L’Università dell’Illinois ha attivato un progetto di modellazione di previsione dei vulcani unico nel suo genere. Il programma, che sfrutta la potenza di calcolo di supercomputer universitari come Blue Waters e iForge, ha previsto correttamente un’eruzione a Sierra Negra in Ecuador nel giugno 2018.
La ricerca è stata pubblicata su Science Advances, e ve la linko qui. Ed ha, come è facile immaginare, una gestazione molto lunga. Parte dal 2008, quando i ricercatori hanno ricostruito nel dettaglio (sul piano dei dati, ovviamente) l’eruzione del vulcano Okmok in Alaska. Monitorando l’attività del vulcano Sierra Negra nel 2017, alla geologa Patricia Gregg è venuto in mente di confrontare i dati raccolti con quelli del modello ricavato anni prima dalle eruzioni vulcaniche dell’Okmok.
Si trattava solo di un test, ben inteso, ma ha fornito risultati sbalorditivi.
Prevedere eruzioni vulcaniche con mesi di anticipo
Secondo il confronto (fatto nel gennaio 2018) tra i dati del Sierra Negra e il modello sviluppato grazie al vulcano Okmok, tra il 25 giugno e il 5 luglio di quello stesso anno le rocce che sorreggevano la camera magmatica del Sierra Negra rischiavano di frantumarsi, portando ad eruzioni vulcaniche.
Questa conclusione-previsione fu presentata in una conferenza scientifica di due mesi dopo, nel marzo 2018.
Previsione “azzeccata”
“Dopo la presentazione,” dice la Gregg, “ci siamo impegnati con altri lavori e non abbiamo più guardato i nostri modelli finchè un collega non mi ha scritto un’email il 26 giugno, chiedendomi di confermare la data che avevamo previsto. Sierra Negra è esplosa esattamente un giorno dopo la nostra prima data prevista”.
Considerata la passata attività del vulcano, indubbiamente il Sierra Negra rappresenta un caso ideale per testare un modello del genere: ma i risultati sono così incoraggianti che la Gregg e i suoi collaboratori stanno lavorando per migliorare le capacità di previsione del modello per altri vulcani.
“Ora abbiamo molti dati anche del Sierra Negra, oltre a quelli provenienti dall’Okmok e stiamo iniziando a esaminare altre eruzioni”, dice la ricercatrice. L’obiettivo? Fornire previsioni per qualsiasi vulcano attivo in tutto il mondo, e con mesi di anticipo.
Niente male, considerato il fatto che gli ultimi sforzi (di ricercatori neozelandesi) puntavano ad ottenere “appena” 48 ore di anticipo su un’eruzione.
Per fortuna il Vesuvio sembra calmo. Dicono.