Il mondo non cambia mai esattamente come ti aspetti, ma spesso un fallimento determina il futuro come e più di un successo, perché prepara il terreno a ciò che verrà.
Negli ultimi 10 anni abbiamo imparato che la favola della startup nata in garage non si ripete quasi più, e le grandi aziende falliscono spesso e volentieri a dispetto dei trionfi narrati dai loro uffici stampa. Ecco flop tecnologici che hanno segnato il decennio, vittime sacrificali sull’altare del futuro.
Google Nexus Q
Tutti sono stati confusi dal Nexus Q di Google quando ha debuttato nel 2012, ed è la confusione il motivo per cui questo streamer multimediale che pare una palla da bowling si è schiantato ancora di arrivare sul mercato. Al prezzo di 299 dollari, più altri 399 per gli altoparlanti e 49 per i cavi, il Nexus Q era incredibilmente costoso per essere un fermacarte. Trasmetteva in streaming solo da YouTube, aveva strani problemi di connessione; richiedeva un’app solo per modificare le impostazioni. Poco dopo l’annuncio del lancio, Google ha rinviato la data ufficiale di uscita del Nexus Q, dicendo agli utenti che lo avevano preordinato che la società aveva “deciso di rinviare il lancio per renderlo ancora migliore”. Quel lancio non è mai arrivato: Google ha silenziosamente accantonato il dispositivo (mentre deviava le voci di interruzione) e ha distribuito gratuitamente i prototipi rimanenti. Per la gioia dei collezionisti di flop tecnologici.
LeEco (anche nota come LeTV)
LeEco, la “Netflix cinese”, avrebbe dovuto essere la prossima società tecnologica cinese a fare la sua comparsa in Occidente. Ma le due più grandi scommesse di LeEco (l’acquisizione del produttore televisivo californiano Vizio e un concorrente di Tesla chiamato Faraday Future) hanno finito per offuscare la sua reputazione e i piani della società. Ostacoli normativi hanno affondato i suoi piani per acquisire Vizio, che doveva essere il grande ingresso di LeEco nel mercato entertainment. Il risultato? Un ritiro imbarazzante e un paio di cause legali.
Apple Watch Edition
Apple pensava davvero che la gente avrebbe voluto uno smartwatch da 17.000 dollari. Ci credeva, proprio.
Prima dell’uscita di Apple Watch nel 2015, un sontuoso modello “Edition” in oro 18 carati ha iniziato ad apparire al polso di celebrità come Beyoncé. A quel prezzo, però, avrebbe potuto indossarlo anche il buon Gesù in persona: nessuno spende quei soldi per un oggetto che diventa obsoleto in 10 mesi. Non è un Rolex.
Con le prime versioni gestite per affrontare con realismo il mercato, la cassa in vetro ceramico e il prezzo decisamente inferiore hanno messo in soffita il folle progetto dell’Apple Watch di lusso. O dovrei forse chiamarlo apple watch flop Edition?
JooJoo
Tra i flop tecnologici forse il più sfortunato. Forse. Originariamente noto come CrunchPad, JooJoo è stato uno dei primi tablet. Due anni prima che Apple annunciasse l’iPad, il co-fondatore di TechCrunch Michael Arrington aveva chiesto ai suoi lettori di aiutarlo a costruire il computer da 200 dollari. Problemi di hardware hanno portato il prodotto finale a 500 dollari e a un lancio molto tardivo, solo pochi giorni prima del lancio dell’iPad di Apple. E JooJoo, nato troppo tempo prima, non aveva praticamente alcuna dotazione rispetto al nuovo tablet Apple. Disastro inevitabile.
Google Reader
Nel 2019, Google Reader ha finalmente ottenuto la lapide che meritava. Non è la prima o l’ultima volta che Google ha smentito un’idea, ma è stata sicuramente una delle più stupide: la decisione di Google di uccidere l’amato lettore RSS nel 2013, nonostante le proteste e probabilmente solo per risparmiare sui costi del server. Praticamente un colpo mortale al Feed RSS come tecnologia di distribuzione delle notizie. Piango ancora la sua perdita.
Secret
Per un breve momento nel 2014 un social “anonimo” è stato di gran moda. Secret ti mostrava i messaggi dei tuoi amici e amici di amici, senza identificare nessuno per nome. Il risultato fu uno spazio relativamente sicuro per parlare di sesso, droghe e altre cose che ti avrebbero spinto fuori da Facebook. Accumulò quasi subito 15 milioni di utenti e raccolto 35 milioni di finanziamenti. Ma la lezione che abbiamo appreso nell’ultimo decennio è che nulla può rimanere anonimo a lungo. Niente identità duratura, niente social duraturo. A soli 16 mesi dal lancio, il co-fondatore di Secret staccò la spina da solo, inviando Secret al cimitero delle app anonime insieme a Yik Yak, Ask.fm, Formspring ed altre. I fondatori sono ancora impegnati a restituire i soldi agli investitori, e forse hanno tenuto qualche milioncino per sé.
