Negli ultimi tempi non sono mancate, devo dire, le notizie funeste. Dal 1 gennaio 2020 qualcuno ha aperto il vaso di Pandora e tra pandemie, catastrofi naturali e guasti prodotti dall’uomo c’è stato solo l’imbarazzo della scelta. Questa analisi sviluppata da un team di fisici teorici sembra alzare ulteriormente l’asticella, però.
In un articolo scritto dal dott. Gerardo Aquino, ricercatore associato presso l’Alan Turing Institute di Londra, c’è una sorta di “road map” del disastro. Un percorso che mostra con chiarezza la forte probabilità del crollo della nostra civiltà in poco tempo, legato al consumo di risorse, al sovrappopolamento e alla deforestazione. Lo studio è stato pubblicato su Nature Scientific Reports.
Rotta per la catastrofe
Questa traiettoria restringe di molto i tempi delle più pessimistiche previsioni fatte in passato. Secondo Aquino, che si occupa di studiare i modelli di sistemi complessi politici, economici e culturali per prevedere i conflitti, il crollo della civiltà umana avverrà molto prima di quanto si pensi. La causa? Il sempre maggiore impatto della deforestazione sui sistemi planetari di supporto vitale necessari per la sopravvivenza umana. Un fenomeno che influisce su tanti fattori importantissimi e concatenati, tra cui stoccaggio del carbonio, produzione di ossigeno, conservazione del suolo, regolazione del ciclo dell’acqua, sostegno alla natura e sistemi alimentari umani e habitat dell’uomo e di altre innumerevoli specie. Il sovrappopolamento peggiora il quadro generale.
Il crollo della civiltà
In assenza o con una forte riduzione di questi elementi cruciali, in primis le foreste (che al tasso di consumo attuale sparirebbero in 100-200 anni), “è altamente improbabile immaginare la sopravvivenza di molte specie, compresa la nostra, sulla Terra”. Lo studio precisa anche altro. “Il progressivo degrado dell’ambiente dovuto alla deforestazione influirebbe pesantemente sulla società umana e di conseguenza il collasso umano inizierebbe molto prima”. Al paper ha contribuito anche un altro accademico, il professor Mauro Bologna del Dipartimento di Ingegneria Elettronica dell’Università di Tarapaca in Cile.
In sintesi: i calcoli mostrano che mantenendo l’attuale tasso di crescita della popolazione e il consumo di risorse, in particolare il consumo di foreste, ci restano pochi decenni prima di un crollo irreversibile della nostra civiltà.
Crollo della civiltà: quanto tempo ci resta?
La conclusione del documento cerca di mettere a fuoco le tempistiche. “Il nostro modello mostra che un crollo catastrofico nella popolazione umana, a causa del consumo di risorse, è lo scenario più probabile dell’evoluzione dinamica basata sui parametri attuali. Da un punto di vista statistico la probabilità che la nostra civiltà sopravviva di per sé è meno del 10%. Nello scenario più ottimistico.“
Mantenendo il tasso effettivo di sovrappopolamento e di consumo di risorse, in particolare il consumo di foreste, ci restano pochi decenni (dai due ai quattro) prima di un crollo irreversibile della nostra civiltà.