La teoria prevalente sull’origine del nostro universo dice più o meno questo: circa 13,7 miliardi di anni fa esplose una singola particella. Lo chiamiamo Big Bang. Questa esplosione ha creato un universo in continua espansione che, alla fine, è diventato la dimora del pianeta che chiamiamo Terra.
La teoria, detta appunto del Big Bang, è apparsa per la prima volta in un articolo scientifico nel 1931 scritto dal fisico Georges Lemaitre. La maggior parte delle nostre odierne ipotesi sull’universo ed il suo tasso di espansione si basano sulle sue idee.
Le prime crepe nella teoria del Big Bang
Nel 2019 quel tasso di espansione, chiamato “legge di Hubble“, è stato messo in discussione da vari team che hanno determinato che il tasso di espansione era stato calcolato in modo errato o che c’era qualcosa di gravemente sbagliato nell’universo (più probabile la prima ipotesi).
Gli scienziati stanno ancora sistemando le cose e lavorano per una spiegazione che possa riconciliare sia il Big Bang che le osservazioni moderne.
Perchè è così complicato capire come sono andate le cose?
Il motivo per cui non possiamo semplicemente inserire alcuni numeri in un supercomputer e determinare la verità è perché, ovviamente, non abbiamo tutte le informazioni.
Cercare di determinare quanti anni ha l’universo misurando il suo attuale tasso di espansione è come cercare di scegliere il vincitore di un gran Premio di F1 sulla base di una fotografia sfocata della ruota posteriore di un’auto qualsiasi in gara. Con l’obiettivo aperto per caso.
A tal fine, la teoria del Big Bang funziona davvero solo in un caso: se diamo per scontato che questo sia stato l’inizio del nostro universo. In questo caso (e ripeto, solo in questo) diventa l’unico pezzo dell’intero puzzle che corrisponde a ciò che siamo effettivamente in grado di vedere e misurare.
E se il Big Bang non fosse stato l’inizio?
Chanda Prescod-Weinstein, un fisico dell’Università del New Hampshire, ha una teoria diversa. Dice che ha più senso presumere che l’universo si sia espanso da sempre.
L’universo potrebbe non aver avuto un momento iniziale e potremmo vivere in quello che viene chiamato un universo eternamente in espansione. Uno che si stava espandendo in modo esponenziale anche prima di quello che chiamiamo big bang. Matematicamente, questo sembra lo scenario più probabile, supponendo che l’inflazione sia corretta.
Chanda Prescod-Weinstein
Le ramificazioni di una tale teoria possono sembrare banali: una spiegazione per un numero vale l’altra finché non saremo in grado di misurare di più. Ma molte delle nostre ipotesi riguardanti sia la fisica classica che quantistica sono fondate sull’idea che il tempo sia ben più di un semplice costrutto.
L’importanza del tempo
Che si parli di Big Bang, o delle leggi di Newton, o di fisica quantistica, l’idea è che esista una qualità dimensionale chiamata tempo codificata da punti distinti che rappresentano l’inizio e la fine di un evento.
Senza un momento finito alla creazione dell’universo in cui il nulla è diventato qualcosa, non c’è un punto di origine per il tempo. Non ci sono inizi.
Il concetto di espansione infinita senza una nascita, senza un inizio può essere difficile da metabolizzare, ma questo non lo rende insensato.
Dopotutto, sembra paradossale anche immaginare un momento in cui l’universo stesso, e quindi il tempo, non esistesse affatto. Per quanto tempo, quindi, il tempo non sarebbe esistito prima di iniziare a scorrere? A conti fatti anche la spiegazione del big bang presenta punti deboli.
E, paradosso per paradosso, se invece il tempo è sempre esistito (perché l’universo stesso è sempre esistito) allora forse non è mai esistito. Che cos’è, infatti, il tempo senza inizio né fine?