Magic Leap
Quando Google mise improvvisamente mezzo miliardo di dollari nelle casse di Magic Leap, la sconosciuta startup di AR sembrava pronta a cambiare tutto, nonostante il fatto che nessuno sapesse nulla del suo prodotto, e da allora le cose sono andate più o meno allo stesso modo.
Magic Leap ha illustrato un mucchio di brevetti dal suono altisonante con un sacco di immagini fantascientifiche rubate e ha promesso sfracelli. In realtà, il primo prodotto era molto simile all’attuale Microsoft HoloLens, ma senza un modello di business né una società affermata dietro. A fronte di 2,6 miliardi di dollari raccolti, Magic Leap ha venduto solo 6000 pezzi.
Microsoft Band
Il primo tentativo Microsoft di un hardware indossabile sembrava più un esperimento sociale. Si, potevi usare Band per comprare un caffè da Starbucks, ma nemmeno Starbucks poteva salvare questo gadget dalla morte dopo l’uscita di una seconda versione forse addirittura peggiore della prima. Alla fine Microsoft ha ridotto le perdite chiudendo i server e offrendo rimborsi per scusarsi con gli utenti.
Solyndra
Di tutte le conferme che un’azienda energetica potrebbe cercare, avere un Presidente come ambasciatore è probabilmente in cima alla lista.
Quella fu la posizione fortunata che Solyndra si trovò intorno al 2009, quando i suoi pannelli solari circolari attirarono l’attenzione di Obama. La società aveva tutto ciò che l’amministrazione Obama voleva: design innovativo ed efficiente, potenziale per fornire centinaia di nuovi posti di lavoro e miliardi di dollari in finanziamenti. L’unico problema era che in realtà non c’era alcun piano aziendale. Solyndra è fallita in soli due anni, a causa di costi alle stelle e una base clienti quasi inesistente.
Pono
Neil Young ha trascorso anni denigrando MP3, iTunes e musica digitale nel suo insieme, insistendo sul fatto che la qualità del suono compresso rovinasse l’esperienza di ascolto rispetto a CD e vinile. Nel 2012 cercò di risolvere il problema da solo, annunciando il lettore musicale Pono e un negozio che avrebbe venduto file audio in alta fedeltà e senza perdita di dati. Pono guadagnò tanta attenzione e oltre 6 milioni di dollari in finanziamenti.
Al suo arrivo nel 2015 però non se lo è filato praticamente nessuno. Forse l’orribile design? Forse il chiassoso colore giallone? Chissà. Comunque l’idea di fornire musica di qualità è stata poi ripresa più avanti: Tidal, ad esempio. O Music Unlimited, il recente servizio di Amazon lodato proprio da un Neil Young finalmente soddisfatto, tanto che potrebbe cantare su una base personalizzata mp3.
Galaxy Fold
Dai, questo flop lo conoscete tutti. Non ho mai visto un lancio come quello del Samsung Galaxy Fold. I cellulari acquistati si sono rotti nell’arco di una settimana. Praticamente TUTTI.
C’era tipo una pellicolina sul telefono e tutti pensavano servisse per protezione. Non era per protezione. Faceva parte del telefono. Come Samsung abbia pensato che questo dispositivo fosse pronto per il lancio, tanto meno come un dispositivo di così alto profilo, resta un mistero ancora oggi. La società ha rielaborato il progetto e lo ha rilasciato nuovamente in seguito, ma il danno è stato enorme.
Google+
Anche questo flop stellare è arcinoto. Per la grandezza del crollo, per l’accanimento terapeutico di Google nel cercare di salvarlo, e per una dozzina di altri motivi assurdi. Quasi tre anni e mezzo dopo aver aperto le sue porte al pubblico era impossibile nominare una sola persona che avesse creato un vero seguito su Google+, o una notizia diventata virale su Google+, o qualsiasi cosa buona su Google+.
Dobbiamo paradossalmente “ringraziare” l’enorme violazione della privacy capitata nell’ottobre 2018, che ce l’ha tolto definitivamente dai piedi.
