La pandemia sarà ricordata come un vero e proprio passaggio di stato. Uno spartiacque in grado di dividere una filosofia di mondo da un’altra, e di cambiare il corso della Storia. Tra le mille trasformazioni che stanno avvenendo e che si stanno preparando, una in particolare è cruciale per milioni di esseri umani, quella che interessa il mondo del lavoro. Un aiuto può arrivare dall’Outplacement. Cos’è? Ne parlo con un’esperta di settore.
Centinaia di migliaia di aziende sono destinate alla chiusura o al fallimento. Altre, quelle destinate a sopravvivere, sono attese ad una trasformazione, anche radicale, delle loro logiche operative. L’impatto sui livelli occupazionali è inevitabile. Una situazione complessa di cui si intravede già la triaiettoria. E il contraccolpo peggiore sarà sul lavoro di donne e (ancora di più) mamme. Già prima del coronavirus la posizione professionale delle donne era in difficoltà forte. Le cifre non lasciano spazio all’interpretazione: in Italia, su 9 milioni e 872mila occupate, le mamme sono circa 5,4 milioni. Più del 50% di loro ha almeno un figlio con meno di 15 anni1. Non di rado, peraltro, sono impegnate nei settori che hanno subito un vero e proprio tracollo in questo periodo, come turismo e viaggi, dove la “quota rosa” si attesta al 54%2 .
Organizzare la speranza
In situazioni che sembrano disperate, tuttavia, solo l’organizzazione può aiutare a gestire: anche la gestione di un disastro. È quello che pensa Annadebora Morabito, esperta di outplacement, formazione e coaching con specifica attenzione al mondo femminile. L’outplacement è un servizio di supporto alla ricollocazione del lavoratore. Qualcuno si occupa di raccogliere bene informazioni che ci riguardano, saggiare le nostre capacità e organizzarle in modo da renderci più visibili al mondo del lavoro: specie in periodi di confusione e con poca visibilità potrebbe essere un servizio che fa la differenza.
La parola d’ordine è dare un’organizzazione alla speranza. Occorre recuperare il senso della costruzione, del desiderio e della consapevolezza di come trasformare una propria ambizione in un obiettivo concreto.
“Occorre chiarirsi in termini di progetti futuri, puntare a raccontarsi in modo efficace su un cv e a colloquio, studiare una vera e propria strategia di personal branding,” dice la Morabito. “Sfruttare le opportunità offerte da uno strumento come Linkedin e da ogni canale utile alla ricerca di nuove opportunità professionali come Head Hunter, APL, annunci, candidature spontanee, network. Può sembrare pleonastico sottolinearlo, ma una mamma realizzata è una mamma più felice, specie se può ritagliarsi uno spazio per coltivare i propri desideri.”
Il profilo del prossimo futuro, in altre parole, è quello di costruire sé stessi non a partire dal lavoro che si vuole raggiungere, ma a partire dal proprio bagaglio tecnico. Perchè, lo sappiamo, i confini delle mansioni lavorative si fanno sempre più labili e l’apporto delle soft skill diventa fondamentale. Sono tanti i settori che in mezzo a questo ricambio epocale avranno bisogno di figure sensibili, versatili ed intelligenti. Il grande comparto dell’e-commerce, ad esempio, che può dare spazio sia nella gestione delle infrastrutture che nella commercializzazione di prodotti che molte imprenditrici ed artigiane possono già offrire al pubblico.
Un’epoca in cui lo smart working, facendo venire meno confini ed esigenze di spazi lavorativi “fissi”, possono offrire un’opportunità anche per armonizzare la vita familiare con quella professionale.
Quali ipotesi per il prossimo futuro?
Il quadro non è dei più confortanti. “È possibile ipotizzare per il prossimo inverno, post blocco dei licenziamenti da parte delle aziende, un calo dell’occupazione in Italia”, dice la Morabito. “Per evitare esiti drammatici è necessario puntare da subito tutto sulla seconda accezione di crisi, quella di ‘opportunità’. Il consiglio spassionato è quello di pensare a nuovi progetti, proattivando il proprio network.“
Qual è il ruolo che può assumere il tuo lavoro?
“In aiuto alle/ai dipendenti che potrebbero trovarsi nella necessità di trovare un nuovo lavoro, l’outplacement è un servizio fondamentale per la ricollocazione. I numeri parlano chiaro e i dati3 ci dicono che in 6 mesi, su un totale di 10.000 persone prese in carico, l’84% individua una soluzione commisurata alle proprie aspettative.”
Certo, la crisi post Covid-19 potrebbe allungare i tempi di ricollocazione. Affidarsi ad esperti di settore, però, potrebbe aumentare considerevolmente le opportunità di trovare nuova occupazione rispetto al fai da te.
1 fonte: Fondazione studi dei consulenti del lavoro – 2 fonte: Federalberghi/Fipe – 3 fonte: Aiso – Associazione Italiana Società di Outplacement