Il futuro del design, e in generale della creazione di luoghi e oggetti, cambierà molto con l’aiuto di programmi CAD dotati di intelligenza artificiale.
Da sempre Ingegneri, architetti e designer lavorano per trovare nuovi modi innovativi di fare le cose. Il metodo tradizionale di progettazione comporta una serie di cicli iterativi che via via portano a migliorare e ad affinare una soluzione. In altre parole, un disegno iniziale viene ottimizzato: e alla fine, il design ritenuto migliore o più vicino alle attese del creativo diventa il prodotto finale. Ora inserite in questo processo il design generativo.
Design generativo in architettura
Il design generativo significa dare a un’intelligenza artificiale un certo controllo sul processo di progettazione. L’AI sfrutta la capacità di calcolo dei computer sviluppando contemporaneamente molte varianti di un progetto, e le mescola con scelte ed influenze di un essere umano.
I (costosi) CAD che funzionano con strumenti di progettazione generativa, come Autodesk Revit o Autodesk Fusion 360 , consentono all’utente di inserire una serie di vincoli in una progettazione e gli algoritmi generativi elaborano una serie di scelte. Ad esempio si può chiedere al software di sviluppare una soluzione abitativa per garantire il giusto spazio agli occupanti. O per garantire una buona capienza, se si tratta di un magazzino. Una serie di parametri, insomma, dei quali l’intelligenza artificiale tiene conto nel perseguire il risultato migliore.
Come è facile immaginare, si tratta di un lavoro che richiede una notevole quantità di potenza di calcolo, motivo per cui la maggior parte degli strumenti CAD generativi sfrutta il cloud. Il più grande vantaggio di questo flusso di lavoro è che l’Architetto potrebbe passare dallo schizzo manuale delle variazioni alla presentazione di tutte le possibili opzioni per la struttura. Non solo alcune: TUTTE le possibile opzioni. È il design generativo, bellezza.
Non è un videogame
Se fino a un po’ di tempo fa i parametri da impostare su un software di design generativo potevano essere simpatici scherzetti dei programmatori, buoni a far storcere il naso agli architetti più scafati, oggi gli algoritmi di progettazione generativa fanno sul serio. Possono tenere conto dei processi di produzione, dei costi di costruzione, dei costi del materiale, del peso del materiale, della progettazione strutturale, e di mille altre variabili. Per ottenere il meglio da una tecnologia del genere, però, oltre alla mente aperta e alla voglia di evolversi serve sviluppare un vero e proprio modo di lavorare “a braccetto” con l’intelligenza artificiale.
Il design generativo come metodologia
Il primo passo è quello di capire che questa tecnologia basata sull’intelligenza artificiale è essa stessa una metodologia, più che uno strumento. Il design generativo incarna il processo di progettazione, favorendo il flusso di lavoro di ingegneri, architetti e designer. Non intende sostituire i loro ruoli, ma arricchirli per rendere l’elemento umano ancora più forte.
Il cuore del design generativo è la possibilità per i creativi di prendere decisioni informate sul loro processo di progettazione. Una metodologia generativa crea un “discepolo” iper intelligente, chiamato a trasferire con un eccezionale lavoro quantitativo i valori del suo “maestro umano”, e la sua mentalità.
Il “Maestro” umano definisce i parametri, ma invece di dover modellare da solo tutte le diverse opzioni che si adattano a quei parametri, lascia che lo faccia un computer. Dopotutto, gli umani sono perfetti per compiti creativi. Capire tutti, ma proprio tutti i modi in cui un edificio o una serie di edifici potrebbero rientrare in un certo spazio, beh, finirebbe per annoiare.
So di aver fatto arrabbiare alcuni architetti e ingegneri civili, ma pensateci: Il tempo che si risparmia in quel processo può essere usato per rendere la struttura più unica e caratteristica. Secondo vari studi, il mercato globale dell’ingegneria e delle costruzioni crescerà dell’11,8% nei prossimi 5 anni, nonostante il Covid. Un approccio generativo alla progettazione potrebbe aiutare a risolvere questo problema.
Design generativo, la via del futuro
Questo non significa ovviamente che si debbano realizzare per forza edifici o oggetti dall’aspetto arzigogolato, né che si debba per forza usare sempre “il bottoncino magico che fa tutto da solo”. Può semplicemente significare che un edificio bello, di gusto, pensato bene da un ottimo professionista, è anche ottimizzato per la luce, o è leggero il doppio di quello che gli sta accanto, a parità di resistenza.
Il design generativo e la sua naturale attitudine all’ottimizzazione possono farlo andare molto oltre i compiti che ho descritto in questo articolo. Attualmente, ad esempio, si stima che il 37% delle moderne aziende di design utilizzi il design generativo in qualche forma.