Google Tango
Per il tango serve essere in due, ma Google non ha mai trovato un partner per fare breccia nel mondo nella realtà aumentata. Peccato, dato che Project Tango ha sempre avuto potenzialità.
Lanciato nel 2014, adottava un nuovo approccio all’AR incentrato sulla localizzazione della posizione di un dispositivo nello spazio (come il senso umano della propriocezione). Il piano di Google era quello di costruire la tecnologia di base, poi consentire ai produttori di telefoni e agli sviluppatori di realizzare i prodotti di consumo.
Alla fine solo due aziende (Lenovo e Asus) accolsero l’appello di Google, creando peraltro dispositivi assolutamente non all’altezza delle aspettative. Nel 2017 Google ha chiuso Tango a favore del suo più tradizionale framework di realtà aumentata ARCore.
Lily Drone
Un drone completamente impermeabile che può seguirti giù da una montagna, decollare quando lo lanci in aria e scatta automaticamente la tua foto suona come il migliore di sempre anche oggi, figurarsi nel 2015. Ebbene, fu un disastro di crowdfunding. Dopo anni di clamore e di anticipazione, fu rivelato che il video promozionale della società era un falso.
Lily Robotics non ha mai spedito una sola unità delle 60.000 preordinate, ed è stata citata in giudizio dall’ufficio del procuratore distrettuale di San Francisco. Anche se la società ha ricevuto 34 milioni di dollari dai suoi sostenitori e altri 15 milioni in capitale di rischio, molti di questi sostenitori non hanno mai ricevuto un rimborso.
Il Facebook Phone
I primi anni del 2010 furono ottimi per Facebook, ma forse trassero in inganno Zuckerberg che fu colpito da una lieve forma di delirio di onnipotenza. Realizzare telefoni con un tasto Facebook dedicato? Follia. La casa di Menlo Park collaborò con HTC per lanciare Status e Salsa, due telefoni francamente ignobili.
Non contente dei primi due flop tecnologici, le due aziende fecero tris con HTC First, che era una specie di Frankenstein. Per intenderci, un dispositivo Android con una skin Facebook Home personalizzata. Imbarazzanti meteore, sparite praticamente subito.
Vine
Prima che fosse un fallimento, Vine era un glorioso motore culturale. I video in loop di 6 secondi inventati dall’app sono diventati una piattaforma di lancio per comici e musicisti, introducendo anche innumerevoli meme inestimabili. Nessun social network defunto viene ricordato con più affetto.
Sfortunatamente per Vine fu acquistato da Twitter, che forse non ha mai saputo cosa farsene, e di certo non l’ha mai capito. Il team Twitter di New York ha languito mentre quello di San Francisco si è concentrato su problemi più urgenti, tra cui la non redditività. Vine stessa ha smesso di crescere quando Instagram ha introdotto i video e le inserzioni. Gli influencer hanno abbandonato l’app e nel 2016 è diventata un deserto. Vive nel suo successore spirituale, TikTok.
AirPower
Apple è solitamente associata ad alcuni dei migliori progetti di ingegneria e design, nonchè ad alcuni flop tecnologici davvero di rilievo. È da tanto, però, che Apple non ne sbaglia una in modo grossolano: per questo AirPower può essere considerato il più grande fallimento recente della casa di Cupertino.
Annunciato insieme all’iPhone X, AirPower prometteva di essere un nuovo tipo di caricabatterie wireless, in grado di ricaricare fino a tre dispositivi contemporaneamente (non so: un iPhone, un Apple Watch e AirPods). A quanto pare far lavorare contemporaneamente queste tecnologie è stato più difficile del previsto, e un anno e mezzo dopo che l’annuncio della sua creazione, AirPower è stato cancellato senza tante cerimonie dall’azienda.
Ouya
Ouya sembrava una buona idea. Lanciato in un momento in cui l’hardware mobile stava rapidamente migliorando ma i giochi non lo usavano davvero, la startup propose di attaccare un chip Nvidia Tegra 3 in una elegante scatola progettata da Yves Behar da 99 dollari. La confezione comprendeva un controller di gioco e giochi demo. Ouja ha raccolto oltre8 milioni di dollari su Kickstarter ed è ancora il decimo progetto più finanziato nella storia della piattaforma. Sfortunatamente il controller era terribile, il software era cotto e lo store non aveva giochi che valessero la pena. Uno dei maggiori esempi di successo di Kickstarter si è trasformato nel più grande fallimento del mondo reale.
