I veicoli elettrici sulle nostre strade crescono in modo esponenziale. Riduzione dei costi e bisogno di trasporti individuali le prime cause. Nei prossimi 5 o 6 anni I divieti sui tradizionali veicoli a benzina e diesel disegneranno un futuro del tutto nuovo.
Tuttavia, i veicoli a emissioni zero non sono del tutto verdi, ed è qui che entra in gioco il The Tyre Collective. Anche se il 100% di auto, camion, bus e moto fosse elettrico o a idrogeno, rimarrebbe comunque il problema dell’inquinamento da microplastiche degli pneumatici.
Un inquinamento causato dall’attrito che si verifica a causa dell’attrito ogni volta che un conducente deve frenare, accelerare o fare una curva.
Inquinamento da microplastiche degli pneumatici
Le particelle microplastiche degli pneumatici si disperdono nell’aria, e rappresentano fino al 50% dell’inquinamento da PM2,5 causato dal trasporto stradale. Un disastro che può danneggiare polmoni e altri organi.
Molte particelle vengono trasportate nei fiumi e negli oceani, colpiscono gli ecosistemi e, in ultima analisi, la nostra stessa catena alimentare, causando ulteriori problemi di salute.
Dopo la plastica monouso, l’usura dei pneumatici è il secondo più grande inquinante microplastico nei nostri oceani.
Qualche esempio pratico
Per capire di quali volumi parliamo, un grosso autobus rilascia circa 4,65 g (0,17 once) di microplastiche dagli pneumatici per ogni tragitto, e 65 grammi (2,3 once) al giorno.
In Europa l’inquinamento da microplastiche degli pneumatici è di 530.000 tonnellate all’anno. Negli USA invece si stima che ogni anno vengano prodotti 1,8 milioni di tonnellate di microplastiche dagli pneumatici. È la quantità più alta al mondo.
Una ricerca della Dutch Open University stima che le microplastiche dagli pneumatici siano responsabili di 130.000-300.000 decessi in tutto il mondo.
Con l’elettrico le emissioni potrebbero aumentare
Nonostante la loro vocazione ecologica, i veicoli elettrici potrebbero aumentare le emissioni di PM2,5 dagli pneumatici a causa del peso della batteria. I dati del governo britannico suggeriscono un aumento delle emissioni di PM2,5 fino al 25% entro il 2030.
Data la portata del problema, un gruppo di studenti dell’Imperial College di Londra e del Royal College of Art ha fondato “The Tyre Collective”. Si tratta di una nuova startup che punta a rendere le città più sane riducendo le emissioni da usura dei pneumatici.
The Tyre Collective, una all star contro le emissioni
Il team di quattro persone ha unito le proprie competenze in diverse aree di ingegneria e design per creare un dispositivo innovativo, che quest’anno ha vinto il prestigioso premio di Design Dyson Award.
“Come squadra, la nostra forza risiede nella nostra diversità”, spiega Hugo Richardson, co-fondatore. “Veniamo da tutti e quattro gli angoli del globo e ci portiamo un patrimonio di conoscenze in ingegneria meccanica, design del prodotto, architettura e biomeccanica.
“È noto che i pneumatici si usurano, ma nessuno sembra pensare a dove vanno a finire. Siamo rimasti davvero scioccati nello scoprire che le particelle di pneumatici sono il secondo più grande inquinante microplastico nei nostri oceani. Al Tyre Collective, vogliamo catturare le microplastiche dagli pneumatici direttamente alla fonte “.
Un dispositivo “spazzino” che cattura le microplastiche dagli pneumatici direttamente dietro le ruote.
Il prototipo realizzato dal The Tyre Collective sfrutta le proprietà dell’elettrostatica e del flusso d’aria attorno a una ruota. È attualmente in grado di catturare il 60% delle particelle microplastiche dagli pneumatici.
Materiale che può essere riutilizzato per nuovi pneumatici o materiali, creando un sistema a circuito chiuso. Il team lo ha dimostrato stampando i propri biglietti da visita con inchiostro ricavato dalla polvere raccolta dagli pneumatici.
Il Tyre Collective intende riunire persone di diverse discipline e settori, creando una rete globale di partnership e collaborazioni.