato dormiente sembra essere limitata a un breve periodo di sviluppo.
Implicazioni per la fecondazione in vitro
La scoperta potrebbe avere implicazioni significative per le tecnologie di riproduzione assistita. Come spiega Nicolas Rivron, altro autore dello studio:
Da un lato, uno sviluppo più rapido è noto per aumentare il tasso di successo della fecondazione in vitro (FIV), e potenziare l’attività mTOR potrebbe ottenere questo risultato. Dall’altro, indurre uno stato dormiente durante una procedura FIV potrebbe fornire una finestra temporale più ampia per valutare la salute dell’embrione e sincronizzarlo con la madre per un migliore impianto nell’utero.
Etica e metodologia della ricerca
Apro parentesi, e la apro bene al centro dell’articolo, non in una nota in fondo. La apro perchè è importante sottolinearee qin che i ricercatori non hanno condotto esperimenti su embrioni umani. Al loro posto hanno utilizzato cellule staminali umane e modelli di blastocisti chiamati “blastoidi”. Questi blastoidi rappresentano un’alternativa scientifica ed etica all’uso di embrioni per la ricerca.
“Mettere in pausa” le blastocisti: prospettive future
La capacità di alterare il tempo dello sviluppo embrionale apre nuove strade per la ricerca di base e la medicina riproduttiva. Potrebbe portare a miglioramenti nelle tecniche di fecondazione in vitro, offrendo maggiori possibilità di successo per le coppie che lottano con problemi di fertilità. E poi, come accennato, questa scoperta solleva domande affascinanti sulla nostra evoluzione. Rivron suggerisce: “Questa potenzialità potrebbe essere un vestigio del processo evolutivo che non utilizziamo più. Anche se abbiamo perso la capacità di entrare naturalmente in dormienza, questi esperimenti suggeriscono che abbiamo comunque mantenuto questa capacità interiore e potremmo eventualmente liberarla.”
Conclusioni e riflessioni
La scoperta di questo “pulsante di pausa” nello sviluppo delle blastocisti umane rappresenta un passo avanti significativo nella nostra comprensione delle prime fasi della vita umana. Offre nuove prospettive per la ricerca di base e potenziali applicazioni cliniche che potrebbero rivoluzionare il campo della medicina riproduttiva.
Tuttavia, come con molte scoperte scientifiche rivoluzionarie, solleva anche importanti questioni etiche. Come società, dovremo affrontare domande complesse sul se e come utilizzare questa conoscenza, bilanciando il potenziale beneficio medico con considerazioni etiche sulla manipolazione dello sviluppo umano precoce. Per questo è fondamentale mantenere un dialogo aperto e continuo tra scienziati, eticisti e il pubblico in generale. Solo attraverso una discussione informata e ponderata possiamo navigare le implicazioni di questa scoperta e garantire che venga utilizzata in modo responsabile per il bene dell’umanità.
Cosa ne pensate di questa scoperta? Credete che i potenziali benefici per la medicina riproduttiva superino le preoccupazioni etiche? O pensate che ci siano linee che non dovremmo attraversare nella manipolazione dello sviluppo umano precoce? Condividete le vostre opinioni sui nostri canali social.
- In parole semplici, la via di segnalazione mTOR è come un “interruttore” all’interno delle nostre cellule che regola la crescita e il metabolismo. In particolare, mTOR è una proteina che funziona come un sensore nelle cellule. Questo “sensore” rileva la disponibilità di nutrienti, energia e fattori di crescita. Quando c’è abbondanza (di cibo, energia, etc.), mTOR si attiva e dice alle cellule di fare delle cose: ad esempio di crescere, produrre più proteine, o immagazzinare energia. Quando le risorse sono scarse, invece, mTOR si disattiva, facendo sì che le cellule rallentino la crescita, riciclino componenti vecchie (autofagia), conservino energia. Per questo mTOR è importante per molti processi, ed è al centro di numerose ricerche sulla longevità. Ne sentiremo parlare spesso, in futuro. ↩︎