James Dean sarà l’ultimo attore a recitare in un film molto dopo la sua morte, ma l’ascesa della vera immortalità di Hollywood solleva grandi questioni etiche
Gli umani digitali stanno arrivando su uno schermo vicino a te. Le immagini generate al computer (CGI) sono diventate più economiche e sofisticate, e l’industria cinematografica può ora ricreare in modo molto convincente le persone sullo schermo, persino gli attori defunti da decenni. La capacità della tecnologia di mantenere efficacemente le celebrità in vita oltre la tomba solleva domande su lasciti pubblici e diritti di immagine.
Le celebrità virtuali sono già una realtà. Una manciata di avatar creati digitalmente sono stati usati come veicoli per la pubblicità, e alcuni di questi hanno seguito come influencer sui social. Ne ho parlato qui. Lo scorso dicembre è stato annunciato che l’attore statunitense James Dean, morto nel 1955, reciterà in un film di guerra sul Vietnam che uscirà alla fine di quest’anno. Dean sarà ricreato sullo schermo con CGI basato su vecchi filmati e fotografie, doppiato da un altro attore.
Le reazioni favorevoli e contrarie
La notizia è stata accolta con entusiasmo da chi desidera vedere Dean resuscitato digitalmente per il suo quarto film, ma ha anche suscitato aspre critiche. Soprattutto nel mondo degli artisti dello spettacolo. Ad insorgere è Zelda, la figlia del compianto Robin Williams, su Twitter . “Stabilisce un terribile precedente per il futuro degli artisti”. Suo padre scomparso nel 2014, desiderava evitare lo stesso destino. Prima della sua morte, ha presentato un atto per proteggere l’uso del suo aspetto fino al 2039 , impedendo ad altri di ricrearlo usando la CGI per apparire in un film, in uno show televisivo o perfino come ologramma.
“Il film di James Dean è un modo per mantenere viva l’immagine dell’attore per le nuove generazioni,” dice Mark Roesler di CMG Worldwide, la società che gestisce i diritti di riprodurre l’aspetto di Dean. “Penso che questo sia l’inizio di un’intera ondata”, gli fa eco Travis Cloyd, CEO di Worldwide XR , una delle società dietro l’operazione. “In futuro, vogliamo che James Dean venga portato in diversi ambienti di gioco, o di realtà virtuale o di realtà aumentata”, afferma.
Altri attori sono stati “riportati in vita” a fini pubblicitari. Audrey Hepburn è stata ricreata digitalmente per una pubblicità sul cioccolato nel 2013 . Nello stesso anno, Bruce Lee è riapparso in una pubblicità in lingua cinese per un marchio di whisky , provocando le ire di moltissimi fan dell’attore, che era notoriamente astemio.
Sette anni dopo questi costosissimi primi esperimenti, ciò che era possibile fare con attori defunti solo in un piccolo spot si può fare per un intero film. Ora una persona può essere animata da zero. “Se sono vivi oggi, puoi metterli in piattaforme di scansione, puoi analizzare ogni dettaglio del loro corpo analizzato con molta attenzione e ciò rende molto più semplice, mentre lavorare con le fotografie disponibili è più complicato”, afferma Tim Webber, che ha vinto l’Oscar per il suo lavoro sugli effetti visivi nel film Gravity del 2013 .
Eredità digitale
Molti attori avranno il desiderio di trarre vantaggio da questa tecnologia e ottenere una sorta di ‘immortalità futura’. Loro e le loro famiglie potranno monetizzare il loro lavoro anche dopo la morte. O apparire in film d’azione quando non sono più in grado di realizzare scene faticose. Potremmo perfino assistere alla compresenza di un attore e del suo doppio giovane, anzi è già successo. Will Smith in “Gemini Man” ha affrontato il sé stesso 20enne. Non vi spoilero come è finita.
Attori defunti in CGI: questioni legali
Una potenziale insidia nel ricreare digitalmente una celebrità deceduta è il rischio di danneggiarne l’eredità. “Dobbiamo rispettare la sicurezza e l’integrità dei titolari dei diritti”, dice John Canning di Digital Domain, la società USA che ha creato un ologramma del rapper defunto Tupac Shakur , apparso nel 2012 in un importante festival musicale a 15 anni dalla sua morte.
Legalmente, i diritti di una persona sull’uso commerciale della propria immagine dopo la morte differiscono tra paese e paese e perfino al loro interno. In alcuni stati USA, ad esempio, questi diritti sono trasferibili agli eredi di una persona. In California, ai sensi del Celebrities Rights Act, i diritti durano “solo” 70 anni dopo la loro morte. Il dibattito è ampio. Insomma.
Da un lato, l’interesse della persona defunta che può essere anche diverso da quello della sua famiglia. Robin Williams ha potuto farlo valere, ma altri che non avranno il tempo di proteggersi potrebbero essere “schiavizzati” in eterno. Dall’altro lato una riproduzione, per quanto realistica, non sarà mai come un vero attore, afferma. Una performance è molto più di una somiglianza fisica.
Man mano che diventa più facile ricreare digitalmente celebrità, attori defunti e identità interamente nuove sullo schermo, questo tipo di tecnologia può mettere gli attori fuori dal lavoro? Forse. Ma ci vorrà più tempo di quanto pensate.
Anche perchè gli spettatori per un bel po’ troveranno inquietanti questi esseri umani virtuali. Queste immagini “umanoidi” non sono del tutto perfette, e possono far sentire gli spettatori a disagio. Per questo occhi e bocca vanno perfezionati in modo maniacale: sono le prime cose che guardiamo in un volto, e non siamo ancora persuasi: semplicemente non riusciamo a spiegarcelo, ma il nostro cervello ci dice che c’è qualcosa che non va.