I ricercatori hanno trovato una via chimica per riciclare i rifiuti di plastica in prodotti di maggior valore. Secondo loro, questo nuovo sistema potrebbe contribuire ad affrontare il crescente accumulo di rifiuti non degradabili che inquinano le nostre città e minacciano la vita nei nostri oceani.
Guoliang Liu della Virginia Tech e i suoi colleghi hanno sviluppato un metodo per scomporre il polistirene e convertirlo in un prodotto chimico molto più prezioso. Secondo i ricercatori, il processo è efficiente dal punto di vista energetico e può essere adattato anche ad altre materie plastiche.
Un mare di plastica
Meno del 10% del polistirene mondiale viene attualmente riciclato e molti Stati non lo riciclano affatto perché non ci sono incentivi economici, spiega Liu. I rifiuti di polistirene sono costosi da trasportare e da scomporre, e il loro riciclo crea solo altro polistirene, che ha poco valore.
Gli imballaggi protettivi scartati e i contenitori di cibo da asporto in polistirene non si decompongono naturalmente. Spesso finiscono in mare attraverso i fiumi o vengono bruciati, rilasciando sostanze chimiche tossiche.
Come funziona la nuova reazione chimica?
Liu e i suoi colleghi hanno utilizzato la luce ultravioletta come fonte di energia e il cloruro di alluminio come catalizzatore per scomporre la struttura chimica del polistirene. Hanno poi usato lo stesso catalizzatore e aggiunto diclorometano, un liquido chiaro comunemente usato come solvente, per generare difenilmetano.
Il difenilmetano è una sostanza chimica comunemente usata nei profumi e nei farmaci. È 10 volte più prezioso del polistirene stesso, quindi la conversione crea un incentivo economico per ridurre i rifiuti di polistirene.
La reazione avviene a temperatura ambiente e a pressione atmosferica, quindi richiede meno energia rispetto ai metodi esistenti di riciclaggio o rigenerazione del polistirene. Secondo l’analisi economica del team, il processo è facile da adottare e potrebbe essere redditizio su larga scala.
Una fine ”chimica” per le migliaia di tonnellate di plastica non riciclata in giro per il mondo?
“La cosa più interessante è che si tratta di chimica standard”, afferma Liu. “Non stiamo usando condizioni molto rigide, né un catalizzatore costoso o reazioni fantasiose. Tutti i componenti che utilizziamo per questo processo sono facilmente reperibili”.
Il team di Liu sta sviluppando un catalogo di altri prodotti chimici di valore che potrebbero essere ottenuti modificando la reazione chimica utilizzata nella fase finale del cosiddetto processo di upcycling.
Il principio si applica anche a quasi tutte le altre materie plastiche e potrebbe contribuire a trasformare una delle maggiori minacce ambientali in un’economia circolare sostenibile, afferma Liu.
Tutto fantastico, ma come sempre c’è un MA…
Sebbene il processo sia più efficiente dal punto di vista dei costi rispetto ai metodi di riciclaggio esistenti, l’inconveniente è che potrebbe richiedere più tempo per essere scalato, afferma BushraAl-Duri dell’Università di Birmingham nel Regno Unito. Il processo utilizza anche alcuni solventi non ecologici, il che potrebbe impedirne la realizzazione su scala industriale.