Qual è la vostra “età del sonno”? Ah, già. Sono il solito sbadato. Prima dovrei spiegarvi (a meno che non lo sappiate già) cosa si intende per “età del sonno”. Si tratta di una stima che indica approssimativamente l’età correlata alla salute di una persona, sulla base della sua qualità del sonno.
Faccio un esempio: se una persona ha 45 anni ma dorme male, probabilmente la sua “età del sonno” è di 58 anni. Non tanto bene.
Perchè? Mentre dormiamo il nostro cervello “esegue” un programma prestabilito. “Ripulisce” la memoria, si ristora e ristora il corpo. Anche la frequenza cardiaca e la respirazione cambiano durante il sonno. E i cambiamenti di questi parametri (dunque i cambiamenti nella qualità del sonno) potrebbero essere usati come segni premonitori di un problema di salute.
Uno studio appena pubblicato (lo trovate in fondo all’articolo) ha attribuito alla qualità del sonno una grande importanza.
Il più forte predittore di mortalità
Emmanuel Mignot e il suo team stanno attualmente lavorando con scienziati dell’Università di Harvard per creare un sistema in grado di stimare l’età del sonno, e con questa anche la mortalità di un paziente. Studi già avviati su un totale di 12.000 pazienti hanno fornito i primi dati già interesanti. Ciascun “fascicolo” analizza le caratteristiche del sonno di un paziente come il movimento del mento e delle gambe, la respirazione e il battito cardiaco. Studi già pianificati su ben 250.000 nuovi fascicoli aiuteranno a raccogliere una mole di dati impressionante, e l’apprendimento automatico farà il resto.
“La nostra scoperta principale dai dati già analizzati è stata che la frammentazione del sonno (svegliarsi più volte durante la notte per meno di un minuto senza ricordarsene) è il più forte predittore di mortalità”, dice Mignot. “Tuttavia, sebbene notiamo una correlazione, non è ancora chiaro come questa circostanza contribuisca alla mortalità. Il dato, ad esempio, è diverso da quelli di una persona che si rende conto di essersi svegliata, cosa che accade durante i disturbi del sonno come l’insonnia”.
Accorciare l’età del sonno, allungare quella di vita
Su questo il ricercatore ha le idee molto chiare, oltre che un invidiabile buon senso. Ci sono cose molto semplici che possiamo fare per migliorare la nostra età del sonno: ad esempio, esporsi per un numero sufficiente di ore alla luce solare.
Oppure fare esercizio fisico regolare, ma non troppo a ridosso dell’orario in cui si va a dormire. Ancora, non bere alcolici o caffeina dopo un certo orario, ed evitare pasti notturni pesanti. Sembra una puntata di Studio Aperto: manca solo “bere molto e non uscire nelle ore più calde”.
Ad ogni modo, lo studio potete trovarlo qui.
Io la notizia ve l’ho data.
Dormiteci sopra.