Gli oceanografi hanno difficoltà a trovare la nave giusta per studiare luoghi che sono troppo freddi per le barche. È per questo che un team di ricerca ha pensato ad una cara, vecchia amica: la foca! La foca è bravissima a nuotare anche al freddo.
Senza perderci tempo (e senza chiedere permesso, immagino) questi valenti scienziati hanno attaccato dei sensori alle foche per studiare i luoghi. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Limnology and Oceanography.
Viva la foca, che Dio la benedoca (chissà come vi sarà tradotta questa, amici non italiani)
Le piattaforme continentali dell’Antartide sono una delle parti marine biologicamente più produttive, la gran quantità di ghiaccio marino produce molti nutrienti. E infatti (come si dice? Piatto ricco, mi ci ficco) la foca di Weddell e il pinguino imperatore stanno lì e si trovano benissimo.
I frequenti scambi di acqua oceanica, ghiacciata e di banchisa, in particolare quelli tra acque calde e profonde e quelle di costa, svolgono un ruolo importante nella produzione biologica in tutte le aree della piattaforma continentale. Per capire meglio come funzionano queste dinamiche servono però molti dati, dati difficili da raccogliere in aree così estreme.
E tu chi chiamerai?
Da qualche tempo gli scienziati hanno iniziato ad utilizzare apparecchiature che registrano dati sull’oceano piazzandole direttamente sugli animali marini. Sensori che ci dicono quanto conduttiva, o salata, è l’acqua, quanto è profonda e quanto è calda. I dati raccolti aiutano a stimare la provenienza dell’acqua.
“Studi precedenti che utilizzavano strumenti legati alla migrazione dell’elefante marino meridionale e della foca di Weddell, un predatore che si immerge in profondità, avevano mostrato alcuni processi fisici interessanti nelle aree antartiche”, dice Nobuo Kokubun, assistente professore presso l’Istituto nazionale giapponese di ricerca polare e autore principale dello studio.
Già dal 2017 i ricercatori conducono studi sul campo attaccando (con la colla) i sensori alle teste di esemplari di foca di Weddell da marzo a settembre. Aggeggi non leggeri: pesano circa mezzo chilo e avevano le dimensioni di un piccolo cubo di Rubik.
Una foca per amica
Usando i dati trasmessi dalle foche, i ricercatori hanno per ora scoperto che l’acqua calda e a bassa salinità appare nel sottosuolo durante l’autunno e scende sempre più in basso con il progredire della stagione. In sintesi, l’acqua calda e a bassa salinità ha effetti positivi sul nutrimento delle foche, che possono contare su una maggiore disponibilità di prede.
L’indagine ha mostrato che la foca dotata di sensori oceanografici può essere un potentissimo alleato nell’esplorazione ecologica delle piattaforme antartiche. Assodato questo, il team vuole andare oltre e stimare la quantità di acqua e prede trasportate da questo processo guidato dal vento.