Il polo sud della luna potrebbe essere il luogo preferito di destinazione per le prossime missioni. Dato che è sempre esposto alla luce del sole e potrebbe esserci acqua, l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) lo ha designato come potenziale sito per una base lunare.
Un team di ricercatori della Tallinn University of Technology (TalTech) in Estonia si è già lanciato nella progettazione di pannelli solari che potrebbero alimentare proprio un simile insediamento lunare. Una tecnologia a celle solari che assomiglia stranamente alla carta vetrata e potrebbe dare elettricità alle nuove “colonie”.
Come è fatta?
La tecnologia prevede diversi strati di polimeri. All’interno di ciascuno strato vengono integrati piccoli cristalli grandi come granelli di sabbia. Questi cristalli possono assorbire la luce del sole e convertirla in energia, come minuscole celle solari.
Questa tecnologia a microcristalli consente la produzione di elettricità e pannelli solari flessibili a basso costo, che potrebbero coprire anche vaste aree del suolo lunare. La possibilità di realizzare i microcristalli anche con materiali trovati sul posto, nella regolite (ferro, zolfo e pirite) rende teoricamente possibile anche la riparazione in autonomia per i futuri coloni.
Celle solari “in polvere”, non sono nate ieri
Marit Kauk-Kuusik, capo del laboratorio di materiali fotovoltaici dell’università, commenta: “Gli scienziati di TalTech lavorano alla tecnologia delle celle solari a singolo strato per applicazioni terrestri da circa 20 anni.”
“L’innovazione principale è l’esclusivo strato di assorbimento della luce costituito dalla polvere monocristallina, che contiene elementi abbondanti e a basso costo. Le celle solari basate su questa tecnologia porteranno innovazione nel campo dell’energia solare integrata negli edifici”.
Elettricità spaziale. Come “attaccheremo la spina” su altri pianeti?
Sempre più aziende e governi studiano nuove tecnologie che consentiranno di stabilire una base lunare o su altri corpi celesti come Marte. Dovranno considerare come sostenere le persone in luoghi così distanti dalla Terra. E le studiano tutte: da allevamenti ittici sulla luna ad habitat costruiti ad hoc.
Niente si potrà fare senza prima risolvere la questione energetica. Prima l’elettricità, poi tutto il resto.
Il team TalTech, peraltro, non è l’unico a cercare di alimentare la futura base lunare. All’inizio di questo mese, la NASA ha iniziato ad accettare proposte per stabilire un sistema di energia nucleare basato sulla luna nel prossimo decennio.
“C’è una forte spinta in questo momento, da parte delle agenzie spaziali internazionali tra cui l’ESA e alcune compagnie private, a preparare un ritorno sulla luna per soggiorni di lunga durata. Per rendere possibili le attività future, è importante iniziare a sviluppare le tecnologie che ci consentiranno di costruire e gestire infrastrutture a lungo termine”, dice Advenit Makaya dell’ESA.