Decine di laboratori in tutto il mondo stanno aprendo la strada a un futuro di cantieri in cui sciami di droni “cooperativi” lavoreranno insieme per creare grandi strutture stampate in 3D fatte di schiuma o cemento.
Il progresso in questo campo potrebbe portare anche alla costruzione di edifici estremamente alti o intricati, o strutture come i ponti, senza necessità di impalcature di supporto o grandi macchinari.
Cantieri per edifici costruiti “al volo”
“in linea teorica potremmo costruire qualsiasi cosa”, dice non senza enfasi Robert Stuart-Smith dell’Università della Pennsylvania. Unici vincoli? La logistica dei droni e (ovviamente) l’ingegneria strutturale. Niente più ponteggi sui cantieri, purtuttavia.
L’idea di impiegare sui cantieri sciami di droni “operai” trae ispirazione dalla biomimetica: per essere precisi, dall’osservazione di vespe e termiti. “Quando c’è da costruire qualcosa di molto grande,” dicono i ricercatori, “di solito in natura molti animali lavorino insieme”.
Stuart-Smith e i suoi colleghi hanno mostrato come diversi droni possano costruire in modo cooperativo un cilindro di schiuma isolante alto 2 metri, e un cilindro di cemento speciale alto 0,18 metri. Il metodo? Volare in cerchio per “spruzzare” letteralmente la schiuma a o il cemento, strato dopo strato.
La “squadra” standard, in questo caso, sarebbe composta da almeno tre droni. Due operativi (per darsi il cambio) e un terzo dotato di telecamere e sensori, per supervisionare i lavori e regolare le fasi di costruzione in base alle necessità.
Ciascuno dei droni può operare per un massimo di 10 minuti prima di dover ricaricare i materiali da costruzione (o la batteria, dipende dalla situazione).
I test sul campo
Nelle prove di laboratorio, illustrate in un articolo su Nature che vi linko qui, i ricercatori sono riusciti a coordinare le traiettorie di volo di fino a 15 droni, facendoli lavorare insieme per costruire una cupola.
I “droni da cantieri” possono prendere decisioni autonome guidate dall’intelligenza artificiale su dove volare e come depositare i materiali da costruzione, ma richiedono in ogni caso la supervisione umana.
I possibili impieghi
Questi droni “operai” potranno tornare molto utili, e non solo nella normale edilizia. Li vedo interessanti nelle operazioni di ricostruzione post-catastrofe in aree remote, o per progetti pericolosi (spero rari) come la riparazione del sarcofago di cemento di Chernobyl.
Il prossimo grande passo? Spostare le piattaforme di test all’aperto per perfezionare processi di ricarica e protocolli di comunicazione tra droni.
Riuscite ad immaginare uno “stormo” di questi affari che tira su case una dopo l’altra? Incredibile.