Vi siete mai chiesti come sarebbe avere un animale domestico che non invecchia, non si ammala e non sporca casa? Casio ha la (sua) risposta: si chiama Moflin, e punta ad essere il supporto emotivo del futuro. Questo batuffolo di pelo robotico potrebbe sostituire Fido: ma può un peluche high-tech offrire lo stesso conforto di un vero animale?
Preparatevi a un viaggio nel futuro delle relazioni uomo-macchina, dove le coccole sono programmate e l’affetto si ricarica col cavo USB.
Quando il supporto emotivo diventa peluche
Il mondo del supporto emotivo sta per essere sconvolto da un’invasione di batuffoli tecnologici. Casio, l’azienda che ci ha regalato le calcolatrici indistruttibili e gli orologi che sopravvivono all’apocalisse (sempre sia lodata per questo), ha deciso di fare un salto nel futuro delle coccole digitali. Il risultato? Un robot peloso che promette di essere il miglior amico dell’uomo… o almeno il suo caricabatterie emotivo.
Ma come funziona questo curioso incrocio tra un tribolo di Star Trek e un Tamagotchi? Moflin è dotato di intelligenza artificiale e, secondo i suoi creatori, è in grado di sviluppare una personalità unica basata sulle interazioni con il suo umano di riferimento. In pratica, è come avere un cucciolo che non crescerà mai, non farà mai i bisogni sul tappeto e non masticherà mai le vostre scarpe preferite. Bello eh? No? NO?
Evoluzione a quattro zampe (e due batterie)
Il concetto di supporto emotivo non è certo nuovo. Da secoli, gli esseri umani si affidano agli animali per conforto, compagnia e perfino il processo di guarigione. Ma Moflin rappresenta un salto evolutivo in questo campo: è come se Casio avesse preso tutto ciò che amiamo degli animali domestici e lo avesse condensato in un dispositivo che si può spegnere quando diventa troppo fastidioso.
Moflin reagisce alle carezze, emette suoni adorabili e, secondo Casio, è in grado di formare legami affettivi nel tempo. Non aprirò il vaso di Pandora delle considerazioni personali: preferisco chiedermi e chiedervi se ancora una volta non stiamo semplicemente proiettando i nostri desideri su un sofisticato giocattolo (qualcuno purtroppo lo fa anche con gli animali in carne e ossa).
Il lato oscuro delle coccole digitali
Mentre Casio celebra l’arrivo di Moflin come una rivoluzione nel campo del supporto emotivo, rifletto su quanti “tentativi” ho già visto di questo tipo. Giocare con un Furby da piccoli ci dice qualcosa della nostra personalità. Continuare da adulti, forse, ci dice qualcosa della nostra società.
Parlando di costi, Moflin non è esattamente economico. Con un prezzo di circa 400 dollari, è più costoso di alcuni smartphone. Certo, molto meno di un animale domestico, ma un bel po’ più caro di un peluche. L’affetto costa.
Un futuro di relazioni uomo-macchina
Nonostante i miei forti (davvero forti) dubbi, non posso fare a meno di essere affascinato da Moflin e da ciò che rappresenta. È un segno dei tempi, un indicatore di come la tecnologia stia penetrando sempre più profondamente nelle nostre vite emotive.
In un mondo nel quale litighiamo con Alexa per il timer della pasta (e ci prepariamo a farlo con i prossimi assistenti personali AI) c’è spazio per creature come Moflin. Forse possono davvero offrire un tipo di supporto emotivo che completa, piuttosto che sostituisce, le relazioni tradizionali.
Supporto emotivo, verdetto peloso
Alla fine, Moflin è più di un semplice giocattolo tecnologico. È un esperimento sociale, un tentativo di colmare il divario tra tecnologia ed emozioni umane. Che abbia successo o meno, fa sicuramente riflettere su cosa cerchiamo veramente in un compagno, sia esso di carne e ossa o di circuiti e batterie.
Per ora, Moflin è disponibile solo in Giappone (come mai? Citofonare Ministero della Solitudine), ma non sarei sorpreso di vederlo presto in altri paesi. E chissà, forse un giorno ci ritroveremo tutti a parlare dei nostri problemi a un batuffolo peloso che si ricarica di notte. Viviamo in tempi nei quali un supporto emotivo (o un ‘tentativo’ di supporto) può essere acquistato online e consegnato il giorno successivo, forse dovremmo chiederci: stiamo davvero cercando connessioni più profonde, o stiamo solo cercando una versione più conveniente dell’amore?