Un team di ricercatori del Georgia Institute of Technology ha svelato un nuovo modo per sfruttare la capacità “in eccesso” delle reti 5G. In sintesi? le ha trasformate in una rete elettrica wireless in grado di alimentare i dispositivi IoT che oggi necessitano di batterie per funzionare. il risultato è un sistema di antenna raddrizzatore (rectenna) basato su lenti rotman flessibili in grado, per la prima volta, di raccogliere onde millimetriche nella banda dei 28 GHz.
Nel complesso, le reti 5G sono state progettate per generare comunicazioni incredibilmente veloci e a bassa latenza. Per farlo, sono state adottate frequenze di onde millimetriche che hanno consentito densità di potenza irradiata senza precedenti.
L’angolo di copertura
Le reti 5g promettono di cambiare il futuro in molti modi. Tra gli altri, c’è quello di dare vita ad una rete elettrica wireless che alimenti i dispositivi a distanze di gran lunga superiori a quelle di qualsiasi tecnologia esistente. Il problema attuale è quello dell’angolo di copertura: qualcuno ha già tentato di raccogliere energia elettrica a queste frequenze, ma l’unico modo per “ricevere” elettricità wireless era puntare l’antenna (pardon, come detto: la rectenna) verso la stazione 5g.
Questo problema sembra essere stato risolto dal Georgia Institute of Technology.
“Abbiamo ottenuto la possibilità di sfruttare un ampio angolo di copertura”, dice Aline Eid, ricercatrice senior del laboratorio ATHENA. “Non c’era modo di farlo fino ad ora.“
Come funziona il sistema che trasforma reti 5g in reti elettriche wireless?
Immaginatelo proprio come una lente ottica. Questa lente rotman fornisce sei campi visivi simultaneamente in uno schema a forma di ragno. Sintonizzando la forma della lente si ottiene una struttura versatile, che funge come un componente intermedio tra le antenne riceventi e i raddrizzatori per la raccolta di energia dalle reti 5G.
‘Questa innovazione ci permette di avere una grande antenna, che funziona a frequenze più alte e può ricevere energia da qualsiasi direzione. È indipendente dalla direzione, il che lo rende molto più pratico”, osserva Jimmy Hester, consulente di laboratorio senior e CTO e co-fondatore di Atheraxon, uno spinoff tecnologico dell’università che sviluppa la tecnologia di identificazione a radiofrequenza (RFID) 5G.
In attesa che ci friggano tutti (momento complottista) trovate la ricerca completa qui.