La presunta rilevazione del gas fosfina nell’atmosfera di Venere ha sollevato l’affascinante questione se questo gas possa essere di origine biologica.
Considerato quanto Venere appaia inospitale per la vita come la conosciamo, già la sola domanda ha suscitato scalpore. Nel corso degli ultimi due anni, però, sono state diverse le rilevazioni che hanno fornito indizi in tal senso. Oggi gli scienziati hanno mostrato che Venere potrebbe davvero essere abitabile, dopotutto, in alto tra le nuvole, non sulla superficie rovente del pianeta.
Ci sono insospettabili somiglianze tra Venere e la Terra
Tra le osservazioni fatte dai vari gruppi di ricerca, ce ne sono alcune di rilievo. Su Venere, il livello di irraggiamento solare ad altitudini specifiche è paragonabile all’irradiazione solare sulla Terra. Questo significa che i microbi fotosintetizzanti trasportati dall’aria potrebbero sopravvivere a quelle altitudini. Inoltre, lo spesso strato di nuvole fornirebbe una certa protezione contro le radiazioni ultraviolette, ed è possibile che l’acidità in quelle nuvole sia inferiore al previsto e entro parametri accettabili per la vita.
“Insieme”, hanno scritto i ricercatori nel loro paper pubblicato su Astrobiology, “queste considerazioni fotofisiche e chimiche supportano un potenziale di fototrofia nelle nuvole di Venere”.
Perchè fa scalpore questa possibilità?
Semplicemente perchè l’abitabilità su Venere sembra davvero improbabile. Le condizioni in superficie sono davvero infernali. Il pianeta è avvolto da una densa atmosfera composta quasi interamente da anidride carbonica che ruota 60 volte più velocemente del pianeta stesso, producendo venti incredibili. Il cielo è pieno di spesse nuvole di acido solforico e la sua pressione atmosferica (a quota 0) è quasi 100 volte maggiore di quella terrestre. Come se non bastasse, fa un caldo tremendo. Non come qui ad agosto, intendo. La temperatura superficiale media è di 471° C (880 gradi Fahrenheit).
Per questo, quando gli astronomi hanno annunciato di aver rilevato il gas fosfina nell’atmosfera del pianeta l’anno scorso, ne sono scaturite polemiche. Questo perché una delle spiegazioni della sua presenza potrebbero essere i microrganismi.
La fosfina può essere trovata qui sulla Terra in contesti molto limitati. Uno di questi è l’ecosistema anaerobico, o a basso contenuto di ossigeno. Si trova nelle paludi e nei fanghi, nell’intestino e nel gas intestinale. In qualche modo, i microrganismi anaerobici producono fosfina e… le nuvole su Venere sono anaerobiche. Dato che l’origine biologica non è l’unica spiegazione possibile, comunque (c’è anche la possibilità che la fosfina provenga da attività vulcanica) servono approfondimenti.
Lo studio nel dettaglio
Il team di ricerca alla guida del biochimico Rakesh Mogul della California State Polytechnic University, ha iniziato esaminando il livello di luce solare che può penetrare le nuvole di Venere. I dati provenivano dalle sonde russe inviate su Venere tra il 1967 e il 1983. Nessuna di queste sonde è sopravvissuta a lungo sulla superficie, ma hanno inviato le misurazioni delle nuvole durante le loro discese.
Da queste e da altre misurazioni storiche, i ricercatori sono stati in grado di calcolare i livelli di luce all’interno delle nuvole e hanno determinato che le radiazioni nelle nuvole medie e inferiori di Venere sono simili a quelle sulla superficie terrestre, dove la vita fotosintetica è abbondante.
Ma i livelli di luce da soli sono insufficienti. Uno studio all’inizio di quest’anno ha scoperto che semplicemente non c’è abbastanza attività dell’acqua nelle nuvole di Venere per supportare la vita come la conosciamo. Ma potrebbe non essere così se la composizione delle nuvole di Venere non è quella che pensiamo. Le stime attuali collocano la concentrazione di acido solforico al 75% per le nubi centrali e al 98% per le nubi inferiori.
Su Venere i dettagli possono fare la differenza
Mogul e il suo team hanno rivisitato i dati di Venere e hanno determinato che le firme che indicano l’acido solforico potrebbero anche essere causate da forme neutralizzate di acido solforico, come il bisolfato di ammonio. Se questo è il caso, allora nelle nuvole di Venere potrebbe esserci molta più attività dell’acqua (e molta meno acidità) di quanto suggeriscano le stime precedenti.
Anche adesso, comunque, non c’è certezza al 100%. La ricerca però ha stabilito (e non più escluso) che questa eventualità è possibile. Questo apre percorsi per ricerche future, inclusa un’analisi più dettagliata dell’atmosfera di Venere.
“I livelli di acidità e attività dell’acqua rientrano potenzialmente in un intervallo accettabile per la crescita microbica sulla Terra,” dice Mogul. “E l’illuminazione costante con UV limitati suggerisce che le nuvole di Venere potrebbero essere ospitali per la vita, e dovrebbero essere obiettivo di prossime missioni di rilevamento, come quelle attualmente previste per Marte ed Europa“.