Samsung Bixby
Apple aveva Siri, Amazon aveva Alexa, Microsoft aveva Cortana, Google aveva Google Assistant. Che poteva fare Samsung? Voilà, ecco arrivato Bixby. Samsung ha fatto del suo meglio per farlo funzionare, arrivando addirittura ad aggiungere un pulsante Bixby obbligatorio ad alcuni dei suoi telefoni.
Ma l’assistente di Samsung non era proprio buono, e aveva l’unico pregio di far incazzare le persone costituendo una preziosa valvola di sfogo contro lo stress. A differenza di molte delle cose in questo elenco, Bixby esiste ancora oggi: un assistente senza “casa”, visto che Samsung Home non è ancora stato sviluppato. Se lo incontrate evitatelo.
Windows 8
Volete tornare a sperimentare l’ebbrezza di veder sparire il menu Start e il pulsante Windows? Volete che tutto ciò di familiare nel Sistema Operativo di Microsoft sia spostato un po’ a cazzo qua e là? Reinstallate Windows 8.
In quei giorni Microsoft rincorreva l’iPad e passò direttamente ai touchscreen dimenticando per cosa le persone usassero effettivamente i loro PC. Windows 8 includeva un’interfaccia utente, un menu Start a schermo intero e un’interfaccia pasticciata. Windows 10 ha posto fine al disastro. Almeno a quello, dico.
Project Ara di Google
Il sogno degli smartphone modulari è iniziato nel 2013 con il video concept Phonebloks di Dave Hakkens. Chi non vorrebbe un dispositivo portatile e flessibile in grado di durare di più rispetto ai design usa e getta che si vedevano in giro. Preferisci il Face ID rispetto a uno scanner di impronte digitali? Inserisci il modulo. Più velocità? Inserisci nuova memoria e un processore migliore. Foto più belle? Cambia telecamera. La nuova divisione Motorola di Google prese il concetto e le provò tutte.
Non è noto il perchè del fallimento, ma il progetto si è chiuso nel 2016. “La fine di un’Ara” si può dire, o è la peggior freddura mai fatta per i flop tecnologici?
Juicero
Juicero ha promesso il succo in una busta. Non una scatola di succo, come osate? Una busta di frutta e verdura fresca sigillata in una busta verificata con codice QR che richiedeva una macchina da 700 dollari per spremerla busta e rilasciare il succo.Un po’ come la Nespresso ma per il succo.
Gli investitori e Bloomberg hanno scoperto però che alla fine la macchina, cioè il fulcro dell’intera operazione Juicero, non era necessaria. Le persone potevano spremere le confezioni di succo a mano. A mano! Chiusura immediata dell’azienda. Non mi chiedo perchè è fallita. Mi chiedo come ha fatto a ottenere fondi.
Il Dieselgate
Il più grande scandalo automobilistico del decennio è iniziato quando un gruppo di ricercatori della West Virginia University si è imbattuto in alcune anomalie nei test sulle emissioni di una Volkswagen Jetta. Da allora, quasi tutti i personaggi importanti della VW sono stati accusati di frode nel cosiddetto Dieselgate. La Volkswagen ha pagato oltre 30 miliardi di dollari in multe da quando è stato scoperta e ha promesso di spendere miliardi in più nel tentativo di diventare leader nei veicoli elettrici. Ma i flop tecnologici non vengono mai soli: non sembra finita qui.
Gli Hoverboard
Quando i cosiddetti “hoverboard” sono diventati per la prima volta una moda nel 2015 (adolescenti e adulti che sfrecciavano per le strade come statue fluttuanti, muovendosi a malapena più velocemente rispetto a se avessero appena camminato) il senso del ridicolo era già forte. Dov’era la levitazione di Ritorno al futuro che ci era stata promessa? Che si tratti di umiliazione o semplicemente dell’arrivo di scooter elettrici più pratici, sembra che gli hoverboard si siano volatilizzati velocemente diventando i flop tecnologici più rapidi a svanire. Li vedo spesso sui siti di forti sconti online, e nel mio album dei ricordi (celebre l’hoverboard che Google regalò alla mia agenzia e che ha prodotto memorabili cadute).
Il Fyre Festival
Quando i flop tecnologici sono davvero, davvero epici: ho ancora davanti agli occhi le immagini dell’incredibile documentario Netflix che racconta ciò che accadde.
L’anno è il 2017, ed in estrema sintesi: Billy McFarland organizza un festival costoso con il rapper Ja Rule, non pianifica NIENTE, si ritrova un mare di gente prenotata (con biglietti da capogiro), spende i soldi per se stesso e gli influencers che promuovono l’evento. Quando i partecipanti arrivano sull’esclusiva isola e iniziano a twittare le foto dei loro alloggi (tende pessime, tristi tramezzini al formaggio), un’ondata immediata di schadenfreude travolge la rete. Una catastrofe terrificante.
