Un umile ma potenziale superalimento potrebbe sostituire i cereali carenti di nutrienti in tutto il mondo in via di sviluppo. Il suo nome è Amaranto, e non è nato ieri. I primi coltivatori del grano chiamato Amaranto furono i popoli Maya dell’America centrale e meridionale, sempre in anticipo sui tempi. Era coltivato anche dagli Aztechi.
Maledetto e liberato
Quando i conquistatori spagnoli arrivarono nel 1600, minacciarono chiunque vedesse crescere l’amaranto, perché si pensava che la connessione spirituale che avevano con la pianta minasse il cristianesimo. Oggi, liberi da tale persecuzione, i discendenti dei popoli mesoamericani in tutta l’America Latina stanno portando questo raccolto un tempo comune all’attenzione dei mercati mondiali.
Molto brevemente: l’amaranto è fonte di tutti e nove gli amminoacidi essenziali, oltre a diversi minerali chiave come ferro e magnesio. Come definirlo? L’amaranto è uno pseudo-cereale: si trova da qualche parte tra un seme e un grano, come il grano saraceno o la quinoa, e non contiene glutine.
Ovunque e in tutti i modi
Oggi l’amaranto viene coltivato e commercializzato in ogni modo. Lo troviamo nei prodotti di fascia alta per l’industria della bellezza, in oli essenziali e negozi di alimenti naturali, in luoghi remoti come l’Asia meridionale, la Cina, l’India, l’Africa occidentale e i Caraibi.
Con quasi 75 specie nel genere Amaranthus, alcune specie di amaranto sono coltivate come ortaggi a foglia, altre per il grano, altre ancora perfino come piante ornamentali da mettere in giardino.
Grappoli di fiori e steli densamente confezionati crescono in una gamma di pigmenti sorprendenti, dal marrone e cremisi all’ocra e al lime, e possono crescere da 1 metro a 2,5 metri di altezza (da 3 a 8 piedi di altezza).
Un’esplosione tutta amaranto
Il valore totale, dagli anni ’70, quando l’amaranto ha iniziato ad apparire sugli scaffali dei negozi, è cresciuto a dismisura in un commercio globale che ora ha un valore di 5,8 miliardi di dollari.
In tanti ne sono convinti: l’amaranto ha il potenziale per sfamare il mondo intero.
Gran parte dei metodi tradizionali di coltivazione dell’amaranto, che comportano il salvataggio dei semi delle piante migliori, ha creato un raccolto seriamente resiliente. Un articolo del 2010 del New York Times descriveva in dettaglio l’aumento di erbacce resistenti all’erbicida Monsanto “Roundup”, il famigerato glifosato oggetto di grande preoccupazione per la sua cancerosità. Bene: l’amaranto, considerato un’erbaccia da alcuni, mostra tale resistenza.
La riscoperta
Organizzazioni come Qachoo Aluum in Guatemala (una parola maya che vuol dire “Madre Terra”) vendono questi antichi grani/semi di amaranto sul loro sito web. Non solo: ospitano seminari per aiutare le comunità indigene a riconquistare la sicurezza alimentare attraverso metodi di coltivazione ancestrali.
Riguadagnare è una parola chiave qui perché le forze governative hanno perseguitato la popolazione Maya e bruciato i loro campi. Gli agricoltori arrivavano a conservare i semi di amaranto in barattoli segreti sepolti sottoterra.
Qachoo Aluum conta oggi più di 400 famiglie di 24 villaggi guatemaltechi, che ogni anno condividono le loro conoscenze ancestrali sulla coltura con centri di giardinaggio prevalentemente indigeni e di lingua latina.
L’amaranto ha completamente cambiato la vita delle famiglie nelle nostre comunità, non solo economicamente, ma spiritualmente
Maria Aurelia Xitumul, discendente Maya e membro della comunità Qachoo Aluum dal 2006.
Pianta perfetta per le regioni soggette a siccità, l’amaranto ha il potenziale per migliorare la nutrizione, aumentare la sicurezza alimentare, promuovere lo sviluppo rurale e sostenere la cura sostenibile del territorio.