Nella frenesia nata dalla pandemia di Covid-19, diversi paesi stanno prendendo in considerazione enormi pacchetti di stimoli fiscali ed economici per attenuarne gli effetti.
Piani essenziali, chiaro, ma devono essere strategici e sostenibili. Per evitare di creare nuovi problemi, prima di tutto, serve aggiungere un nuovo elemento, una vecchia conoscenza sempre sottovalutata: il Reddito minimo Universale. Universal Basic Income (UBI). L’unica cosa che può farci uscire dal pantano.
Regola numero uno in caso di crisi: quando ti trovi in una buca, smetti subito di scavare.
Gli oppositori, e ce ne sono molti, sottolineano che non funzionerà perché nessun paese può permettersi di distribuire regolarmente denaro a tutti i cittadini. Sosterranno che avremo deficit insostenibili, che non possono essere finanziati.
Questa è una preoccupazione valida. Ma l’alternativa è una maggiore impennata delle disuguaglianze e delle tensioni. Fattori che costerebbero ancora di più ai governi e aprirebbero i paesi ad un enorme rischio di conflitto sociale.
Il virus dei soprusi
La pandemia iniziata in Cina ha imperversato in tutta l’Asia e oltre, esponendo disuguaglianze e vulnerabilità di enormi strati della popolazione.
Se 1.3 miliardi di persone, due terzi della forza lavoro Asia-Pacifico, nonché i migranti (100 milioni solo in India) perderanno il proprio sostentamento, senza rete di sicurezza, i costi sociali saranno insostenibili. L’instabilità economica sarà surclassata dal caos sociale.
Inevitabile, irrinunciabile il dibattito sul reddito minimo universale
Un nuovo contratto sociale che possa riequilibrare le disuguaglianze profonde prevalenti tra le società. Per dirla senza mezzi termini: la domanda non deve più essere se si possono trovare risorse per un’efficace protezione sociale, ma COME si possono trovare.
USA e Canada stanno finalmente studiando la cosa. Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha fornito 2.000 dollari canadesi al mese, per i prossimi quattro mesi, ai lavoratori che hanno perso reddito a causa della pandemia. Altri paesi nel mondo sono più avanti (anche l’Italia grazie ad una misura, il reddito di cittadinanza, che va concettualmente in direzioni simili). Ora va espanso e fatto funzionare a lungo termine.
Possiamo farlo
A mio avviso va cambiato approccio rispetto al passato. Il reddito minimo universale non va considerato come una dispensa, né come una soluzione aggiuntiva da aggiungere a quelle già in atto. Piuttosto, deve essere un catalizzatore di cambiamenti anche in altri settori: il Reddito minimo Universale può e deve essere il fattore di cambiamento che ci serve.
Effetto domino su altre riforme
Avremo bisogno, per dire, di una tassazione equa. I paesi dovranno lavorare insieme, condividendo i dati, per impedire a persone e aziende di eludere le tasse. Dobbiamo tutti pagare la nostra giusta quota, e di meno. Non possiamo più privatizzare i profitti e socializzare le perdite.
Vanno interrotti i sussidi, in particolare per i combustibili fossili, che ostacolano il percorso verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile. In particolare gli obiettivi di cambiamento climatico. Questo andrebbe a beneficio di tutti noi, generando al contempo risorse finanziarie per un reddito minimo universale, ma anche per sostenere le società di combustibili fossili.
Perfino Warren Buffet e Bill Gates, tra le persone più ricche del pianeta, hanno chiesto che i ricchi paghino più tasse. Secondo il Global Wealth Report 2018 del Credit Suisse, il 10% delle persone più ricche del mondo possiede l’85% della ricchezza.
Le multinazionali non stanno pagando la loro giusta quota
Apple, Amazon, Google e Walmart, per citarne solo alcune, generano profitti sbalorditivi e, dopo aver sfruttato tutte le falle dei sistemi fiscali, pagano importi ridicoli.
Se anche solo le prime 1.000 società del mondo fossero tassate in modo equo, un modesto reddito minimo universale potrebbe essere distribuito in modo rigoroso e ragionevole in tutto il mondo.
Quando i governi sono privati dei fondi che dovrebbero legittimamente dover costruire uno stato migliore, qualcosa è semplicemente sbagliato.
Le belle, magnifiche teorie sull’economia globale (alcune proposte dagli odierni e cosiddetti “paesi frugali”) è profondamente scorretta. Per lavorare in modo efficace, dicono, un’economia globale ha bisogno di regole di base che possano aiutare le aziende anche a spostare capitali in luoghi in cui può ottimizzare il proprio rendimento. E questo senza ostacolare l’obiettivo dei governi nazionali di soddisfare le legittime aspettative dei propri cittadini per una giusta partecipazione ai benefici e ai costi della globalizzazione.
In pratica la botte piena e la moglie ubriaca. È evidente che non possa funzionare.
Per raggiungere “regole di base accettabili” e “una partecipazione equa ai benefici e ai costi” sarebbe necessario un coordinamento globale. Altrimenti il capitale altamente mobile fugge verso i paesi che “frugalmente” non fanno pagare abbastanza tasse.
Non c’è dubbio che il reddito minimo universale sarà difficile da avviare
È importante considerare in modo imparziale i pro e i contro, i motivi per cui non è stato finora ampiamente implementato e cosa potrebbe renderlo praticabile.
Un fattore complicante è che dovrebbe integrare i programmi sociali esistenti. Un altro elemento importante sarebbe lasciare un incentivo al lavoro. Il reddito minimo universale dovrebbe essere sufficiente per sostenere una persona lasciandola motivata a lavorare, risparmiare e investire.
Non facile, come detto. Ma l’alternativa al non avere un reddito minimo universale è la crescente probabilità di disordini sociali, conflitti, ingestibili migrazioni di massa e proliferazione di politici o estremisti che capitalizzano la delusione sociale.
È in questo contesto che dobbiamo prendere seriamente in considerazione un reddito minimo universale ben progettato.