Nel giugno 2012 ero per strada a Pechino, e avevo appena messo fuori il naso per conoscere la città. Con una robusta dose di ingenua emozione avevo nelle orecchie il brano della dolcissima Katie Melua che cantava di 9 milioni di bici in città. Volevo ascoltarlo per vedere che effetto mi facesse mentre guardavo effettivamente sfilare migliaia di cinesi in bicicletta (e mascherina) per correre al lavoro.
Oggi tra quei milioni di bici c’è una bici autonoma che va in giro per conto suo, e mostra tutti gli avanzamenti tecnologici del Celeste Impero.
Magari non sembra a prima vista, ma questa bici autonoma è uno dei simboli degli avanzamenti cinesi nello sviluppo di processori avanzati per l’intelligenza artificiale.
Guarda, mamma: senza mani!
La bici non ha solo la capacità di tenersi in equilibrio da sé bilanciando in tempo reale il suo baricentro. Aggira autonomamente gli ostacoli producendosi in diversi raggi di sterzata, e risponde anche a comandi vocali. Eccola in un video che mostra i suoi primissimi stadi di sviluppo.
Tutto merito del chip
Tutti a guardare le ruote e il manubrio, ma il segreto di questo velocipede è nel cervello. Questa bici fa uso di un chip di nuovissima concezione, chiamato Tianjic. È stato sviluppato da Luping Shi e i suoi colleghi della Tsinghua University, un importante polo accademico e tecnologico di Pechino.
Un ibrido affascinante
La caratteristica peculiare del chip Tianjic è nella capacità di mettere insieme due approcci al calcolo strutturalmente differenti. Una convenzionale architettura di Von Neuman ed una ispirata alla neurologia.
Insieme, i due approcci lavorano in team per sostenere le reti neurali artificiali alla base del riconoscimento degli ostacoli, dell’equilibrio e del riconoscimento vocale.
Può essere questo il futuro dell’AI?
In un paper che illustra sia le caratteristiche della bici che del chip, pubblicato sulla rivista Nature, i ricercatori suggeriscono che questa architettura ibrida sarà cruciale per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.
Un po’ come far funzionare due emisferi di un cervello, ciascuno preposti a delle funzioni, questa architettura ibrida mostra l’importanza crescente di disegnare processori specifici per l’AI.
Made in China
Da tempo la Cina cerca di costruire la sua industria dei processori, e l’esigenza è oggi più forte che mai anche alla luce della “guerra dei dazi” con l’amministrazione USA di Donald Trump. Lo sviluppo di processori avanzati per i PC resta un obiettivo attualmente irraggiungibile, ma questa bici dimostra che i cinesi potrebbero diventare leader nei processori per l’AI.