L’evento ha generato come detto un paio di documentari, un numero infinito di blog e ha dato il via a una crescente ondata di interesse per i traveller che è continuato fino ad oggi. Siamo post-Fyre in molti modi, specialmente per come parliamo di truffe ora.
Apple Maps
Stanco di subire smacchi da Google per le sue mappe, Apple ha deciso di lanciare la sua versione nel 2012 insieme a iOS 6. Un’impresa ambiziosa, data la forza che Google già aveva. Ma Apple avrà realizzato “le migliori Mappe di sempre,” no? Ecco. No. Apple Maps era pieno di bug, mancava di informazioni sui trasporti pubblici e in alcune aree e paesi non offriva letteralmente altro che vuoti o errori. L’impresa alla fine ha portato a una strage di dirigenti Apple, e la società avrebbe trascorso tutto il resto del decennio per provare a costruire un vero concorrente di Google Maps.
Sette anni dopo, Apple Maps è stata ricostruita da zero. A partire da settembre 2019 le indicazioni (stavolta dettagliate) sono offerte solo in 10 città in tutto il mondo, mentre Google ha inviato Street View praticamente anche nello spazio. Buona fortuna per la remuntada!
Le tv 3D
Venendo fuori dall’enorme successo che fu “Avatar” nel 2009, la TV 3D doveva portare un nuovo livello di immersione nel modo in cui le persone guardavano i film nel loro salotto. Sento odore di flop tecnologici.
Ma a differenza dei cinema, dove le proiezioni 3D sono ancora abbastanza comuni, lo sforzo di portare a casa quella stessa esperienza a casa è fallita miseramente. Diciamolo: nessuno vuole indossare occhiali 3D mentre sta stravaccato sul divano. E le dimensioni dello schermo della maggior parte dei televisori non mostrano il 3D nello stesso modo in cui i contenuti escono da uno schermo cinematografico gigante.
Le compagnie televisive hanno continuato a sostenere il 3D per diversi anni e c’era una discreta selezione di Blu-ray 3D tra cui scegliere. Nella seconda metà del decennio l’industria ha rinunciato al sogno e si è spostata verso l’HDR e altri miglioramenti delle immagini che non richiedano occhiali. Alcune non richiedono neanche la vista.
I Google Glass
Il debutto fu spettacolare: il co-fondatore di Google Sergey Brin salì sul palco durante un evento nel 2012 per mostrare agli spettatori una diretta streaming di paracadutisti che indossavano Google Glass mentre atterravano in cima al centro congressi.
Questi occhiali avrebbero cambiato il mondo, diceva. E avrebbero potuto, se non avessero spaventato così tanto le persone. Una fotocamera sempre addosso? E la privacy? Come focalizziamo le immagini? È vero che indossarli provoca terribili emicranie? Google tiene vivo il sogno con versioni per professionisti e per progetti medici, ma forse semplicemente il mondo non è pronto.
Galaxy Note 7
Quando il Galaxy Note 7 di Samsung fu recensito per la prima volta, i tecnici impazzirono. Quanto è bello, come è forte. Lo smartphone più ben fatto di sempre. Poi esplose il primo. Nel giro di appena due settimane lo seguirono altri 35 dispositivi che presero fuoco così: puff, come niente. Uno addirittura su un aereo, provocando una circolare di divieto su tutti i voli. Samsung corse ai ripari ritirando tutti i dispositivi, e sostituendoli con terminali diversi. Anzichè finire in un baratro, ci ha gettato la sua creazione “degenerata”, garantendosi la sopravvivenza. Poi (torna al punto 20) è tornato sul luogo del delitto con il Galaxy Fold. Chi nasce tondo non muore quadro.
La regina dei flop tecnologici: Theranos
Anche di questo flop si sa davvero tutto: valutata 9 miliardi di dollari e apparentemente pronta a rivoluzionare la medicina, Theranos è fallita nel 2018. Prometteva un esame del sangue rivoluzionario, così facile da poterlo fare in farmacia. Poi il Wall Street Journal rivelò che il test del sangue di proprietà dell’azienda non funzionava. Il CEO e fondatrice Elizabeth Holmes aveva ingannato tutti, dirigenti e clienti, usando esami del sangue standard invece del prodotto che stava vendendo. Una truffa gigante. In seguito Holmes è stata incriminata per frode e all’inizio di quest’anno i suoi avvocati hanno affermato di non ricevere pagamenti da mesi.