Sui binari di una qualsiasi stazione italiana, non è difficile rendersene conto: le motrici diesel dei nostri treni emettono pesanti fumi neri, fortemente inquinanti. Ma tutto ciò sta per finire, grazie ad una nuova forma di trasporto ecologico: il treno ad idrogeno.
Il futuro del trasporto ecocompatibile parte dalla piccola Valcamonica, dove, tra Brescia, Iseo e Edolo, a partire dal 2025, i treni rilasceranno semplicemente … vapore acqueo!
I protagonisti di questa storia green sono FNM, il principale gruppo integrato nella mobilità sostenibile in Lombardia, l’azienda costruttrice Alstom, leader globale nella mobilità intelligente e sostenibile, e il treno Coradia Stream alimentato ad idrogeno
La tratta Brescia Iseo Edolo e la riduzione delle emissioni di CO2
Allo stato attuale, la linea ferroviaria che in 103 km collega il capoluogo lombardo con i centri di Iseo ed Edolo, è percorsa da 14 convogli diesel per complessivi 51 treni giornalieri e una media di 90 mila km all’anno per ogni treno.
La linea non è elettrificata (soluzione che sarebbe ovviamente meno inquinante dell’alimentazione a diesel), ma non sarebbe nemmeno possibile prevedere una trasformazione in questo senso: a remare contro sono le forti pendenze e, soprattutto, le gallerie eccessivamente strette per consentire l’installazione di una catenaria (linea aerea di cavi di contatto con la motrice). Si consideri poi che l’elettrificazione delle linee ferroviarie (in Italia il 35% dell’insieme della rete, in Europa il 40%) comporta dei costi non indifferenti e, quindi, quando possibile, le si preferiscono delle alternative.
Il progetto H2iseO, oramai giunto alle ultime fasi di validazione e certificazione dei treni, nasce come soluzione alternativa al treno diesel: l’idea è quella di mettere al servizio dei cittadini le nuove tecnologie, risparmiando energie e tutelando l’ambiente, senza dimenticare il comfort per i viaggiatori.
È stato dunque scelto un treno, il Coradia, già ampiamente impiegato in Italia e le cui performance in termini di qualità del servizio erogato e di apprezzamento da parte della clientela sono conosciute e consolidate.
Il progetto H2iseO e la prima Hydrogen Valley italiana in Valcamonica
Il 2025 vedrà dunque i primi tre Coradia Stream entrare in servizio per sostituire progressivamente i vecchi e superati materiali rotabili attualmente in uso: i nuovi treni, dotati di celle a combustibile a idrogeno, saranno a zero emissioni dirette di CO2.
Il treno ad idrogeno in Valcamonica non è una goccia nel deserto, ma il primo passo del più ampio progetto H2iseO, che punta, con la realizzazione della prima Hydrogen Valley del nostro paese, al raggiungimento dell’obiettivo richiesto dall’Unione Europea: la riduzione del 100% delle emissioni di CO2 entro il 2050!
In arrivo in Valcamonica, dunque, non solo treni, ma anche decarbonizzazione di gran parte del trasporto pubblico locale: progressivamente, a Brescia, Iseo e Edolo, sorgeranno tre impianti di produzione, stoccaggio e distribuzione di idrogeno da elettrolisi (noto come idrogeno verde), quindi rinnovabile e senza emissioni di CO2. Nel corso dei prossimi anni, poi, entreranno in servizio 40 bus ad idrogeno, che sostituiranno, uno dopo l’altro, tutti i mezzi della flotta attualmente in servizio nell’area gestita dall’FNM Group.
Le ricadute positive sul territorio non si misureranno solo in riduzione delle emissioni di anidride carbonica, ma nello sviluppo di una nuova ed innovativa filiera economica ed industriale legata alla produzione, allo stoccaggio e alla distribuzione dell’idrogeno.
La regione Lombardia e le Ferrovie Nord non sono nuove a progetti di mobilità sostenibile come questi: negli ultimi anni, sono stati acquistati e messi in servizio ben 222 treni dotati di tecnologie in grado di ridurre l’impatto ecologico del trasporto in regione, come quelli elettrici a batteria in funzione dal 2023 anche sulle linee elettrificate. Quello verso l’idrogeno è un ulteriore passo nella direzione della decarbonizzazione dei trasporti lombardi.
Il funzionamento del treno ad idrogeno: Fuel Cell e batterie agli ioni di litio
Come detto, il treno ad idrogeno è realizzato a partire dal preesistente Coradia, attualmente in servizio sulla rete ferroviaria lombarda.
Il materiale è stato ovviamente adattato alle necessità del caso ed è stata aggiunta la Power Car, ovvero una carrozza intermedia lunga 12 metri in cui è conservato il cuore della tecnologia ad idrogeno che consente al treno di muoversi lungo tutta la tratta senza nessuna emissione di CO2.
Sul tetto sono installate le Fuel Cell, mentre all’interno della Power Car appositi serbatoi contengono l’idrogeno gassoso a 350 bar, che viene mescolato con l’aria esterna: l’energia prodotta da questa combinazione viene immagazzinata nelle batterie agli ioni di litio ad alte prestazioni (necessarie per garantire il risparmio di carburante) ed utilizzata nelle fasi di accelerazione per integrare l’azione delle celle ad idrogeno.
Il Coradia Stream è un treno composto da quattro carrozze per complessivi 300 passeggeri e i suoi standard sono gli stessi di un treno tradizionale: l’autonomia è di circa 600 km, il comfort e la silenziosità sono gli stessi degli altri modelli Coradia elettrici: tra una stazione e l’altra i passeggeri potranno chiacchierare, leggere, parlare al telefono, chattare o fare puntate sul prossimo evento sportivo approfittando delle piattaforme online dei casino non AAMS per giocatori italiani.
L’espansione in Italia e in Europa del progetto a zero emissioni di CO2
Sul modello di quanto sta per partire in Valcamonica, anche le Ferrovie del Sud Est hanno ordinato dei treni ad idrogeno: sono quattro i modelli che entreranno in funzione in un futuro molto prossimo, mentre in Germania lo stato dei lavori è più avanzato rispetto a quello della Lombardia.
Alla produzione dei treni ad idrogeno c’è la francese Alstom, che si occupa, da diversi anni, di progettazione, produzione, manutenzione e commercializzazione dei materiali e dei componenti per il trasporto ferroviari.
I treni che circoleranno in Lombardia e in Puglia sono prodotti dai nove stabilimenti Alstom presenti in Italia, dove lavorano circa 4 mila dipendenti: alla sede storica di Savigliano, si sono aggiunti negli anni, tra gli altri, i siti di Bologna, Vado Ligure e Sesto San Giovanni. importantissime, poi, le collaborazioni scientifiche con il Politecnico di Torino, il Politecnico di Milano e la Fondazione Bruno Kessler dell’Università di Trento.