Esistono molti rapporti basati su ricerche scientifiche che parlano degli impatti a lungo termine dei cambiamenti climatici (aumento dei livelli di gas serra, delle temperature e del livello del mare) entro il 2100. L’ accordo di Parigi, ad esempio, ci impone di limitare il riscaldamento a meno di 2,0° C sopra i livelli preindustriali entro la fine del secolo.
Dal 1990 valutato i nostri progressi attraverso i rapporti di valutazione scientifica del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC) e i relativi rapporti speciali. I rapporti dell’IPCC valutano le ricerche esistenti per mostrarci dove siamo e cosa dobbiamo fare prima del 2100 per far sì che il mondo sia vivibile. Soprattutto, ci dicono cosa potrebbe accadere se non agiamo.
La valutazione delle Nazioni Unite sui contributi determinati a livello nazionale (NDC) recentemente pubblicata avverte che le attuali promesse dei governi ci preparano per un riscaldamento molto pericoloso di 2,7 gradi Celsius entro il 2100: ciò significa incendi, tempeste, siccità, inondazioni e calore senza precedenti, e cambiamento dell’ecosistema acquatico.
Una sola generazione e il mondo sarà già meno vivibile
Sebbene alcune proiezioni climatiche guardino oltre il 2100, queste proiezioni a lungo termine non vengono prese in considerazione nel processo decisionale ambientale oggi. È sorprendente, perché le persone nate ora avranno meno di 80 anni entro il 2100. Mia figlia avrà 83 anni. Come sarà il mondo per i miei nipoti, i suoi figli. E per i suoi nipoti?
Per comprendere, pianificare e comunicare l’intera portata spaziale e temporale degli impatti climatici in qualsiasi scenario, anche quelli che rispettano l’accordo di Parigi, ricercatori e responsabili politici devono guardare ben oltre l’orizzonte del 2100.
Cosa succede dal 2100 in poi
Nel 2100 la Terra smetterà di riscaldarsi? Se non lo farà, cosa significa questo per gli esseri umani ora e in futuro? Una prima ricerca ad accesso libero su Global Change Biology inizia a rispondere a queste domande.
I ricercatori hanno eseguito proiezioni del modello climatico globale, modellando tre scenari possibili. Uno scenario di mitigazione bassa, uno di mitigazione media ed uno di mitigazione alta che corrisponde all’obiettivo dell’accordo di Parigi “ben al di sotto dei 2 gradi Celsius”. Hanno poi osservato gli effetti di questi scenari fino all’anno 2500.
L’analisi è stata meticolosa, nei limiti del possibile. I ricercatori hanno modellato finanche la distribuzione della vegetazione, lo stress termico e le condizioni di crescita per le nostre attuali principali piante coltivate, per avere un’idea del tipo di sfide ambientali a cui i bambini di oggi e i loro discendenti potrebbero doversi adattare dal 22° secolo in poi.
La corsa non si ferma
Nel modello sviluppato, i ricercatori hanno scoperto che le temperature medie globali continuano ad aumentare oltre il 2100 negli scenari a media e bassa mitigazione. In tali scenari, la vegetazione e le migliori aree di coltivazione si spostano verso i poli e l’area adatta per alcune colture si riduce. Luoghi con una lunga storia di ricchezza culturale ed ecosistemica, come il bacino amazzonico, possono diventare aridi.
Inoltre, lo stress da calore può raggiungere livelli fatali per gli esseri umani nelle regioni tropicali che sono attualmente altamente popolate. Tali aree potrebbero diventare inabitabili. Anche in scenari di alta mitigazione, il livello del mare continuerà a salire a causa dell’espansione e della miscelazione dell’acqua negli oceani in fase di riscaldamento.
Questi risultati aiutano a rivelare la potenziale grandezza dello sconvolgimento climatico su scale temporali più lunghe.
Tre fotografie e tre zone per capire il disastro di un mondo non più vivibile
Per ritrarre come potrebbe apparire un mondo a bassa mitigazione/alto calore rispetto a quello vissuto fino ad ora, i ricercatori hanno “scattato” nove fotografie. Immagini dal 1500, dal 2020 e dal 2500 di tre aree del mondo diverse (l’Amazzonia, il Midwest degli Stati Uniti e il subcontinente indiano). Ecco cosa mostrano queste nove fotografie.
Amazzonia
Il Midwest USA
Il subcontinente indiano
Un futuro non vivibile? Una Terra estranea all’uomo?
La crudele sintesi: tra il 1500 e oggi abbiamo assistito alla colonizzazione e alla rivoluzione industriale, alla nascita di stati, identità e istituzioni moderne. Abbiamo iniziato poi la combustione di massa di combustibili fossili e abbiamo assistito al conseguente aumento delle temperature globali. Se non riusciamo a fermare il riscaldamento climatico, i prossimi 500 anni e oltre cambieranno la Terra in modi che metteranno alla prova la nostra capacità di viverci. In particolare nelle culture storicamente e geograficamente radicate che ci danno significato e identità.
La Terra delle proiezioni peggiori non è vivibile per l’uomo. La scelta che abbiamo di fronte è quella di ridurre urgentemente le emissioni, pur continuando ad adattarci al riscaldamento a cui non possiamo sottrarci fino ad ora a causa delle emissioni.